Luce, algoritmi e stampati in 3D, il futuro della moda 3.0

L’innovazione tecnologia del 3D invade il mondo della moda, sempre più numerosi sono gli stilisti internazionali che dell’avanguardia hanno fatto il loro marchio di fabbrica. Tessuti creati con polimeri, abiti realizzati con nanotecnoligie; non ci sarà da stupirsi se nei prossimi anni a dominare le passerelle sarà la fashion high tech.

“Voglio creare una moderna prospettiva dell’alta moda, combinando l’artigianato più raffinato con la futuristica tecnologia digitale” Iris Van Herpen, stilista olandese classe 1984. I suoi sono abiti 3D disegnati in Photoshop e stampati poi su polimeri speciali.

Atton Conrad è un fotografo londinese che entra nel mondo della moda con la tecnica del light painting. Dipinge controllando una fonte luminosa, come se fosse un pennello. Con questa tecnica realizza abiti fiabeschi al limite del surreale. Il sogno in primo piano: abiti di luce che sfuggano alla fotografia, ma che calpestino le passerelle della realtà.

Arriviamo ai limiti della realtà con Nancy Tilbury: il corpo diverrà l’abito stesso grazie ad agenti elettronici, biologici, addirittura nanotecnologici. Lei è il guru della fashion high tech (i vestiti luminosi dell’ultimo tour dei Black Eyed Piece sono suoi). Secondo lei nel 2050 la moda sarà un’esperienza biologica con “vestiti di gas e nanoparticelle e una cosmesi liquida in 3Dche si trangugia per eccitare mente, corpo e anima attraverso la fisicità.

In Giappone a Fukushima, nel 1961, nasce il technodesigner Junya Watanabe. È in grado di manipolare dei materiali al fine di farli sembrare ciò che non sono: la sua linea di jeans è composta da pantaloni in cotone con stampata sopra l’immagine digitale dei classici Levi’s. In internet non si trovano a meno di 300$. La marca non di marca che costa più di un capo d’abbigliamento griffato.
redazione