Preto Amaral il serial killer necrofilo

Di Francine Arioza per Social Up!

José Augusto Amaral o “Preto Amaral” è conosciuto come il primo serial killer brasiliano. Nel 1926 ha ucciso alcuni giovani ragazzi e commesso necrofilia con i corpi ancora caldi delle vittime.

Nato nello Stato di Minas Gerais nel 1871, era figlio di schiavi. Fu liberato a 17 anni quando la principessa Isabel firmò la Legge d’oro ed entrò nell’esercito, una delle principali occupazioni per gli uomini di colore in quel periodo. Dopo aver girato il Brasile come volontario e difensore della patria, Amaral a 56 anni diventò un barbone. Nel 1927 fu arrestato per aver sedotto, strangolato e stuprato (in quest’ordine) tre ragazzi. Confessò tutto. Secondo la sua dichiarazione, seduceva i ragazzi con la promessa di pagarli per qualche servizio, poi li soffocava per stuprare il loro cadavere. I media impazzirono: i giornali riportavano notizie sul “mostro nero”, sul “diavolo nero” detto anche “lo stupratore di bambini”. Ma in realtà la sua prima vittima aveva 27 anni e Amaral disse di averla incontrata in piazza Tiradentes (il ragazzo gli aveva chiesto dei fiammiferi). Dopo aver preso un caffè insieme al giovane, Amaral l’avrebbe convinto a guardare una partita di calcio a casa sua. Il corpo venne ritrovato nei pressi dell’aeroporto di Campo Marte.

La seconda vittima fu Josè Felipe Carvalho, di 12 anni, morto la Vigilia di Natale del 1926. Il ragazzino venne attratto dai palloncini che Amaral vendeva nella regione di Canindé. Il suo corpo fu trovato 13 giorni dopo, senza gli arti superiori. La terza vittima fu Antonio Lemes, di 15 anni. Il ragazzino passeggiava vicino al mercato di São Paulo quando venne abbordato da Amaral, che lo attrasse con l’offerta di un pranzo.
Quando il suo corpo fu ritrovato, la polizia di São Paulo si rese conto che aveva a che fare con un assassino seriale. Amaral fu arrestato grazie a una delle vittime, di 9 anni. Il ragazzino era stato portato sotto un ponte e, mentre Amaral lo strangolava, l’uomo aveva sentito delle voci, si era spaventato ed era fuggito. Amaral fu quindi arrestato e torturato. Lo psi- chiatra che esaminò l’assassino dedusse che il suo grande pene fosse un “indizio di bestialità”. All’epoca era comune correlare la misura del pene del criminale con l’entità del crimine. I giornali continuarono a riportare casi simili anche dopo il suo arresto, contribuendo a farne crescere la leggenda. La popolazione gridava al linciaggio o all’esecuzione ma non venne mai accontentata poiché Amaral morì prima di essere giudicato, 5 mesi dopo il suo arresto.

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