Superstizione a teatro: ecco i “retroscena” più scaramantici

Di Silvia Vassallo  per Social Up!

Da sempre il teatro ci permette di entrare in contatto con un mondo affascinante dove realtà e finzione si confondono, dove ogni spettatore è chiamato a immedesimarsi direttamente con la storia e le peripezie vissute dai personaggi sulla scena. Eppure ognuno di noi, almeno una volta nella vita, si è chiesto cosa si cela dietro le quinte del palcoscenico, quando il sipario è abbassato, le luci sono spente e gli attori si preparano per il loro spettacolo. La preparazione artistica e tecnica insieme alla cura dei dettagli sono considerate sicuramente indispensabili affinché il risultato finale sia perfetto, ma c’è un altro elemento in grado (a quanto pare) di assicurare il successo allo spettacolo teatrale: la fortuna!

Tra antiche credenze, manie stravaganti, riti scaramantici e gesti portafortuna ormai consolidati da secoli, la vita a teatro è infatti animata dalla superstizione, quasi come se fosse un copione da rispettare a tutti i costi per evitare il flop. Almeno così credono gli attori, che non a caso vengono spesso considerate le persone più superstiziose del mondo! E non importa se si tratta di compagnie professioniste o amatoriali, ogni attore conosce e si attiene in modo del tutto spontaneo a questi bizzarri rituali portafortuna.

Scopriamo allora alcuni fra i più curiosi aneddoti diffusi nel mondo dello spettacolo e del teatro, e soprattutto da dove deriva esattamente il loro “potere magico”.

La maledizione di “Macbeth”

Secondo una superstizione di origine anglosassone, moltissimi attori credono che citare, riferire qualche battuta o qualche episodio del “Macbeth” di Shakespeare dentro un teatro provochi con molta probabilità un evento tragico e sfortunato, legato, si dice, agli incantesimi delle streghe invocate nella storia. Per questa ragione, il nome dell’opera viene puntualmente sostituito con la più vaga espressione “Il Dramma Scozzese”. In Inghilterra, se malauguratamente un attore pronuncia il nome originale del dramma in teatro, deve uscire dal teatro, ruotare su se stesso tre volte, sputare da sopra la spalla sinistra e recitare una battuta di un altro dramma shakespeariano, quindi bussare alle porte del teatro e attendere di essere invitato a rientrare.

Dire “buona fortuna” porta sfortuna

In tutte le tradizioni teatrali è assolutamente vietata ogni formula augurale prima dell’inizio di uno spettacolo. In compenso vengono adottate delle spassose alternative: nei teatri inglesi il più comune “good luck” è sostituito dall’espressione idiomatica “Break a leg!” (letteralmente “Rompiti una gamba”, l’equivalente dell’italiano “In bocca al lupo”), un po’ come in Germania dove gli attori invocano la fortuna dicendosi “Hals und Beinbruch!” (“Rompiti una gamba e il collo”).

In Italia, come in tutti gli altri Paesi di lingua neolatina, l’augurio scaramantico per eccellenza è senza dubbio “Merda, merda, merda!”, gridato all’unisono dagli attori prima di entrare in scena, e spesso accompagnato anche da goliardiche pacche sul sedere. L’origine di questa tradizione si rintraccia nel passato, quando il pubblico si recava a teatro con carrozze trainate da cavalli. Se il via vai di carrozze era notevole, lo era anche la quantità di escrementi che gli animali lasciavano sulla strada e che il pubblico, involontariamente, introduceva all’interno della sala. Così più spettatori partecipavano, più escrementi c’erano a teatro. Il connubio perfetto per decretare il successo dello spettacolo!

Colori proibiti

In quasi tutte le tradizioni teatrali vi sono dei colori che sono considerati sfortunati e che quindi non devono essere indossati o portati dagli attori sul palco o in teatro. Se nel mondo teatrale anglosassone il colore blu va assolutamente evitato (a meno che non sia accompagnato dal color argento), in Francia vige l’usanza di non vestire mai di verde (secondo la leggenda infatti questo era il colore dell’abito indossato da Molière quando morì in scena il 17 febbraio 1673 recitando “Il Malato immaginario”), mentre in Spagna è considerato sfortunato il colore giallo. Nei teatri italiani il colore proibito è il viola, per una ragione ben precisa che risale addirittura al Medioevo: all’epoca, le rappresentazioni teatrali e gli spettacoli pubblici erano vietati durante il periodo della Quaresima. Visto che il viola è il colore dei paramenti liturgici usati proprio in Quaresima, ecco perché era (ed è ancora) odiato da tutti gli attori.

Mai far cadere il copione per terra

Nel mondo teatrale italiano, la caduta accidentale del copione sul pavimento del palco o per terra durante le prove è considerata di cattivo auspicio, quasi come un presagio che rappresenta metaforicamente la “caduta” dell’intero spettacolo. Se questo capita, per rimediare al danno l’attore che ha fatto cadere il copione deve subito raccoglierlo e batterlo per tre volte consecutive per terra, nel punto esatto in cui è caduto.

Niente fischi a teatro

Per gli scaramantici attori teatrali i fischi richiamano altri fischi: quelli del pubblico ovviamente. In particolare nel mondo teatrale anglosassone si ritiene che questa superstizione risalga al periodo in cui in Inghilterra i tecnici di scena, per comunicare fra di loro il cambio di una scena, si lanciavano dei brevi fischi. Di conseguenza un attore che avesse fischiato avrebbe potuto trarre in errore i tecnici, compromettendo così l’intero spettacolo.