Sauris: la storia di un lago e di un paese sommerso

E’ possibile raggiungere il lago di Sauris grazie ad  una strada che collega Tolmezzo ad Ampezzo; una via alquanto irta e ripida, che percorre la vallata del  Lumiei. Si attraversano ponti e gallerie artificiali  illuminate da una luce gialla e fioca. Sembra quasi di essere un film, una di quelle scene dove il cattivo scappa grazie a qualche tunnel scavato nella roccia.

A termine dell’ultima galleria ti ritrovi proprio sopra la diga, la quale come per incanto a formare un lago. Gli amanti dell’on the road troveranno la strada persino più bella del seppur meraviglioso panorama che troveranno una volta giunti a destinazione.

È quasi impensabile che lo specchio d’acqua che ti ritrovi di fronte, di un color smeraldo da far veramente brillare gli occhi, sia di origine artificiale.

Nel 1941 infatti iniziarono i lavori per la costruzione della diga sul fiume Lumeri; al tempo era la prima in Italia e la seconda in Europa per altezza, ben 136 metri.  Questa, progettata all’ Ingegnere Carlo Semenza, che poco dopo progetterà la ben tristemente conosciuta diga del Vajont, aveva lo scopo di produrre e sfruttare energia idroelettrica.

Ma la cosa che più colpisce, oltre al paesaggio mozzafiato, al colore delle acqua ed alla spettacolare gola proprio di fronte al lago, è scoprire che esattamente dove adesso sorge lo specchio d’acqua si trovava un borgo, che oggi riaffiora ad ogni svaso. Dai racconti degli abitanti del luogo emerge che lì vivano circa una sessantina di persone, alle quali in estate se ne aggiungevano altre.  C’erano attività economiche di sfruttamento boschivo: le imprese Nigris e De Antoni lavoravano nei boschi sulle rive del Lumiei.

Già negli anni ’20 gli abitanti di Sauris hanno pensato di costruire una piccola centrale idroelettrica e nel ’23 nacque una società idroelettrica per la produzione di energia elettrica. Nel piccolo borgo vi trovava poi una locanda  in pietra: era la prima attività che si incontrava arrivando in zona. Di lì passavano pastori e allevatori che si spostavano per raggiungere le malghe. Tutto questo fu abbandonato quando vent’anni dopo si decise di costruire la diga.

Gli abitanti si spostarono più in alto e costruirono nuove case, inaugurarono nuove botteghe e continuarono a lavorare, ma i racconti del primo invaso sono ricchi di amarezza e di tristezza. Vedere la propria casa sommersa pian piano dall’acqua non dev’esser stata una bella sensazione, anche se non si aveva di fronte una disastrosa calamità naturale, ma qualcosa di ben programmato. Ricostruire tutto dev’esser stato comunque molto difficile per gli abitanti.

Nel marzo 1992 ci fu il primo svaso della diga. In quel momento alcune abitazioni riemersero, addirittura ci fu chi sostenne  che si sentivano suonare le campane del vecchio campanile, ma era solo suggestione. Erano state smontate e utilizzate nella nuova chiesa ricostruita più in alto.

Dello svaso e del paese “riemerso” se ne parlò molto. Si racconta che fu veramente toccante per molti abitanti rivedere, quarant’anni dopo, le proprie case, ancora lì, quasi come se nulla fosse successo.

D’estate il lago è meta  turistica molto frequentata grazie anche alle numerose attività praticabili, dalla pesca, al canottaggio o al windsurf. Per gli amanti delle passeggiate si possono trovare numero sentieri per tutte le difficoltà. Sono presenti anche percorsi adatti alle mountain bike,  che dal lago arrivano fino alla Forcella Pieltinis, superando un dislivello di circa 900 metri.

Sharon Santarelli