Berlino: città degli orti. Così potrete chiamare da oggi in avanti la capitale tedesca che si proietta verso un modello di economia sostenibile e alla portata di tutti.
Berlino ha scelto l’aeroporto Tempelhof per la creazione di uno dei suoi famosi orti urbani. L’aeroporto, culla della compagnia aerea Lufthansa, già in disuso dal 2008, è stato all’inizio convertito in parco pubblico per ciclisti e sportivi e da un po’ di tempo ospita l’Allmende Kontor, un grande orto urbano che è costruito sulle piste di atterraggio. Al posto delle immense distese d’asfalto del aeroporto più conosciuto di Berlino, adesso sorgono fiori, piante e ortaggi di ogni tipo.
Ma questo non è l’unico orto urbano della capitale tedesca: la pratica di costruire orti urbani a Berlino è una vera e propria moda. Oggi Berlino conta ben 100 diversi orti urbani disseminati per tutta la città. Molto spesso questi orti si trovano in luoghi desolati che non sono più frequentati da una grande percentuale della popolazione berlinese. I cittadini, in questo modo, si allontano dal monotono logorio settimanale e queste iniziative portano gli abitanti di Berlino ad avere un’intima relazione con la natura, non solo a livello di soddisfazione personale, ma soprattutto i berlinesi conducono uno stile di vita all’insegna della sostenibilità.
La pratica di costruire orti in mezzo all’asfalto urbano è ormai dilagata in tutta Europa e a questo esperimento vi partecipa una fetta sempre più consistente di città anche italiane. Ne è stato un esempio quello dell’Expo, nel settore destinato a Slow Food dove si poteva assistere a vere e proprie piantagioni nel mezzo di Rho Fiera.
Ma come nasce la storia degli orti urbani di Berlino che ormai ne detiene il primato in tutta Europa? La vicenda può risalire al 1983 quando un immigrato turco andò a pochi passi dal muro di Berlino e iniziò a zappare la terra, in piena terra di nessuno, con il rischio di farsi ammazzare. Osmar Kalin, questo è il nome dello straniero, sembra, a descriverlo con queste poche parole, un vero e proprio testardo perché non ha dato retto nemmeno ai militari della DDR e ha continuato imperterrito a costruire il suo orto. Ebbene: quell’orto è ancora lì, meta di veri e propri “pellegrinaggi alternativi” e da qui si svilupparono gli innumerevoli appezzamenti di terra coltivata.
La coltivazione delle “terre urbane”, chiamiamole così, è stata ragione di aggregazione sociale, simbolo della trasformazione di un mondo dopo la guerra, il ritorno a Madre Natura che ha permesso lo sviluppo di coltivazioni anche su tetti; orti spontanei, autonomi, senza il patrocinio di chissà quale autorità, che vogliono, nel loro piccolo, anche difendere dalla cementificazione e dall’inquinamento.
Berlino: la città degli orti, modello di un nuovo modo di approcciarsi ad una natura “fuori dall’ordinario” e dentro alla città.