Intervista alla Banda Osiris: musica e movimento al Salone del libro di Torino 32

La Banda Osiris, è un gruppo musicale formatosi nel 1980, che presto festeggerà i quarant’anni di musica. Composta da Sandro Berti (mandolino, violino, trombone), Gianluigi Carlone (voce, sax), Roberto Carlone (trombone, pianoforte), Giancarlo Macrì (percussioni, batteria, bassotuba), oltre ad aver partecipato a numerose trasmissioni televisive in Italia e all’estero (DOC, Pista!, Maurizio Costanzo Show, Per un pugno di libri solo per citarne alcune) ha scritto diretto e realizzato per Rai3 lo special Musica coi fiocchi con la Demo Morselli Band e l’ironico Concerto di Capodanno 2005 con l’Orchestra del Conservatorio di Genova.

Ha partecipato alla trasmissione Parla con me con Serena Dandini e Dario Vergassola, occupandosi della realizzazione ed esecuzione di una stralunata colonna sonora live. Proficuo anche il rapporto con i tre canali radiofonici della Rai che ha visto la Banda impegnata nel doppio ruolo di autori e conduttori in diverse trasmissioni, e in quello di compositori di sigle per trasmissioni quali Caterpillar, Catersport, Sumo, Un giorno da pecora e altre ancora.

La Banda ha inoltre scritto ed eseguito colonne sonore per il teatro, per documentari e per il cinema tra cui “Anche libero va bene” di Kim Rossi Stuart, “L’imbalsamatore” e “Primo amore” di Matteo Garrone con cui ha meritato nel 2004 l’Orso d’argento al Festival di Berlino e il David di Donatello, e “Qualunquemente” con Antonio AlbaneseIronia e sperimentazione si uniscono nel loro stile musicale unico, che rappresenta visualmente la musica e i suoi accordi sul palco, attingendo alla musica da banda e al jazz.Risultati immagini per banda osiris

La band è stata presente Domenica 12 maggio al Salone del libro di Torino 32, nello Spazio Rai, per eseguire dal vivo la colonna sonora di l’Idealista, programma musicale condotto da Valerio Corzani, e di “Fahrenheit”, trasmissione radiofonica dedicata ai libri, con Marino Sinibaldi e Loredana Lipperini, in onda su Rai Radio 3. Approfittando della disponibilità di Gian Luigi Carlone, durante le prove della band, prima dello spettacolo, Social up Magazine l’ha intervistata per voi.

La Banda Osiris al Salone del Libro di Torino 31, per le colonne sonore di l’ ” Idealista” e di Fahrenheit, dal vivo presso lo spazio di Rai Radio 3. Come potete dirci di questa esperienza?

Al Salone in questa modalità non siamo mai venuti. C’eravamo stati in passato per presentare il nostro libro “Le dolenti note”, in cui sconsigliamo a chi vuole diventare musicista di intraprendere questa dolente professione.

Stare tutto il giorno in radio, qui a Radio 3, invece, è per noi un’esperienza nuova. Abbiamo fatto colonne sonore per i film, ma una colonna sonora così non l’avevamo mai fatta, anche perché noi siamo un gruppo molto visuale: da vedere oltre che da sentire. Anzi, forse meglio vederci che sentirci. Se uno sente solo, becca tutti gli errori che facciamo (ride).

Quindi è un po’ strano. Cerchiamo di adattare il nostro repertorio ai due programmi, che sono differenti: nel primo, l’ Idealista, utilizziamo più brani musicali, tra cui alcune cose tratte anche dall’ultimo cd che abbiamo fatto; nel secondo, Fahrenheit, abbiamo pezzi che sono più incentrati sul libro o sulla filosofia, come il nostro “Io Kant”. Quindi cerchiamo di fare un po’ gli intellettuali nella seconda parte.

Qual è l’origine del vostro nome?

E’ legata a Wanda Osiris, Noi siamo nati nel 1980, facciamo i 40 anni di musica il prossimo anno. Quando è nato il gruppo, c’era ancora Wanda Osiris che girava e noi ci siamo un po’ ispirati a quel mondo lì, tra il varietà, l’avanspettacolo e il mondo delle bande musicali che rinascevano in quegli anni. Abbiamo trovato affascinante il gioco di parole tra Wanda e Banda, tutto lì. Avevamo pensato anche ad un altro nome “Abanda Lear”, menomale che non l’abbiamo scelto (ride).

Cosa ha significato per voi l’esperienza di “Parla con me”, programma in onda su Rai 3 condotto da Serena Dandini?

Al livello di notorietà ha significato tantissimo per noi. Come esperienza, diciamo che il primo anno è andata molto bene. Era una volta alla settimana, quindi, c’era tempo di provare, potevamo costruire i pezzi insieme e c’era più coesione. Da un certo punto è diventato un appuntamento semi quotidiano, diciamo – eravamo impegnati quattro giorni alla settimana – e lì le prove erano zero e continuavano a chiederci solo di fare pezzi che avessero come tema l’ attualità, cui cambiavamo il testo, come i famosi Centoni, e che fossero anche comici: tutto in 30 secondi, o 40 secondi. Ad un certo punto non ci rappresentava più. Noi sappiamo fare musica e movimento: stare lì fermi e fare canzoni col testo cambiato non era tanto nelle nostre corde.  Poi hanno chiamato Elio e le Sotrie Tese per farlo.

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Cosa potete dirci del vostro ultimo album?

E’ “Funfara” un disco di musica da banda, un album che in quaranta anni non avevamo mai fatto, pur essendoci ispirati fin dal principio alla musica da banda, come suggerisce il nostro nome. Lo abbiamo registrato con una banda della Basilicatà ed è un progetto che cerchiamo portare in giro, dal vivo: l’idea è quella di fare un tour in Italia dal Nord al Sud attraverso le bande italiane, di conoscere l’Italia attraverso le bande. E’ un progetto forse molto più grande di noi, al livello organizzativo una gran fatica (ride), ma ci siamo già messi all’opera: abbiamo cominciato da Milano, Biella e quest’estate faremo altri concerti in Puglia.

Altri progetti?

Bhe c’è poi lo spettacolo sui Quaranta anni della Banda, con cui debutteremo a Luglio , un po’ un exursus della nostra carriera. Ci siamo accorti di una cosa bizzarra tra l’altro: che abbiamo fatto vent’anni in un secolo (dal 1980) e vent’anni nell’altro ( fino al 2020). La nostra carriera è a cavallo tra due secoli ed è interessante vedere come molte cose sono cambiate nel tempo; come fosse più facile prima accedere a certe cose, fare musica e viverci. Noi abbiamo subito cominciato a vivere di musica. Adesso e tutto molto più difficile. Quindi lo scopo è anche quello di raccontare a nostro modo come sia avvenuto questo passaggio e questa evoluzione.

Francesco Bellia