Il divertente cinismo di Pawel Kuczynski

Quale  miglior mezzo espressivo al mondo potrebbe così intensamente e liberamente farci immergere, in una società, la nostra, piena anzi stracolma di contraddizioni, meschinità ed ingiustizie? Il mondo dell’arte, in qualsiasi forma si presenti è in assoluto l’unico fedele compagno con la quale ognuno di noi possa, senza alcuna restrizione ed una sviscerata sincerità, rappresentare ogni più potente pulsione, pensieri di un infinito subconscio, grida, paure, necessità, ingiustizie, sfoghi e denunce. Le illustrazioni di Paul Kuczynski ci permettono di comprendere attraverso ciniche, sapienti ed originali immagini ogni possibile reale quanto triste e deplorevole contraddizione della nostra società, che tanto faticosamente abbiamo contribuito ad avvelenare.

Come spesso accade in ogni opera d’arte, all’inizio si viene folgorati dal giusto, armonioso od energico abbinamento di forme, tonalità, come si equilibrarono personaggi, paesaggi, edifici gli uni agli altri, poi, si riflette sulla storia del dipinto, sulla storia dell’artista, sul suo contesto e stile di riferimento. Solo successivamente a questo lungo percorso ci soffermiamo alla reale contemplazione del nascosto e mai immediatamente visibile messaggio; inizialmente divertenti, le immagini di Kuczynski possono apparire ironiche quanto mai, poi riflettendo e osservando attentamente mostrano problemi ed incoerenze del mondo moderno.

Dal 2004, un coraggioso ma necessario Pawel, si è progressivamente cimentato con la giusta dose di cinismo e satira nella creazione di illustrazioni che facessero riflettere intensamente su questioni della vita di tutti i giorni su cui spesso non poniamo una rispettosa attenzione; perché non iniziò prima?!

Dietro una rapida e sfuggente “osservazione”, si viene pienamente stravolti da un senso di disagio, di ripugnante e fastidioso rigetto, un macabro senso di colpa per ciò che tanto sprezzantemente e intelligentemente ci vengono presentati ed offerti come tra i più grandi crimini non puniti anzi complici del “progresso” che abbiamo contribuito a far sviluppare e rafforzare.

Con metafore visive riesce ad illustrarci ogni più grande insensatezza della nostra società, facendoci riflettere su temi delicati come religione, politica, povertà o guerra. Ciò a cui punta Kuczynski è suscitare un “umano” e cosciente stimolo nel cuore e nella mente d’ognuno di noi attraverso pacate riflessioni su questioni sociali o economiche; col sapiente uso della satira riesce a spaziare dalla critica del finanziamento militare a temi quali la mortalità, l’uso dei social network che sempre più hanno costituito e rappresentano le uniche piattaforme di vita e consequenziale nostra morte “cerebrale“, diventando soprattutto forme di non più velato spionaggio sociale.

Ricreare un intimo rapporto con la nostra instabile coscienza nei confronti di questo mondo che così morbosamente abbiamo voluto edificare. Dall’inizio della nostra storia non abbiamo fatto altro che anteporre ad una dinamica e spontanea umanità, ad una reale e concreta felicità un mero progresso tecnologico, militare ed economico andando pian piano a dimenticare ciò cui si fonda realmente la vita umana.

Talmente immensa era la bramosia di sviluppo, di crescita finanziaria ed industriale che si è nel corso della storia creato un mondo moderno pieno di ormai non più celate contraddizioni e meschinità. Il lavoro di Pawel è onnicomprensivo, toccando problemi globali su tematiche universali; le sue illustrazioni più che farci sorridere amaramente dovrebbero farci lungamente vergognare su cosa mostruosamente abbiamo creato, sperando che un’energico sradicamento non sia ancora troppo tardi.

Alfonso Lauria