Soffocare un esperimento ben confezionato di Clark Gregg

Soffocare (2008) di Clark Gregg.
Già nel “lontano” 1999 le parole di Chuck Palahniuk erano state adattate per il grande schermo.
Il regista era David Fincher, il film Fight Club. Nel ruolo di alter ego – l’uno dell’altro – Edward Norton e Brad Pitt. L’esito di tale progetto lo conoscono tutti, anche solo per fama (positiva da parte del pubblico, un po’ meno da parte della critica). Ci riprova oggi Clark Gregg, attore e sceneggiatore (suo lo script de Le Verità Nascoste), con Soffocare.

Ancora una volta oggetto dell’analisi è la società contemporanea. Ancora una volta è l’uomo a non riuscire a trovare la giusta collocazione all’interno degli ingranaggi della vita.
Purtroppo ci troviamo di fronte ad una mezza delusione.
Se il risultato non convince del tutto la colpa è proprio di una regia anonima e svogliata, che si potrebbe benissimo definire televisiva e che penalizza inevitabilmente una storia ricca di potenziale.

Quindi se il film (la restante metà buona s’intende) riesce a salvarsi, il merito è tutto del romanzo cui si riferisce, dal quale si discosta pochissimo, e di un cast guidato da un bravissimo Sam Rockwell e da una sorprendente Angelica Huston.
Detto in altro modo, quello di Clark Gregg non è altro che un semplice compitino, ben confezionato grazie ad un lavoro di squadra più sfruttato che condiviso, ma privo di anima.
Ne risente l’attualità del tema, la sua carica dissacrante.
E la possibilità di diventare un piccolo Cult, come il precedente Fight Club (ignorato al cinema e resuscitato grazie al mercato Home Video), va a farsi benedire.
Non si capisce il motivo.
Da qualche anno a questa parte i “virtuosismi” alla Tarantino o alla Scott (Tony) si sprecano come non mai.
Perché non usarli quando davvero serve?

redazione