La classifica dei migliori film horror sulla possessione

Per cominciare a parlare dei migliori film sulla possessione (demoniaca e non) possiamo rifarci a un vecchio e ben conosciuto detto sul Diavolo, scritto da Charles Baudelaire in Litanie a Satana: “La maggior astuzia del Diavolo è convincerci che non esiste”.

Beh, diciamo che pensando al cinema horror, allora il Diavolo non è stato poi così astuto: lungo decenni e decenni di film sulla possessione ha reso nota la sua presenza in modo rumoroso e clamoroso, prendendo possesso di tutto quel che poteva capitargli a tiro.

Esistono infatti decine e centinaia di pellicole sulla possessione e, ancor prima di provare a individuare i titoli storicamente più significativi, occorrono qualche distinzione e specificazione sui metodi di scelta che ho usato.

Bisogna prima di tutto intendersi su cosa significhi possessione e, a questo scopo, può esserci utile controllare questa voce sulla Treccani che recita, fra l’altro: “Fenomeni abnormi dell’esperienza e del comportamento, dovuti a presunti influssi esercitati sul corpo umano da forze soprannaturali”.

Quel che ci interessa più di tutto sono quei corpo umano e forze soprannaturali: possiamo quindi escludere tutti quei casi nei quali a essere posseduto è un oggetto o un luogo, nel qual caso si potrà parlare di altri fenomeni (maligne maledizionihaunting, poltergeist, portali fra dimensioni, luoghi di culto e altro ancora).

Possiamo anche escludere forze invasive dalle caratteristiche scientifiche o fantascientifiche o, per altro verso, riconducibili a poteri mentali, ipnotismo e capacità simili.

Vediamo che altro escludere, per definire meglio il “recinto” ideale di questi film horror: anche se è ben comprensibile che si tenda ad associarli, sottogeneri quali i film sull’anticristo, quelli sulle sette e culti e i vari titoli che narrano di un patto con il Diavolo spesso non hanno a che fare con le possessioni.

Partendo da questo criterio di selezione, mi sono quindi basato su quelli che, consultando i maggiori siti specializzati, sembrano essere i gusti dei fan e della critica, cercando di far pensare il meno possibile i giudizi personali.

Non c’è pretesa di completezza: mi sono limitato a prendere in considerazione alcune delle pellicole che hanno avuto maggiore impatto nella storia del genere, cercare di elencare tutti i film prodotti è fuori dallo scopo di questo articolo introduttivo.

Partendo dalla quarantina di titoli raccolti in questa sede, chiunque potrà in seguito integrare questa lista, scoprendo alcune gemme o vari titoli di qualità pessima che rientrano però nella categoria, quale, giusto per fare un esempio, il brutto e confuso ma seminale Equinox (1970, regia di Jack Woods, Mark Thomas McGee e Dennis Muren) verso il quale alcune opere ben più celebri e importanti, La Casa (1981, regia di Sam Raimi) su tutte, hanno più di un debito.

Fissati questi paletti, cominciamo a risalire lungo i decenni, per arrivare inevitabilmente al primo film sulla possessione che abbia realmente impostato un insieme di regole e stereotipi narrativi in seguito ripresi da vari sceneggiatori e registi.

Film horror e possessione: L’Esorcista e gli anni ’70

È il 1973 ed esce L’Esorcista di William Friedkin, con sceneggiatura di William Peter Blatty che ha pubblicato il romanzo nel 1971. Ci troviamo in un momento, a cavallo dei due decenni, particolarmente favorevole a Satana, diavoli, demoni e anticristi.

I figli dei fiori che predicavano pace e amore libero si sono risvegliati alle orrende albe che offre loro il 1969: in agosto Sharon Tate viene massacrata dalla “famiglia” di Charles Manson e a dicembre gli “angeli infernali”, gli Hell’s Angels voluti dai Rolling Stones come security al concerto di Altamont, scatenano realmente l’inferno in un luogo che avrebbe dovuto essere di gioia, musica e ballo. Risse, violenza incredibile, molti feriti e quattro morti: siamo a pochi giorni dall’inizio ufficiale degli Anni Settanta ed è subito chiaro a tutti che non sarà un decennio di peace and love.

