Fabrizio Ghilardi, managing director of the Wisdomless Club, poses at the club in Rome June 12. In a city where many restaurants and bars are being modernized, the new club offers a quiet atmosphere with 1930s decor and classical Christian art. (CNS photo/Paul Haring) See WISDOMLESS-ROME-BEAUTY July 20, 2018.

Wisdomless – Sublimi gentiluomini con la passione per i tatuaggi

Panciotti, pantaloni in stile Anni Quaranta, Donegal caps in tweed. Maniche rigirate mentre lavorano. Tanti tatuaggi in mostra sulle braccia.

E’ così che incontriamo Massimiliano Negus Carli e Fabrizio Ghilardi, rispettivamente il senior tattoo artist e il General Manager di Wisdomless. Massimiliano lo conosciamo oggi prima di un appuntamento in cui dovrà tatuare una schiena; Fabrizio lo abbiamo già incontrato qualche anno fa, in occasione della presentazione del suo romanzo “Wembley in una stanza”. Non sembrano tatuatori. In realtà Fabrizio non lo è. Ma sembrano piuttosto usciti dal romanzo di F. Scott Fitzgerald, The Great Gatsby. O forse sembrano due tatuatori, almeno il solo Massimiliano, usciti da un album di fotografie in bianco e nero, quando l’arte del tatuaggio veniva esercitata in clubs.

Ci raccontano la storia di Wisdomless, ovvero la storia di alcuni gentiluomini di fortuna – quattro all’inizio, Massimiliano Carli, Enri Soprano, Andrea Fiorenza e Fabrizio Ghilardi – che hanno deciso di fare dell’eleganza maschile e dello stile il tratto dominante di un marchio affermatosi in breve tempo in diversi Paesi europei, dall’Italia alla Svezia, dalla Danimarca alla Germania.


Il tatuaggio è prima di tutto una grande passione. Come Wisdomless per noi è una grande, meravigliosa famiglia” – esordisce Fabrizio Ghilardi mentre si versa un bitter Campari, dopo averne già preparati due per noi. “Massimiliano e Andrea sono due bravissimi tatuatori, nonostante la giovane età – ma alla mia età tutti gli altri sono giovani – ricchi di esperienza e con una straordinaria competenza nei generi più diversi“.

Intanto scorro delle immagini di mugshots, le foto segnaletiche che vengono scattate dalla polizia in occasione di un arresto. Sono centinaia di foto che ritraggono loro stessi e tanti altri uomini e donne di ogni età.


Cosa sono queste foto? – chiedo interrompendo una intervista che già so sarà sui generis. Nello studio un vinile di B. B. King ci tiene compagnia
.

Sono le foto di tutti quelli che compongono la famiglia di Wisdomless. Tutti quelli, cioè, che hanno tatuato il nostro dente, il simbolo di Wisdomless, il dente del giudizio. Sai, spesso ci siamo sentiti dire che non avevamo abbastanza giudizio e abbiamo finito per crederci“. Massimiliano racconta con piacere mostrando il suo dente tatuato e indicando quello di Fabrizio.

All’inizio eravamo solo noi tatuatori. Poi con Fabrizio abbiamo ampliato il gruppo e abbiamo deciso di provare qualcosa di diverso. Da semplice studio di tatuaggio ci siamo trasformati in imprenditori, pur continuando a tatuare. Del nostro stile di vita, quello senza giudizio, insomma, abbiamo fatto un lavoro. Viaggiare, tatuare, cucinare, bere bene, portare in giro per l’Europa il Made in Italy. Oggi il gruppo di Wisdomless ha quasi raggiunto le quindici unità, tra management, tatuatori, cuochi, bartender“.

Vestire bene” – aggiunge Fabrizio mentre mi mostra il suo completo di Sanvenero, il marchio italiano di sartoria che lavora con Wisdomless – “è uno dei nostri tratti distintivi. Con Matteo Olivieri di Sanvenero è nato un rapporto di collaborazione molto interessante, tanto che abbiamo aperto insieme uno spazio a Copenhagen. Lui presenta i suoi lavori sartoriali, noi tatuiamo. Un’operazione che in Italia per mille motivi burocratici sarebbe impossibile ma che in Danimarca sta dando frutti incredibili“.


Quindi tatuaggi e abbigliamento maschile –
provo a dire per fare un po’ di chiarezza…

“E cucina italiana, o almeno romanesca” – spiega Negus.

