Una notte al Moulin Rouge, il luogo magico dove tutto si trasforma

Prendi un sabato sera qualunque, aggiungici un tripudio di luci, un via vai di persone e macchine e un “Mulino Rosso” che ti scruta dall’alto verso il basso, condisci il tutto con un’accoglienza da favola grazie a Jean Pierre, un uomo in smoking con un sorriso che sa già di vittoria, ed eccoti qua, ti diamo il benvenuto nella casa del cabaret più importante del mondo: il Moulin Rouge.

Il benvenuto è da fantascienza: ingresso privilegiato, tavolo con vista sui tuoi sogni e bottiglia di champagne che non chiede altro che essere stappata per essere degustata, assaporata e trasmetterti quella polverina magica che consente a Trilly di svolazzare qua e là sull’isola che non c’è. 

Nonostante il “tutto esaurito”, d’altronde ci troviamo dinanzi ad un vero e proprio tempio, l’atmosfera è cupa, silenziosa e intima, è la tua prima volta, non si scorda mai, l’ambiente ti sussurra all’orecchio che questa qui è casa tua, puoi accomodarti, fare un brindisi con la persona che ami o con i tuoi amici di sempre, il tempo di una foto ricordo, magari da caricare immediatamente sui social, che ha l’aria di un altoparlante, ha voglia di comunicare al mondo che in quel momento ti trovi in un posto idilliaco, incantato.

All’improvviso le tenebre, un silenzio assordante che ti avvolge, la musica parte, il palcoscenico si illumina, si alza il sipario. La partenza è da Top Players, il corpo di ballo riempie, “in punta di fioretto”, il main stage. La legge della conservazione della massa afferma “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, ma questa regola, come qualsiasi altra forma di riferimento normativo dell’agire, va a farsi benedire in questo luogo magico. L’orchestra di ballo, accompagnata da un arcobaleno di luci e da un sonoro perfetto, crea, distrugge e ribalta atmosfere e situazioni, trasformandole in cioccolatini e servendotele su un piatto d’argento.

La scenografia è come un libro, si, proprio quello che i tuoi genitori ti leggevano prima di andare a dormire, sono delle favole, delle rime incatenate che si intrecciano per trasmetterti calore ed allegria. Si susseguono, come un effetto domino. A farle da padrone sono i costumi, delle vere e proprie opere d’arte che, come uno spartito, guidano passi, movenze e occhi degli spettatori.

I movimenti sono leggiadri, appaiono semplici, ti incantano e ti proiettano in un’altra dimensione. La spaccata sembra un inchino, più che ballerini appaiono dei veri e propri atleti. Le coreografie si susseguono, come si trovassero in una spirale ovale, così come le voci canore che non fanno altro che riempire d’amore la sala.

Come ogni giallo che si rispetti, c’è il colpo di scena che non ti aspetti, in questo caso i colpi di scena: una danza in acqua tra i serpenti, un giocoliere tutto matto, una coppia di innamorati che pattina sul ghiaccio roteando come al lancio di una monetina e una contorsionista. Un condimento, che ha il sapore di un bacio innamorato sotto la pioggia, magari mentre stai guardando l’Illumination Event di Disneyland, ti fa rabbrividire, emozionare.

Ma non manca qualcosa? Certo che sì, manca all’appello lo spettacolo simbolo di quel Mulino Rosso incantato, la danza seduttiva utilizzata, come arma, dalle cortigiane per intrattenere i clienti, il tripudio signore e signori, sua maestà il CAN-CAN.

Cala il sipario, standing ovation strameritata, le mani sono consumate per i troppi battiti, gli occhietti emozionati, il cuore ricolmo di una felicità strana, inaspettata.

Si esce dalla sala, il tempo di un’ultima foto, un ultimo momento da immortalare, incorniciare. Un ultimo saluto al Mulino Rosso, glielo devi. Poi taxi e via, si torna alla vita di tutti i giorni, ma con la consapevolezza di aver fatto scorta di ricordi felici, tutti da riporre e custodire in saccoccia, la tua.

Buonanotte.

Davide & Alice

redazione