Il cinema reagisce di conseguenza e nel giro di otto anni escono Rosemary’s Baby (1968), L’Esorcista (The Exorcist, 1973) e Il Presagio (The Omen, 1976), ovvero tre pilastri fondamentali del cinema diabolico e del genere horror tutto.

Cosa è possibile dire di non risaputo e banale su L’esorcista? Poco o nulla, specie all’interno di un articolo generale come questo: è una pellicola che è stata vista anche da chi non ama queste tematiche e gli svenimenti in sala o le lunghe code attorno agli isolati per recarsi al cinema testimoniano l’impatto che ebbe a suo tempo e che ancora ha.

Troppi i meriti di Friedkin e Blatty: hanno fissato parecchie delle regole ancora oggi usate nei “film posseduti”. Hanno fatto conoscere alla gente comune il rituale dell’esorcismo e hanno terrorizzato, dissacrato e turbato, proprio come si dice faccia il Diavolo.

Terreno di battaglia fra il Male e il Bene è il corpo di Linda Blair, precisa e orrida mappa di un dolore e putrefazione che si estendono a tutto, dai valori borghesi (la letterale pisciata nel salotto buono) a quelli della Chiesa, passando per l’infezione del rapporto fra madre e figlia, che è possibile leggere anche come metafora dei cambiamenti ormonali e morali che reca con sé la pubertà, ribellione contro le autorità compresa.

L’Esorcista urla a ogni sua immagine la morte della fede e sarà imitato da decine e decine di pellicole, fra tutte voglio ricordare almeno il turco Seytan (1974, regia di Metin Erksan) e Abby (1974, William Girdler), impressionanti nella loro “somiglianza” al modello originale.

Oltre ad aver influenzato parecchio horror a venire, L’Esorcista dà vita ad alcuni sequel e occorre soffermarsi su questa produzione in quanto propone un quadro ben più complesso della tipica formula del sequel.

L’Esorcista II: L’Eretico (1977, regia di John Boorman) è testo troppo schematico nella concezione e confuso nella realizzazione per riuscire a interessare, mentre L’esorcista III (1990, di William Peter Blatty) rimane sospeso nella sua doppia genetica di film sulla possessione e vicenda thriller a base di serial killer, ma può vantare alcune buone prove da parte di attori quali George C. Scott o Brad Dourif.

Si arriva quindi all’ultimo capitolo di questa franchise, ovvero L’Esorcista: La Genesi (2004, Renny Harlin), prequel devastato da lutti e pessime decisioni produttive: prima la morte di John Frankenheimer, poi la bocciatura della versione di Paul Schrader e infine la versione finale affidata al mediocre Renny Harlin.

È possibile vedere su dvd anche Dominion: Prequel to the Exorcist, ovvero la versione di Schrader, bocciata da Morgan Creek Productions per quel che riguarda la distribuzione in sala.

Completato l’excursus su L’Esorcista, torniamo indietro nel tempo e riprendiamo la carrellata dei posseduti: qualcosa di notevole spunta due anni più tardi rispetto al capolavoro di Friendkin e questa volta tocca alla televisione.

Trilogia del terrore (1975, Dan Curtis), un film a episodi, ha nel suo segmento Prey, quella che tecnicamente è a tutti gli effetti una possessione da parte di uno spirito Zuñi, anche se non sapremo mai come andrà a finire.

Dan Curtis (e Karen Black) tornerà a occuparsi di possessione in Ballata Macabra (Burnt Offerings, 1976): la vicenda della coppia di coniugi che accetta un incarico che assicura loro di poter vivere in una splendida magione “maledetta” ha anche vari elementi di possessione e a più riprese sembra che l’entità-casa riesca a invasare e influenzare il personaggio interpretato dalla Black.

Troviamo un’altra possessione anomala e non-diabolica nel buon Audrey Rose (1977, Robert Wise), nel quale un uomo tenta di convincere una coppia che la loro figlia è in realtà la reincarnazione della sua bambina, morta in un incidente anni prima.

Atipico anche Il Cane Infernale, pellicola televisiva con protagonista Richard Crenna (La nave fantasmaRambo) che non ha tutti i numeri per competere nella nostra classifica e distribuita dalle nostre parti in home video.

Possessione demoniaca e horror: gli Anni ’80

Arriviamo di nuovo a cavallo dei decenni e, proprio come nell’occasione precedente, l’horror avverte la frizione degli avvenimenti storici e si prepara a una nuova grande stagione di titoli importanti usciti in un lasso di tempo relativamente breve.

