Taxi a costo zero da Madrid a Venezia durante lo tsunami del coronavirus: quando la solidarietà paga

Durante le ore di fuoco, mentre due paesi Italia e Spagna combattono per contrastare un virus che si diffonde incurante di tutto e tutti, mentre due mondi sembrano cadere a pezzi, Giada Collalto, giovane ragazza italiana che si trovava in Spagna per completare un erasmus, presso l’Università di Bilbao, vive un esperienza unica, tocca con mano quello che vuol dire solidarietà, che sicuramente non dimenticherà mai, un viaggio verso l’Italia pieno di incertezze, un uomo che guidando incessantemente per 3.700 chilometri tra andata e ritorno, la riporta gratuitamente a casa sua a Venezia.   

Giada, una volta che le lezioni vengono sospese per l’attività del virus che si diffonde a tappeto in Spagna, decide di rientrare subito a casa, a Venezia. Presi accordi con l’ambasciata italiana, trova l’opportunità di un volo, non diretto per l’Italia, ma con  sosta in Francia, per ripartire subito dopo per l’Italia.
Consegna le chiavi dell’appartamento spagnolo, e si reca all’aeroporto Barajas di Madrid.
Il paese è sotto lo tsunami del coronavirus, tanta diffidenza, mancano le mascherine, i voli pian piano vengono sospesi, nonostante questo,con molta fortuna riesce ad imbarcare i bagagli sul volo, tira un sollievo e si accomoda nel sedile in attesa dell’imbarco. Ma anche la Francia, inizia la sua battaglia contro il coronavirus ed emette la disposizione che non si può sostare per più di 12 ore (e lei sarebbe dovuta rimanere a Parigi 24 ore prima di ripartire alla volta di Roma). A nulla servono le spiegazioni e la motivazione del viaggio di ritorno verso casa non basta. Giada resta a terra, a Madrid, con gli hotel chiusi e l’impossibilità, vista l’ora tarda, di riprendere un mezzo per Bilbao.
Nella corsa di riprendere i bagagli, la paura sembra prendere il sopravvento, ma ecco che arriva, nel buio dei pensieri, una telefonata amica. Gli amici spagnoli dell’università, pur sotto ferme disposizioni del loro governo di non potersi muovere da casa, danno a Giada il numero di un tassista,  Kepa Amantegi, nella speranza che possa accompagnarla in città per trovare un posto dove trascorrere la notte.
Ma kepa, non è soltanto un tassista, è un ragazzo dal cuore d’oro, che vedendo la disperazione di Giada, dopo aver provato invano a trovare un alloggio per la notte, decide di ospitarla a casa sua. L’indomani dopo avere richiesto le autorizzazioni al governo basco, ed avendo ricevuto via libera, comunica a Giada la decisione di accompagnarla direttamente lui in Italia, visto che nessun altro mezzo è al momento disponibile. 
Non senza il timore di essere fermati e bloccati, come racconta Giada, che spiega di aver realizzato il tutto solo una volta messo piede in Italia. 
Dopo 12 ore di viaggio in auto e senza che nessuno li abbia mai fermati, nemmeno passando per due frontiere (dalla Spagna alla Francia e dalla Francia all’Italia), e nemmeno controllati, i due arrivato a Montebello verso le 9 di sera. Giada conferma che il ragazzo non ha voluto essere pagato: hanno “solo” diviso autostrada e benzina da Bilbao al Veneto ma, in sostanza, Kepa non ha guadagnato nulla dal servizio offerto col suo taxi, anzi. “Non ti chiedo nulla in un momento per te di grande difficoltà“, ha detto il tassista spagnolo rifiutando qualunque compenso. Ora Giada è a casa e il suo programma universitario che termina a giugno non prevede un ritorno a Bilbao. Dice però che, quando sarà possibile, a Bilbao ci tornerà eccome per salutare e ringraziare un paio di amici: quello che l’ha messa in contatto con Kepa e, ovviamente, lo stesso Kepa, il suo “risolutore” di problemi che in un momento di difficoltà, paura e incertezza si è reso protagonista di un gesto di grande umanità e solidarietà. 
Alessandra Filippello