“Non l’ho mai amato”: il calciatore Toktaş uccide il figlio di 5 anni positivo al Coronavirus

Il calciatore Cevher Toktaş, 32 anni, ha confessato di aver ucciso il proprio figlio Kasim, di 5 anni, dopo che il piccolo era stato trovato positivo al Coronavirus. Dopo essersi autodenunciato alla polizia, confessa di aver ucciso il figlio soffocandolo con un cuscino.
Sempre alle forze dell’ordine, dopo aver compiuto il folle gesto, dichiara “Non l’ho mai amato”. Quando è successo il terribile fatto Cevher Toktaş e il figlio si trovavano nell’ospedale pediatrico di Bursa, in Turchia, dove i due si trovavano per trascorrere la quarantena, dopo la positività al virus di Kasim. Il padre, dopo aver soffocato il figlio con un cuscino, ha chiamato i dottori inscenando una crisi respiratoria del piccolo. Ma anche con l’intervento del personale medico non c’è stato nulla da fare.
Tutti avevano creduto alla versione dell’uomo, nessuno aveva sospettato nulla e rimaneva valida la tesi della crisi respiratoria. Ma a rivelare che questo non è ciò che era realmente accaduto è stato lo stesso Toktaş che il giorno dopo si è recato alla polizia raccontando di aver tenuto un cuscino premuto sulla faccia del figlio per un quarto d’ora:
Questa la sconvolgente dichiarazione: “Il 4 maggio, mentre ero a casa con mia moglie, ho ripensato all’accaduto e mi sono sentito turbato. Sono uscito dicendole ‘ho del lavoro da fare’ e sono andato alla polizia. Non ho mai amato mio figlio minore da quando è nato, e ho detto la verità. La morte di mio figlio non è frutto di negligenza medica, lo ho ucciso io. Io non ho problemi mentali, o nessun problema in assoluto. Non ho nessun problema con mia moglie e con l’altro figlio”. Toktaş è stato ora arrestato rischiando anche l’ergastolo.
Nato a Malatya nel settembre 1987, il centrocampista aveva raccolto anche sette presenze nella Superlig, il massimo campionato turco, tra il 2008 e il 2009 con la maglia dell’Hacettepe Spor, mentre per il resto della sua carriera ha militato nelle serie minori sempre in Turchia.

Rebecca Broomfield