Comincia a prepararsi il terreno per quell’anomala e maccartiana epoca del Satanic Panic negli USA, il Diavolo è nuovamente sotto i riflettori e si intravede il satanismo ovunque, dai dischi rock ai giochi di ruolo.

Gli anni Sessanta avevano promesso una spiritualità, amore e coscienza cosmici che non sono mai arrivati, così come i Settanta non riescono, pur cercando, a mostrare e rivelare UFO, fenomeni paranormali, ESP, telecinesi e altre tematiche e durante momenti di delusione, crisi e scomparsa di valori trionfano sia il genere horror che la repressione, la paranoia e l’esigenza di controllo e censura.

Queste eclissi sociali sono il sole a mezzogiorno per il cinema che preferisco, lo nutrono e lo moltiplicano: nel giro di tre anni escono in sala Amityville Horror (1979, Stuart Rosenberg ), Shining (1980, regia di Stanley Kubrick) e La Casa (1981, Sam Raimi).

Ma, prima di parlare di questa altra importantissima ondata, facciamo un piccolo salto in Italia per ricordare che anche da noi, fra emulazioni, copie spudorate e prodotti originali, spuntava al tempo parecchio cinema posseduto. Occorre menzionare almeno L’Anticristo (1974, regia di Alberto De Martino) e l’interessante Chi sei? (1974, Ovidio G. Assonitis e Robert Barrett), titolo di cui consiglio il recupero nel caso non lo si conosca.

In Amityville Horror l’abitazione è sicuramente infestata e vi accadono parecchi avvenimenti soprannaturali, ma sono il corpo e la mente di George Lutz, interpretato da Josh Brolin, a essere posseduti. Proprio come in Shining assistiamo al progressivo invasamento di Jack Torrance/Jack Nicholson in quella che è la gloriosa magnificazione del romanzo omonimo pubblicato da Stephen King nel 1977, quattro anni dopo quel Ballata Macabra di cui vi ho scritto poco più su e con il quale ci sono parecchi punti di contatto e somiglianza.

Credo che di tutta la franchise Evil Dead (La Casa in italiano) il capitolo che meglio fa risaltare l’aspetto della possessione sia proprio il remake del 2013 a opera di Fede Alvarez, ma comunque sia tutti e quattro i titoli hanno a che fare, con diverse modalità e livelli, con la tematica di questo articolo.

Gli anni Ottanta ospitano anche le possessioni meno cruenti e più divertenti di Ghostbusters – Acchiappafantasmi (1984, Ivan Reitman) e, un anno dopo, tocca all’Italia trionfare con uno degli horror più noti fra quelli prodotti nel nostro Paese: Dèmoni (1985, regia di Lamberto Bava) è un esempio di grandi professionisti all’opera.

Troviamo infatti Dardano SacchettiDario ArgentoFranco Ferrini e lo stesso Bava alla (abbastanza inconsistente) sceneggiatura; Claudio Simonetti alla colonna sonora (che ospita anche alcune hit del periodo); Davide Bassan alle scenografie e Sergio Stivaletti agli effetti speciali: il risultato è uno degli ultimi horror italiani di un certo valore.

Viene allestita una violenta e impressionante possessione di massa, una vera e propria epidemia di invasati demoniaci che non mancherà di lasciare il segno in alcuni spettatori.

E prima di spostarci ai meno gloriosi anni Novanta, lasciamo che gli Ottanta chiudano in bellezza, e per farlo bisogna evocare uno dei massimi maestri del genere horror.

Il Signore del Male (1987, regia di John Carpenter) è infatti uno dei pochi casi in cui si riesce a miscelare in maniera molto efficace soprannaturale e fisica quantistica, irrazionale e razionale, magia e scienza.

E il liquido verde contenuto nel cilindro, oltre a essere “pura essenza del Male”, è anche uno dei migliori esempi possibili di possessione: sempre in movimento, facilmente in grado di raggiungere la vittima, genera una mini-Apocalisse infettando più persone e trasformandole in una sorta di inquietanti zombie.

È il più fulciano fra i film di Carpenter e, per quanto mi riguarda, ospita anche la migliore colonna sonora nella cinematografia di questo Maestro.

