Intervista al professor Riccardo Manzotti: “La fase 2 non dovrà più vietare, ma regolare”

Di Giuliana Avila Di Stefano

Di Giuliana Avila Di Stefano.

Da quasi due mesi l’Italia è in lockdown,  le cui conseguenze si ripercuoteranno nel tempo e senza fascia d’età a livello psichico ed economico, ma soprattutto nella poco fiducia verso l’altro.

Si, perché è proprio questa paura dell’altro, della caccia al possibile untore che mina la libertà su cui, sino a poche settimane fa, si fondava la democrazia occidentale.

Ne abbiamo discusso, naturalmente a distanza, con Riccardo Manzotti, docente all’Università IULM e fra i massimi studiosi della coscienza, della coscienza artificiale, delle filosofia della mente, della percezione, dei media e della psicologia dell’arte.

Prof. Manzotti quanto la paura sta influenzando la nostra percezione del coronavirus e i nostri atteggiamenti?

Vede, le rispondo con una domanda: se ci fosse un immune depresso chiuderemmo tutto? La risposta è chiara e banale: qual’è il reale rischio? Bisogna quantificare, perché solo il dato quantitativo può dare un risultato. Se si faranno diecimila tamponi ci renderemo conto e sapremo gestire realmente la realtà, altrimenti sono supposizioni, nate dalla paura e dall’ignoranza del dato reale. E, attualmente, non essendo stato fatto un vero screening sulla popolazione il risultato epidemiologico reale non c’è.

A suo parere esiste un disegno in ciò che stanno vivendo gli italiani?

No. Non credo proprio che ci sia una ragione politica. Indubbiamente c’è, come è normale nell’essere umano, una voglia di sfruttare l’occasione, ma non esiste una regia e ciò è chiaramente sotto i nostri occhi… poche risorse, qualche furbizia, ma sono gli sceriffi dei balconi che realmente credono nel diktat imposto. Ciò va a minare la democrazia e la razionalità in nome di un’atteggiamento totalmente irrazionale e passivo.

Viviamo con i nostri figli, facciamo l’amore con i nostri compagni…

Ma non possiamo andare con loro in auto o al supermercato. Non è irrazionale tutto ciò? Chi non comprende: chi ha fatto le norme o chi le legge? Le persone non possono e non devono essere trattate da stupide, possono sbagliare ma non essere trattate da esseri irrazionali. Qui non viviamo in un territorio radioattivo, basterebbe semplicemente attuare tre cose: lavarsi mani, stare distanti e utilizzare mascherina. Però si stanno utilizzando paure e media contro ogni logica e i cittadini alla fine, senza alcuna logica, odiano chi è libero e dissente dall’ideologia comune. In Svezia, Olanda, Germania e altri paesi si continua a vivere normalmente, e a New York si corre a Central Park, pur rispettando la distanza.

In questi giorni si sta discutendo dell’app. Il governo afferma che non sarà obbligatoria e non limiterà chi non l’ha installata, dunque perchè farlo?

Gli italiani hanno fatto dei referendum per scelte importanti che non dovevano essere obbligate, ma dovevano considerare i valori della persona. E’ stato così con l’aborto e con il divorzio. A prescindere dell’obbligo o meno dell’app, qui, in nome del pericolo del virus si rischia di minare il vivere civile. In tal modo lo Stato diventa etico, e si ha la pretesa di sapere cosa sia giusto Ricordiamoci che solo una voce conduce verso il baratro. La scienza in nome della salvezza  ha obbligato a scelte che, per paura di sanzioni o di esprimere qualcosa di diverso dal comune sentire, sono state accettate. Gli italiani sono responsabili come ho già detto varie volte in queste settimane, e vanno trattati da adulti. La fase 2 non dovrà più vietare, ma regolare.

Lei insegna all’Università e quasi tutte le facoltà hanno reagito bene alla didattica a distanza. Cosa ne pensa?

I docenti, di tutte le classi e scuole sono stati bravissimi pur improvvisando, perché nessuno era pronto a tale evento. Certamente l’università sia per età degli studenti che indipendenza degli stessi è stata facilitata. Non tutti i ragazzi più giovani hanno un dispositivo e ci saranno lacune che dovranno essere recuperate, ma al momento possiamo solo far finta di nulla. 

redazione