Leonardo Bonucci dalla Juventus al Milan: difficile non definire questo affare come il colpo dell’estate, se non degli ultimi anni. Un colpo che ha dell’incredibile, per il “chi” in questione – Leonardo Bonucci, uno dei migliori difensori al mondo -, per il “come” – un affare improvviso da 40 milioni più bonus, una cifra relativamente bassa per un giocatore della sua caratura – e per il “dove” – dalla Juventus al Milan, ossia la cessione del leader bianconero a una diretta concorrente per la Serie A. Proviamo ad analizzare i pro e i contro di questa operazione appena conclusa.
Perché ci guadagna il Milan
Beh, verrebbe da dire, come può non guadagnarci? Con l’acquisto di Bonucci il Milan mette a segno un colpo clamoroso, destinato a cambiare le gerarchie del campionato. Bonucci è indiscutibilmente tra i cinque difensori più forti al mondo, con la giusta personalità per guidare una squadra giovane e all’inizio di un progetto a lungo termine come quella rossonera – sarà non a caso il capitano del nuovo Milan che sta nascendo -, con la giusta abilità tecnica per far partire il gioco da dietro, come piace a Montella. Per un difensore con le sue qualità 40 milioni sono un prezzo relativamente basso e pur avendo trent’anni ha almeno quattro anni di carriera ad alto livello davanti a sé. Con il suo acquisto il Milan dimostra innanzitutto la volontà di schierarsi almeno in partenza con il 3-5-2 (Musacchio, Bonucci e Romagnoli con Conti e Rodriguez esterni), ma soprattutto testimonia la volontà del nuovo progetto in mano al duo Fassone-Mirabelli di tornare prepotentemente a lottare per le prime posizioni, in Italia e in Europa: in questo senso vanno letti gli investimenti appena effettuati dalla società che, sulla carta, permetteranno al Milan di lottare come minimo per un posto nella Champions League 2018\19.
Perché ci guadagna la Juve
Sembrerà paradossale ma, seppur in maniera minore, ci guadagna anche la Juve. Bonucci è sì un leader in campo e nello spogliatoio della Juventus, ma è evidente come nell’ultimo anno i malumori tra il difensore ex-Bari e la società si siano acuiti. Prima la sua esclusione da Porto-Juventus in seguito ad uno scontro con Allegri e poi l’ormai conclamata lite nello spogliatoio di Cardiff a fine primo tempo: Bonucci era ormai in rotta con la società bianconera. Se è vero che lui stesso ha espresso la volontà di essere ceduto, anche Andrea Agnelli ha probabilmente capito che tenere in rosa un giocatore controvoglia sarebbe stato controproducente, optando quindi per la cessione di uno dei simboli della Juve di questi anni (rimane però il sospetto che sia stato Bonucci ad avere il coltello dalla parte del manico). Inoltre, i milioni incassati potranno essere reinvestiti su un grande centrocampista o terzino destro, visto che nel ruolo di Bonucci la rosa bianconera è ampiamente coperta: Barzagli, Chiellini, Benatia, Rugani e quel Caldara che nell’estate 2018 rientrerà alla base.
Perché ci perde la Juve
Più che guadagnarci però, l’affare Bonucci è una grossa perdita per la Juve. La Juventus cede un leader tecnico, uno dei difensori migliori al mondo, il simbolo e l’emblema di quelli che sono stati sei anni di vittorie: Bonucci ha vissuto l’intera rinascita juventina, arrivando nel 2011 da semplice difensore promettente e affermandosi prepotentemente dopo sei scudetti consecutivi. Oltre che leader tecnico, perde un leader dello spogliatoio, una delle colonne portanti della BBC, che tante fortune ha portato alla Juventus e alla Nazionale. I malumori del difensore, aggiunti a quelli di Dani Alves appena passato al PSG, sono poi segnali di una rottura interna allo spogliatoio, una situazione in crisi che la società e Allegri dovranno essere bravi a gestire. Per la Juventus non è poi una semplice cessione, ma una cessione ad una diretta concorrente del campionato italiano, dopo che lo stesso difensore aveva rifiutato il mese scorso offerte dalla Premier League che avrebbero portato entrate maggiori alla Juventus: è questo il fatto che rende clamoroso l’affare e amplifica la perdita che ne consegue per la squadra bianconera. Così facendo, la Juve va a rinforzare un Milan che già si stava attrezzando con altri acquisti di qualità: Bonucci è la ciliegina sulla torta, e che ciliegina.
Perché (non) ci perde il Milan
Pochissime le controindicazioni per il Milan in questo affare, ne abbiamo individuate due. Da un lato, Bonucci andrà a percepire – bonus compresi – un ingaggio che sfora i 10 milioni di euro per cinque anni, una cifra nettamente più alta rispetto a tutti gli altri ingaggi percepiti in rosa e che potrebbe creare dissidi all’interno del gruppo: basti pensare che Donnarumma guadagnerà 6 milioni di euro, da secondo in rosa per stipendio percepito. Dall’altro, se è vero che questa serie di acquisti onerosi testimoniano la grande potenzialità economica della società cinese (grazie anche al prestito Elliott), proprio in virtù del prestito Elliott questi ingenti investimenti rappresentano un forte all-in del duo Fassone-Mirabelli: per rientrare delle spese effettuate, a fine campionato e almeno per le prossime due stagioni il Milan dovrà obbligatoriamente entrare in Champions League, scommettendo così tutto su se stesso e sui propri risultati, anche per poter gestire in maniera più serena gli accordi con la UEFA per il Fair Play Finanziario, in questo momento non ancora in atto.
La scelta di Bonucci
La stranezza e il forte impatto mediatico dell’affare passa anche attraverso la repentina e per certi versi surreale scelta di Leonardo Bonucci, che passa da una società ormai affermatasi a livello italiano ed europeo, dopo sei scudetti consecutivi, ad un progetto sicuramente ambizioso ma appena cominciato, e che quindi deve ancora costruire le proprie colonne portanti: una di queste sarà proprio il trentenne difensore di Viterbo. Nonostante i malumori con la dirigenza juventina, la scelta del difensore di lasciare il club che lo ha portato nell’elitè del calcio mondiale non può che stupire l’intero popolo calcistico, e amareggiare i tifosi bianconeri.
Dopo Meazza, Benetti, Capello, Rossi, Baggio, Davids, Abbiati, Legrottaglie, Inzaghi e Pirlo, ecco un nuovo clamoroso scambio sull’asse Milano-Torino. Insomma, un affare dove il guadagno del Milan sembra evidente, e dove quello della Juve non riesce a mascherare l’enorme perdita derivante dalla cessione: non certo un “win-win deal“, come si direbbe in terra inglese.