“Fabrizio spesso ha cucinato in Scandinavia, essendo un provetto home chef con una discreta esperienza nel fingere di gestire una vera cucina di un ristorante. Tanto che ha pure trovato una fidanzata in Svezia cucinando animelle e abbacchio alla cacciatora. Tutto condito, è il caso di dirlo, dalla consueta eleganza” – continua Negus.

Quindi tatuaggi, eleganza maschile e cucina romanesca – cerco di correggermi…

“E bartending” – insiste Fabrizio. “Un bartender di Roma ha anche creato un cocktail che porta il nome di Wisdomless. Un cocktail servito in diversi locali della Capitale a nche a Copenhagen”.

In maniera un po’ inconsueta l’intervista prende corpo. Almeno nella mia testa.
Vorrei farvi delle domande, però. Vorrei capire meglio il fenomeno Wisdomless -Mi dicono di sì e provo a formularne qualcuna che possa aiutarmi a definire meglio il tutto. 
Quindi da tatuatori a imprenditori giusto?

Annuiscono.

Perché?

La spiegazione di Fabrizio è abbastanza articolata, ma mi sembra che tutto sommato la molla sia quella del tempo che scorre inesorabile. Un bel giorno anche gli altri saranno alla soglia dei cinquant’anni come lui – a vederlo non si direbbe, ma tant’è – e quindi come lui saranno stanchi di lavorare. Lui peraltro è stanco di lavorare da sempre e conta di dedicarsi al più presto solo alla letteratura e alla scrittura. In più come già accennavano in precedenza c’è la passione per il viaggio. Diverse volte Fabrizio parla di spirito di libertà.
Quindi avete aperto uno studio a Copenhagen?

Un tattoo club” – mi corregge Negus. “Qualcosa piuttosto elegante. Qui a Roma nel nostro parlour abbiamo un pianoforte per le serate evento e un piccolo bar per offrire qualcosa ai nostri ospiti; a Copenhagen siamo all’interno dell’Urban House, l’hotel più interessante della città. Nella zona di Vesterbro, quella che una volta era il quartiere a luci rosse della città, all’angolo con Istedgade. Uno spazio con tre postazioni e un corner per l’eleganza maschile. Eventi nell’Urban House, serate culinarie e cocktail bar. Insomma il posto per eccellenza per stare bene a Copenhagen. Dove dormire, mangiare, bere e farsi un tatuaggio“.

Perché Copenhagen?

Fabrizio mi spiega che è a Nyhavn, il nuovo porto che era nuovo alla fine del Seicento quando fu costruito, che per la prima volta fu aperta una bottega di tatuaggi. E poi Copenhagen è una città elegantissima e di grande tradizione culturale, con la monarchia più vecchia d’Europa. La qualità della vita è molto importante e vivere a Copenhagen ti permette di avere una vita molto serena e ricca di spunti interessanti. Insomma mi dice che Roma gli manca abbastanza poco. E che a breve Wisdomless aprirà altri studi, anzi clubs in altre capitali europee.


Perché siete così attenti alla moda maschile e vestite come se foste dei Peaky Blinders, la gang di Birmingham dei primi anni del Novecento?

Qualche volta ci chiedono, specialmente all’estero, se siamo dei gangsters mafiosi italo-americani” – mi risponde Fabrizio.

E voi che rispondete?

Che sì, lo siamo. Ma in realtà è il nostro stile che ci differenzia da tutti gli altri tatuatori; ci piace essere eleganti e anche quando andiamo in convention all’estero abbiamo un booth molto particolare con carta da parati, quadri, cornici, divani, insomma un vero salotto vecchio stile. Siamo fatti così…”.

Partecipereste mai a un format televisivo, come quelli che trasmettono in TV?

Negus scuote la testa mentre con una pezzuola lucida la punta delle sue duilio bianco e nere.

Preferiamo le convention. La prossima nei giorni di Pasqua a Helsingborg, in Svezia” – mi dice.


Insomma belli e impossibili…

Il tatuaggio, o la cena, o il cocktail sono belli come si presentano (e direi buoni) per via del piacere provato guardando un oggetto piacevole” – dice Fabrizio con aria molto seria – “Noi invece siamo sublimi, non solo impossibili. Il sentimento del Sublime con la S maiuscola si prova quando si osserva la potenza di qualcosa che potrebbe distruggere chi lo osserva. Almeno secondo Schopenhauer…“.

Negus lo guarda perplesso e gli toglie la bottiglia di Campari. Sono Wisdomless, c’è da farsene una ragione.

redazione