Intervista a Mario Venuti, da Casacasa live session alla samba-pagode con “Ma che freddo fa”

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Mario Venuti in occasione dell’uscita della sua speciale rivisitazione del brano, portato alla ribalta da Nada, “Ma che freddo fa”. Un rivisitazione in chiave tropicale che anticipa non solo il suo nuovo album che uscirà a settembre ma un progetto più ampio, dedicato ai collezionisti ed agli appassionati di musi e di vinili. Il musicista catanese, celebre cantautore, per una volta si è divertito ad essere interprete in questo album di cover, dove grazie alla collaborazione con il produttore Tony Canto, reinterpreta brani della canzone popolare italiana in salsa tropicale.

Durante il Lock-down ha pubblicato la serie “Casacasa Live Session”, una raccolta di 7 live dove, dal salotto di casa, ha eseguito alcuni dei suoi brani storici. Com’è stato fermarsi a causa della pandemia?

Per certi aspetti il primo lock-down aveva qualcosa di eroico, tutti ci sentivamo parte di una battaglia comune contro il virus. Eravamo tutti chiusi in casa, rigorosi nell’osservare le regole imposte. Le città erano spettrali ma anche magiche, quasi a ricordare una poesia. Il secondo per fortuna non è stato rigoroso come il primo, perché probabilmente, un pò come per tutti, si era esaurita la pazienza. Per fortuna ne stiamo uscendo.

Quanto sono stati importanti i social durante la pandemia per mantenere il contatto con il proprio pubblico?

All’inizio forse si è anche un pò esagerato. Si cantava sui balconi, si facevano concentri in streaming e dirette. Poi anche quello a mio avviso è venuto a noia. Forse più ai musicisti che davano molto ma non ricevevano nulla in ambio dal pubblico. Lo streaming è un pò un surrogato di un concerto dal vivo, non c’è assolutamente la magia di quello che è il contatto con il pubblico. Ma per fortuna anche in questo senso ci stiamo avvicinando alla normalità. Per un artista i live sono parte integrante di questo lavoro, è vero, ma sono anche quello di cui un artista e la sua anima si nutrono. Sono ossigeno ed aria.

Il 7 maggio è uscita la cover di “Ma che freddo fa”, celebre brano portato alla ribalta nel 1969 dalla voce di Nada. Ha reinterpretato questo conosciutissimo brano in una samba-pagode. Come nasce questo nuovo progetto discografico?

Avevo voglia di fare un disco di cover, che racchiudesse canzoni italiani molto popolari. Volevo però reinterpretarle e servirle tutte in chiave tropicale. Il Brasile è sempre stata una mia grande passione. Le canzoni che ho scelto, tutte popolari, sono state  brasilianizzate. La musica brasiliana non è solo “latina”, come noi crediamo, è fatta di moltissimi stili diversi come la bossa nova o la samba-pagode. Ci sono una grande vastità e varietà di stili differenti. E’ stato un bellissimo gioco che mi ha molto divertito. Un bel lavoro anche grazie alla collaborazione con l’arrangiatore e produttore Tony Canto, anche lui grande espero di musica brasiliana. Hanno partecipato molti musicisti brasiliani, ottimi percussionisti come Marcelo Costa. Il tutto ovviamente a distanza (a causa dei problemi legati al Covid-19), collegati da New York, Rido de Janeiro.

La sua reinterpretazione di “Ma che freddo fa” è l’inizio di un progetto molto più ampio che include e comprende quattro 45 giri ad edizione limitata le cui copertine sono state realizzate da Monica Silva e Valerio Fausti. In cosa consiste questo progetto?

Questo è il primo capitolo. Ci sono poi i 45 giri che usciranno in tiratura limitata ed autografata perché queste canzoni che sono brani conosciuti davvero da tutti, che uscirono proprio in 45 giri. Per rendere un tributo a quest’epoca, usciranno i 45 giri in vinile bianca. Una chicca per collezionisti, con il bellissimo concept fotografico di Monica Silva, che ha pensato per me questo misto tra italiano e Brasiliano, ricordando anche Carmen Miranda. A metà settembre uscirà poi l’album.

Il vinile sta tornando in auge. Cosa ne pensa al riguardo? C’è la necessità di un ritorno al passato, alle origini?

Ci è sembrata una cosa carina perché spesso sembra quasi che la musica sia qualcosa di gassoso, che rimane lì per aria. Invece, avere un oggetto, un ricordo, ci è sembrata una cosa divertente. L’idea è piaciuta, infatti sta avendo molto successo. Le prime 300 copie del primo 45 giri si sono già esaurite.

Come mai ha scelto di esordire con questo progetto proprio con il brano”Ma che freddo fa”?

Sì, siamo andati a braccio.  C’è un mare magnum di canzoni. Siamo andati a istinto. Abbiamo provato. Se il gioco riusciva ed entusiasmava si andava avanti in chiave tropicalista, altrimenti abortiva e si passava al prossimo pezzo. Tanto c’era moltissimo materiale a cui attingere. Ci sono tantissime canzoni da poter rivisitare e riprodurre. I musicisti non sono così razionali, andiamo ad istinto, braccio ed emozione. Non c’è stato nulla di studiato a tavolino.

La sua è una lunga carriera. Il primo disco esordio del ’94 (Un pò di febbre), per poi approdare al primo Sanremo (categoria giovani) nel ’97. Ha duettato con tanti cantanti famosi durante la sua carriera. Uno dei duetti che ha amato di più ed uno che vorrebbe fare?

Rimane storico quello che non Carmen Consoli, che è quello che ha avuto anche più successo. Abbiamo deciso di festeggiare i 25 anni di carriera di Carmen all’Arena di Verona, insieme ed altri amici e compagni di avventura di Carmen. Un duetto che vorrei fare? se proprio si deve sognare lo faccio in grande e le dirrei che sarebbe bello poter duettare con la grande Mina.

Oltre ad essere un grande interprete, è anche un importantissimo e conosciutissimo autore. Mi vengono in mente per esempio “Crudele”, “Un altro posto nel mondo” ed “Echi di infinito”. C’è qualche nuovo progetto in cantiere in veste di autore?

Comincerò a torare a scrivere, a fare il cantautore. Mi sono concesso questa parentesi da interprete, ma adesso si incomincia a scrivere per il prossimo disco di inediti. Non so ancora cosa ne verrà fuori. Nel frattempo quest’estate gireremo con un pò di eventi, finalmente live.

Sharon Santarelli