Da segnalare in questi anni di fine decennio anche un altro titolo, forse un po’ sottovalutato: La Notte dei Demoni (1988, Kevin Tenney) ha una storia poco interessante e derivativa, scopiazza dove può e i giovani protagonisti non sono le persone più simpatiche al mondo, ma Tenney ha buon ritmo e piglio e il mago degli effetti speciali Steve Johnson assicura alcune scene di grande effetto, fra lo spassoso e il sanguinolento.

Possessione e horror negli Anni ’90? Mah…

In questo nostro viaggio temporale ci sbarazziamo con facilità del decennio Novanta, visto che sono meno frequenti i titoli interessanti in questo sottogenere.

A parte L’Esorcista III, che ho già menzionato, ricordo con molto piacere altri due titoli: Punto di non ritorno (1997, Paul W.S. Anderson) e Il Tocco del Male (1998, Gregory Hoblit).

Il film di Anderson è un mix esteticamente brillante di fantascienza e horror che, quando ne sento parlare, pare abbia scontentato sia gli amanti della prima che del secondo.

Credo sia un peccato, perché alcune scene sono inquietanti, l’incisiva fotografia di Adrian Biddle è uno dei punti di forza della vicenda, il cast vanta ottimi nomi (Sam Neill e Laurence Fishburne su tutti), propone uno sguardo diverso e originale sul concetto di “inferno” e, insieme a parecchi altri accadimenti, troviamo anche la possessione.

Il Tocco del Male, pur non avendo una sceneggiatura più di tanto coinvolgente, vede Gregory Hoblit al suo apice di forma alla regia (non che questo voglia dire moltissimo, nel suo caso) e può contare su un cast di livello stratosferico: Denzel WashingtonJohn GoodmanDonald SutherlandJames Gandolfini ed Elias Koteas, tutti insieme per una storia che inizia come un serial killer movie ma passa poi nel campo soprannaturale, fino a uno dei finali più beffardi e potenti che abbia visto in questo sottogenere.

Possessione e film horror nel Nuovo Millennio

Siamo così arrivati a una soglia importante, quella fra due millenni, e l’horror tutto non affronta il passaggio epocale in forma smagliante: esaurita la fregola da Apocalisse tipica dell’avvicinamento al 2000 che ha prodotto alcune pellicole insipide, e cercando di dimenticare l’accozzaglia di filmetti giovanilistici e ammiccanti, il genere entra nel nuovo millennio con alcune promesse di rinnovamento ma in generale con un tono floscio e lontano da passate vette.

Accantoniamo quindi con una semplice citazione alcune pellicole quali Lost Souls: La profezia (2000, Janusz Kaminski), uno dei più grandi sprechi di Wynona Ryder che io abbia visto; The Convent (2000, Mike Mendez) o Constantine (2005, Francis Lawrence), per occuparci di qualcosa di sostanzioso che penso proprio finirà abbastanza in alto nella top 13 finale…

Abbiamo messo da poco il piede nei Duemila ed eccoci alle prese con Session 9 (2001, regia di Brad Anderson), dei migliori episodi di possessione multipla su grande schermo: il Kirkbride Mental Health Hospital fagocita i vari membri della squadra inviata a bonificare la struttura e diventerà chiaro in seguito che Simon, una delle personalità della paziente 444, riesce a vivere “nei deboli e nei feriti”, spingendoli a comportarsi secondo la sua volontà.

Dopo questo titolo e il seguente L’uomo senza sonno, Brad Anderson purtroppo non girerà mai più a questi livelli e si avviterà su una serie di prodotti televisivi, con alcune incursioni in sala che difficilmente riusciranno ad arrivare alla soglia della decenza.

Gran scelta della location, tensione serpeggiante, lento e costante innalzamento dell’angoscia, Session 9 è opera horror molto importante per il nuovo millennio.

Per un bel po’ di titoli ci siamo allontanati dal modulo più classico della possessione, ovvero quello che prevede la scelta di un giovane target di sesso femminile per poi procedere alla battaglia fra Chiesa e Diavolo condotta sul corpo della sventurata.

Ci torniamo però con The Exorcism of Emily Rose (2005, Scott Derrickson), ispirato alla nota vicenda di Anneliese Michel, una ragazza tedesca che morì nel 1976 a soli ventiquattro anni in seguito alle privazioni e trattamenti derivanti da alcuni tentativi di esorcismo.

