No make up, no ceretta! La rivendicazione femminile a mostrare peli superflui

Immaginate la scena: party di Hollywood, attori, modelli e cantanti che fanno a gara per catalizzare l’attenzione dei fotografi; poi entra Paris Jackson così acqua e sapone, bionda, bellissima nel suo look wilde. Saluta il pubblico, alza le ascelle ed eccoli là: i peli!

Cosa le sarà mai passato per la testa? E’ la frase che tutti i presenti avranno pensato. Di certo non è la prima che crea uno “scandalo da peli superflui”: prima di lei Lady Gaga, Miley Cyrus e Madonna, tanto per citarne alcune. Allora viene da chiedersi: perché ancora oggi i peli delle donne sono un tabù?

E’ vero che l’annoso quesito pelo sì-pelo no ha un po’ creato una rivoluzione di costume, alcune femministe hanno addirittura rivendicato il loro diritto a non depilarsi. Ragazze di età compresa tra i 15 ed i 25 anni si sono “unite” in una campagna per la riappropriazione del diritto a non rasarsi postando in rete le loro gambe pelose che non vedono la ceretta da molti mesi. Certo, come la maggior parte delle scelte estetiche, anche la scelta sui peli piacerà a qualcuno e meno ad altri e la discriminazione per delle scelte personali va sempre condannata.

Tuttavia, chi decide di non depilarsi va contro quella che possiamo definire una pratica sociale consolidata e come tale ogni sovvertimento viene visto come un pericolo.

“Non siamo Femen tuttavia c’è da dire che dobbiamo smetterla di pensare che le donne nascono senza peli, li hanno e possono essere davvero “maschili” delle volte. Forse è davvero giunto il momento di smettere di considerare un crimine la presenza dei peli superflui.Pregiudizi, insulti, minacce fioccano quando una ragazza decide di palesare sui social la propria appartenenza ad un movimento anti-epilazione”. La storia di Arvida Bystrom, 25 anni, fotografa svedese è emblematica in questo senso. La giovane donna da anni si batte con iniziative e provocazioni contro il pregiudizio di genere e il “no alla depilazione” è uno dei suoi maggiori cavalli di battaglia. Proprio per questa ragione Adidas l’ha scelta come testimonial della campagna #Superstar, dedicata “alle icone di domani”. Nello spot, Arvida, con indosso un modello rivisitato delle Adidas anni ’80, spiega: “Penso che il femminismo sia un concetto culturale. Chiunque può essere femminile, fare cose da donna e forse la società ha paura di questo”. Tuttavia, dopo la pubblicità, la modella sarebbe stata bersaglio di insulti e minacce. Scrive in un post su Instagram: “Sui social ho ricevuto molti commenti pieni d’odio e minacce di stupro via email, non riesco nemmeno a immaginare cosa voglia dire cercare di resistere in questo mondo senza avere tutti i privilegi che ho io”.

C’è chi associa la depilazione alla pulizia e argomenta tale necessità come buona pratica di igiene personale, c’è chi parla di semplice buon senso per apparire “presentabili” agli altri.

Roshida Khanom, associate director di beauty e cura del corpo per la Mintel, individua nei movimenti che puntano su prodotti naturali una delle cause del drastico cambiamento nelle abitudini femminili. “Mangiare sano e fare attività fisica stanno diventando mode da seguire e potrebbero aver avuto un influsso su tale rivoluzione – afferma – [Le donne] sono preoccupate dalle possibili irritazioni o controindicazioni per la loro pelle causate da questi prodotti”.

Sarebbe interessante analizzare come questa maggiore attenzione nella scelta dei prodotti e della propria routine di bellezza abbia influenzato il cambio di mentalità nei confronti della depilazione. In realtà, quello che ci viene da dire esula dal femminismo, dal buon costume: la scelta di una ragazza o una donna di depilarsi — o di non depilarsi — non dovrebbe essere un problema collettivo, ma una decisione personale.

Claudia Ruiz