In Scozia ha superato il primo step il “Period Products Scotland Bill” – questo è il nome della legge – che prevede la distribuzione gratuita di assorbenti e tamponi per tutte le donne. La legge ora passerà alla seconda fase dell’iter parlamentare e se non incontrerà ostacoli ed emendamenti ostruzionisti, la Scozia potrebbe diventare il primo paese al mondo a varare una legge di questo tipo. Un provvedimento epocale che mira a contrastare la disparità di genere. Il messaggio è inequivocabile, i prodotti per le mestruazioni sono un diritto e non un bene di lusso.
L’approvazione definitiva consentirebbe la distribuzione gratuita dei prodotti sanitari in ogni farmacia, nei centri sociali e nei luoghi di aggregazione giovanile. Si completerebbe un percorso già avviato nel 2018, che prevedeva una distribuzione gratuita di assorbenti e tamponi in scuole, collage e università.
La proposta è stata presentata dalla laburista Monica Lennon che ha dichiarato come la legge, una volta approvata definitivamente, segnerebbe una pietra miliare nella normalizzazione delle mestruazioni in Scozia. Si darebbe, inoltre, un forte segnale al paese su quanto il parlamento prenda in considerazione l’uguaglianza di genere.
Le famiglie e più in particolare le donne abbatterebbero così una spesa mensile di circa 12 euro. Un ostacolo che, spesso, in realtà economiche sfavorevoli, costringe le donne meno abbienti a restare a casa. Dalla Scozia un forte attacco allo stigma legato alle mestruazioni se si considera che nel mondo sono ancora molti i pregiudizi legati alla fertilità femminile, dall’esclusione culturale all’isolamento.
Tassazione in Italia
Se attualmente nel Regno Unito con la tampon tax, l’aliquota IVA sugli assorbenti è al 5 per cento, in Italia la situazione è totalmente differente. Ad oggi, si attende ancora un taglio sull’imposta, che equipara i prodotti igienici femminili ai beni di lusso. Risulta inverosimile come un assorbente, di cui nessuna donna può fare a meno, sia tassato al 22 per cento mentre altri beni realmente lussuosi come il tartufo, siano tassati al 5 per cento.
L’esclusione di tamponi e altri prodotti per il benessere sanitario della donna, riempiono le liste dei beni di lusso e non essenziali. Un paradosso che, invece, compromette e incide sulla qualità della vita di coloro che non possono accedere ad un bene tutt’altro che scontato.
Dalla Scozia arriva un esempio virtuoso che obbliga, anche per l’Italia, ad un dibattito politico su questa tematica. Rimandare equivale non solo a considerare di poca importanza una condizione fisiologica, ma continuerebbe ad alimentare una disparità di genere tra uomo e donna. Una disparità che non è solo sociale, ma anche economica. Proviamo a fare due conti.
Mediamente ogni donna vive dai 20 ai 30 anni il suo periodo di fertilità. Il ciclo mestruale si ripete in condizioni ottimali una volta ogni 28 giorni. La quantità di ovulazioni, cioè di cicli mestruali, nella vita di una donna è stimato tra le 450 – 500 volte. Ciò significa che una donna può arrivare a spendere circa 25 mila euro in tutta la sua vita in soli assorbenti e tamponi, senza aggiungere antidolorifici e altri accessori legati al ciclo. Se l’esempio scozzese risulta una visione utopica per l’Italia, abbattere la tampon tax potrebbe quanto meno risultare un primo tassello nella reale parità dei sessi.