La storia di Anneliese è sconvolgente e tuttora controversa ed è sicuramente materiale molto più interessante di quanto proposto da Scott Derrickson, che continuerà a proporci vari horror incerti e insipidi, da Sinister a Liberaci dal Male, facendo se possibile ancora più danni in sede di sceneggiatura.

C’è però da dire che la buona prova fornita da Jennifer Carpenter e alcune scene efficaci sparse lungo l’intera pellicola ne evitano il naufragio completo, e non sono pochi gli spettatori che ricordano ancora con piacere questo titolo, anche perché al tempo dell’uscita ottenne ottimi incassi superando quota 75 milioni di dollari solo negli USA. Obbligatorio quindi, anche a fronte di una mia forte avversione per questo regista, inserirlo nella classifica finale.

C’è spazio, in questa carrellata, per togliermi anche qualche piccola soddisfazione personale e nominare un paio di pellicole meno note che per il sottoscritto sono più interessanti di vari altri titoli più diffusi e famosi.

Il 2006 ci regala infatti The 8th Plague (2006, Franklin Guerrero Jr), la storia di una donna che, per scoprire cosa è successo con la sorella, si avventura, in compagnia, dentro una prigione abbandonata, salvo imbattersi in un demone che, come molti demoni, ha precise mire sui loro corpi e anime.

Guerrero Jr rimedia alla scarsità di mezzi con una buona furia cinetica in alcuni momenti e anche il tasso emoglobinico è più alto della media.

Altro film che non amo particolarmente ma che occorre comunque citare è Insidious (2008, James Wan) che insieme agli altri due, Oltre i confini del male: Insidious 2 (2013, James Wan) e Insidious 3: L’inizio (2015, Leigh Wannell), costituisce nel bene e nel male una delle più importanti trilogie horror degli ultimi tempi, un gruppo di film che merita senza dubbio una menzione in quanto il demone che vediamo all’opera nei vari film è in grado anche di possedere i corpi.

Leigh Wannell costruisce un complicato gioco a incastro che non sempre convince, James Wan mostra buona mano nel gestire geometrie e ambienti ma non ha la stessa capacità nel veicolare paura e terrore: il tutto diventa un classico esempio di come negli ultimi anni le produzioni medio grandi abbiano ceduto il passo a vari progetti indie, che si mostrano più incisivi e originali nell’elaborare le paure e fobie dei millennials.

Ci stiamo ormai avvicinando al decennio in cui stiamo vivendo e alla conclusione di questo nostro demoniaco viaggio: gli anni zero sanno riservarci però un altro grande titolo che, insieme al sequel, proietta su grande schermo una azzeccata miscela di religione e medicina, di tecnologia e magia.

REC (2007, Jaume Balagueró e Paco Plaza) e il meno bello ma più delucidante REC 2 (2009, Jaume Balagueró e Paco Plaza) mischiano l’aggressività e velocità degli zombie post 28 giorni dopo con la nozione di un contagio-maledizione-possessione che si distingue per originalità e per la capacità di angosciare.

Gli ultimi minuti del primo film sono claustrofobici e terrorizzanti come pochi altri titoli recenti e, anche se in seguito la serie ha perso potenza e ispirazione in alcuni sequel di minore interesse, i primi due episodi rimangono un gran bell’esempio di horror contemporaneo.

Qualunque cosa si possa pensare di Paranormal Activity (2007, regia di Oren Peli), bisogna ammettere che è uno dei film che mostra con maggiore chiarezza la differenza fra possessione e casa stregata, giungendo a farla dichiarare anche dai personaggi presenti, al punto che sono presenti sia un esperto di haunting (il dottor Fredrichs) che un demonologo (il dottor Abrams).

Il film-sensazione che ha avviato la carriera di Oren Peli, lanciandolo quindi nell’Olimpo dei produttori, ha incontrato una ricezione assai varia e diversificata sia da parte del pubblico che per quanto riguarda la critica, ma è indubbio che siamo di fronte a un prodotto che ha segnato la storia recente del genere e ha dettato uno stile di produzione diverso rispetto a vari altri modelli precedenti.

L’ultimo titolo di un certo peso che appare prima della decade attuale è Jennifer’s Body (2009, Karyn Kusama): sceneggiato da Diablo Cody e interpretato da Megan Fox e Amanda Seyfried, non è riuscito a lasciar traccia, è stato accolto in maniera generalmente negativa e anche la sua attrice protagonista, dopo aver fatto parlare per qualche tempo di sé, è ormai quasi scomparsa dal radar del cinema che conta.

Film Horror e Possessione: l’invasione dal 2010 in avanti…

Entriamo infine nel decennio che stiamo vivendo, in grado di offrirci ancora un nutrito gruppo di pellicole che sfiorano o si occupano con decisione della possessione e, continuando a procedere per ordine cronologico, incontriamo L’ultimo Esorcismo (2010, Daniel Stamm).

Se è vero che una delle fasi cruciali di questo tipo di opere è l’esorcismo eseguito dai preti, ecco che l’opera di Stamm, pur parecchio fiacca in tutto il build up, è come se si trasformasse quando si tratta di cacciare il demonio, e le buone sequenze di esorcismo pareggiano la mediocrità del resto.

A chi è piaciuto The Exorcismo of Emily Rose potrà interessare un documentario uscito nel 2011, Anneliese: The Exorcist Tapes (2011, Jude Gerard Prest), che a quanto pare contiene anche alcuni frammenti video di “veri esorcismi”. È l’unico titolo presente in questo elenco che il sottoscritto non ha avuto modo di visionare, quindi non posso dirvi molto, ma il fatto che sia una produzione The Asylum non ispira più di tanta fiducia.

Rimaniamo nello stesso anno per un altro titolo nel quale al buon richiamo, incasso e livello degli attori coinvolti non corrisponde poi una resa qualitativa adeguata alle aspettative.

Non basta un Anthony Hopkins comunque fuori forma a salvare le sorti de Il Rito (2011, Mikael Håfström), che non riesce nemmeno a sfruttare a dovere l’ambientazione italiana e procede a encefalogramma piatto per quasi tutta la durata di una storia noiosa, che sembra appartenere più al millennio trascorso che a quello nuovo.

Né mi è onestamente possibile parlare bene di alcuni altri titoli che spuntano nel 2012 e che si trascinano, più o meno lentamente, più o meno stancamente, lungo la loro durata senza recare grandi brividi e anche senza alcuna voglia di proporre qualcosa di innovativo: L’altra faccia del diavolo (2012, William Brent Bell) è fuor di dubbio il più disastroso del trio, ma anche The Possession (2012, Ole Bornedal) e Sinister (2012, Scott Derrickson) pur lasciandosi guardare rispetto al film di Bell, non spiccano più di tanto.

Hanno comunque alcuni elementi di interesse e originalità, dovuti più che altro alla natura dei demoni e a quella dei loro target: sia The Possession che il film di Scott Derrickson impiegano creature soprannaturali e invasanti che non appartengono alla religione cattolica; le vittime designate sono dei bambini e alcune scene hanno un discreto impatto, ricordiamo su tutti i vari frammenti dei video maledetti in Sinister.

Ma il 2012 per me batte bandiera messicana con l’ottimo Here comes the devil (2012, Adrián García Bogliano), la cupa, torrida e grottesca vicenda di due bambini che esplorano una cava e ne tornano cambiati e posseduti.

Esplosioni lisergiche e dilatate, atmosfera possentemente sensuale che tocca anche i territori dell’abuso, marito e moglie equamente protagonisti, stile di ripresa effervescente e un gran finale dovrebbero essere motivi sufficienti a dare una chance a questo diavolo messicano e cambiare per un giorno dieta horror.

Si torna in territori e modalità narrative molto più comuni e molto più fiacchi con The Conjuring: L’Evocazione (2013, James Wan), ennesimo prodotto che mischia haunting e possessione. Il titolo ha incassato bene (e uscirà nel 2016 il suo sequel, The Conjuring 2: il caso Enfield, con trasferta inglese dei due protagonisti), Wan ormai conosce a memoria la formula per questo tipo di prodotti, Vera Farmiga e Patrick Wilson sono efficaci nelle vesti della coppia di indagatori del paranormale e le medie di voto da parte dei critici sono parecchio alte.

Occorre tenere conto di questi dati e rispettarli: se la media dei critici si spinge a dare quasi un 7 su 10 e gli spettatori accorrono per vedere queste scene, allora è un film che entra nella storia del sottogenere e deve essere ricordato, anche se il sottoscritto si è mezzo addormentato durante la visione.

Nemmeno un attimo di assopimento, al contrario, in quel The Babadook (2014, Jennifer Kent) che ha segnato il 2014 e, insieme a It Follows (2014, David Robert Mitchell) e The Witch (2015, Robert Eggers) rappresenta, a mio modo di vedere, l’anticorpo più efficace contro tutti i James Wan dell’universo horror e quanto di meglio riesce a offrire il nostro genere preferito in questi ultimi anni.

L’inserimento del film della Kent in questo gruppo è un po’ forzoso e non intendo spingere più di tanto: sono molte le dinamiche in atto nella casa di Amelia e Samuel, possiamo affermare che c’è sì una possessione in atto, ma in qualche modo non si arriva mai all’esorcismo, Amelia riesce a “curarsi” con il solo aiuto di suo figlio e giunge a una “soluzione” che è tanto originale quanto memorabile, una convivenza e accettazione dei demoni che vivono nella nostra casa-corpo, un cercare di tenerli sotto controllo senza per forza esorcizzarli o eliminarli.

Potrei parimenti forzare e scrivervi che anche The Witch è storia di possessione, ma li escluderò entrambi dalla top finale, accontentandomi di averli nominati in questa sede.

Siamo arrivati al 2014 e basta ormai un passo per raggiungere la piena contemporaneità: negli ultimi due-tre anni tutto il cinema horror ha vissuto un ottimo periodo di forma, sia per quanto riguarda la quantità che la qualità, ma affiorano anche filmetti insignificanti, come per esempio E liberaci dal male (2014, Scott Derrickson), che schiera una coppia detective-prete contro i cattivi demoni.

Volendo indicare un singolo nome funesto, non avrei esitazioni a puntare il dito verso Scott Derrickson, che ha la straordinaria abilità di inanellare pellicola mediocre dopo pellicola mediocre: è confortante il fatto che abbia accettato la regia di Doctor Strange, magari troverà più soldi e maggiore fama nel cinema di super eroi e abbandonerà finalmente l’horror.

Nel 2014 troviamo anche un altro titolo che merita di apparire in questa lista, anche perché propone una situazione abbastanza originale e anomala rispetto alla media. In The Possession of Michael King (2014, David Jung) troviamo un uomo che, ancora in piena elaborazione del lutto in seguito alla perdita della moglie, sceglie di diventare la cavia di un esperimento molto particolare.

Ateo, decide di sottoporsi a vari rituali per provare la falsità di religioni e spiritualità, documentando il tutto con varie telecamere. Inutile dirvi che Michael sarà posseduto, e le videocamere registreranno impietosamente le varie fasi di quel che gli accade. Pur non esente da problemi anche gravi il film ha varie scene e momenti di interesse e spicca in mezzo ai vari stanchi dualismi prete-posseduta.

Ed eccoci nel 2015, alla fine del nostro viaggio. Niente di meglio che chiudere con qualcosa che finirà sicuramente nella mia top 13 e che, a parer mio, indica anche la via per futuri sviluppi in questo ambito.

The Atticus Institute (2015, Chris Sparling) ci pone di fronte a uno sviluppo che, ora che l’abbiamo visto, ci sembra assolutamente normale e scontato, ma in precedenza non avevamo pensato a tale possibilità.

Una donna, in possesso di grandi posteri mentali, entra in un centro di ricerca che, nemmeno troppo lentamente, comincia a capire che è in atto una possessione demoniaca. Quel che segue dopo è molto curioso e intrigante, in quanto subentra l’esercito, che intende sfruttare l’indemoniata come possibile arma nei conflitti globali. Con quali risultati, lo scoprirete vedendo l’opera di Sparling.

Gli ultimi anni, come detto, si sono mostrati molto proficui per il cinema horror e, di conseguenza, anche per il sottogenere delle possessioni e non possiamo far altro che augurarci che questo trend continui.

Difficile capire i possibili sviluppi e le future evoluzioni di questo tipo di cinema, ma gli ultimi due titoli nominati lasciano capire che la tecnologia potrebbe giocare un ruolo molto importante, così come un approccio non standard all’indemoniata, al suo corpo e ai suoi poteri.

Personalmente spero che sparisca dall’orizzonte l’attitudine “alla Scooby Doo” di parecchi progetti (The Conjuring, solo per fare un nome) che tentano l’analisi razionale dell’irrazionale: l’approccio scientifico al soprannaturale è sempre un po’ risibile e inefficace, se bisogna mischiare scienza e magia allora preferisco l’attitudine di un John Carpenter o quella di Jaume Balagueró e Paco Plaza.

Gli spunti sono tanti e non mancheranno nuovi titoli, nell’immediato futuro, pronti ad aggiungersi a questo gruppo. Si potrebbe tentare, seguendo l’attitudine found footage/mockumentary, a imbastire un reality che ha al centro qualche posseduto, con tutte le possibili riflessioni sulla società dello spettacolo ecc. ecc.

Oppure cercare di capire cosa potrebbe fare una multinazionale con qualcuno che ha il demone nel suo corpo: siti web e app, commercializzazione di memorabilia, merchandising e altro: le opzioni sono quasi infinite e le scopriremo, come al solito, guardando e amando l’horror.

La classifica dei migliori 13 film horror sulla possessione di sempre

L’Esorcista (1973)
Una teenager mostra sintomi sempre più preoccupati e, dopo aver escluso ogni spiegazione razionale, sua madre si affida a due preti per tentare l’esorcismo che potrebbe salvare la vita della figlia.

Shining (1980)
Una famiglia accetta l’incarico di custodia invernale per un importante hotel. Presenze malvage all’interno dell’edificio, che sorge su un cimitero indiano. Mentre il padre diventerà sempre più violento e perderà ogni controllo, i poteri psichici del figlio potrebbero essere l’unica salvezza sua e della madre.

Il Signore del Male (1987)
Un team di fisici e ricercatori viene chiamato per studiare uno strano cilindro ritrovato in una chiesa. L’artefatto contiene una sostanza verde che sembra viva, e potrebbe scatenare la fine del mondo.

La Casa (2013)
Cinque amici si ritrovano in una casa nel bosco e scoprono il Libro dei Morti: leggendolo provocano accidentalmente l’evocazione di un potente demone che potrebbe annientarli tutti quanti.

Session 9 (2001)
Una squadra di operai specializzati viene inviata a bonificare una clinica psichiatrica abbandonata, ma una orrificante presenza psichica seminerà morte e distruzione fra le loro fila.

Here Comes the Devil (2012)
Una coppia perde di vista i loro due bambini durante una escursione fuori Tijuana. I figli torneranno senza dare molte spiegazioni, ma sarà presto evidente che non sono più gli stessi.

REC (2007)/REC 2 (2009)
Una reporter televisiva e il suo cameraman seguono una squadra di pronto intervento all’interno di un condominio, salvo rendersi contro che c’è qualcosa di profondamente innaturale all’opera.

The Amityville Horror (1979)
Padre, madre e tre figli traslocano in una nuova casa in riva al fiume, ma ben presto vari accadimenti soprannaturali metteranno a repentaglio la vita di tutti quanti.

Il Tocco del Male (1998)
Il detective John Hobbes indaga su alcuni omicidi che hanno lo stesso modus operandi di un serial killer che ha visto morire. Presto comincerà ad avere dubbi sulla reale natura della minaccia.

The Atticus Institute (2015)
Nel 1976 un piccolo centro di ricerca psicologica e parapsicologica indaga su uno dei suoi pazienti e scopre di avere a che fare con un caso di possessione demoniaca. Arriverà ben presto l’esercito, intenzionato a impiegare come arma la persona posseduta.

Punto di non ritorno (1997)
Una astronave viene inviata a contattare un altro mezzo spaziale che era scomparso tempo prima. Quel che vi troveranno a bordo non ha a che fare completamente con la scienza.

Ballata Macabra (1976)
Una famiglia si trasferisce a vivere in una vecchia casa nella quale ben presto cominceranno ad accadere strani avvenimenti che non hanno spiegazione plausibile o razionale.

Paranormal Activity (2007)
Una coppia di fidanzati cambia casa e, quando cominceranno ad accadere strani fatti soprannaturali di notte, capiranno che non è la casa a essere infestata, bensì qualcuno a essere posseduto.

redazione