Il bambù nelle costruzioni: ecco i segreti dell'”acciaio vegetale”

Resistente, leggero, elastico ed ecosostenibile. Sembrerebbe difficile trovare un materiale capace di rispondere positivamente a queste caratteristiche; tuttavia, la natura non smette mai di stupire consegnandoci tramite il bambù non solo una splendida pianta ma anche una straordinaria risorsa nel campo delle costruzioni.

Guadagnatosi l’appellativo di “acciaio vegetale”, il bambù è considerato un materiale estremamente versatile che da secoli ha trovato diversi tipi di applicazioni. Il suo fusto cilindrico cavo, leggero e solido è in grado di sopportare sollecitazioni elevate grazie all’ottima resistenza meccanica sia alla trazione (simile all’acciaio) che alla compressione (maggiore di legno e calcestruzzo). La pianta ha sviluppato queste proprietà meccaniche durante la sua storia evolutiva; per resistere alle insistenti sollecitazioni del vento, possiede anche delle radici rizomatose.

Parcheggio dello zoo di Lipsia, Germania [floornature.it]

In caso di terremoto il bambù rappresenta un buon materiale da costruzione per le sue ottime proprietà di flessibilità; se utilizzato correttamente, infatti, costituisce una soluzione più sicura, sostenibile ed economica rispetto alle più tradizionali realizzate in calcestruzzo armato. Negli Stati Uniti, più precisamente alle Hawaii dove il rischio sismico è da sempre molto elevato, il bambù è stato usato persino per la realizzazione di edifici governativi con ottimi risultati. Durante il terribile terremoto in Ecuador del 16 aprile 2016, le case in bambù hanno rappresentato una fonte di rifugio strutturale di fondamentale importanza, entrando poi di diritto nelle norme costruttive nazionali.

L’ ecosostenibilità è un vantaggio di cui tenere strettamente conto; la sua origine vegetale permette al bambù di essere disponibile in grandi quantità ed in poco tempo. La pianta infatti può crescere molto rapidamente: circa 1 m in 24 ore per alcune specie!

La leggerezza è un altro punto a favore: a parità di volume, il peso del bambù è circa un decimo dell’acciaio e grazie alla sua ampia superficie fogliare riesce ad assorbire meglio l’anidride carbonica. Il basso peso garantisce un beneficio anche in termini economici. Le spese di raccolta e trasporto sono abbastanza contenute mentre il costo di una canna di 3 metri si aggira tipicamente intorno ai 15 euro. Il bambù può produrre sino a 20 volte più legname rispetto al numero di alberi di una stessa area e può essere utilizzato sia strutturalmente sia come materiale di finitura.

I processi di produzione a cui può essere sottoposta la pianta sono ulteriormente economici e veloci rispetto ad altri tipi di lavorazione e consentono di perfezionare l’efficienza del materiale a seconda degli impieghi previsti. Se trattato in maniera opportuna durante la crescita, il bambù può assumere svariati tipi di forme e dimensioni; può essere formato per creare archi forzando lo sviluppo della pianta in una direzione precisa oppure si può sottoporre ai processi di formatura tradizionale come trattamenti termici o laminazione, lavorazione in cui si riduce la sezione trasversale del materiale per ottenere fogli o tavole. In Cina e in Giappone è stato utilizzato anche per realizzare pavimentazioni.

Il bambù necessita anche di trattamenti superficiali di protezione: per resistere all’attacco degli insetti e al marciume se a contatto con l’acqua, deve essere lavorato con una miscela di acido borico e sottoposto a un processo di rimozione degli amidi. La coltivazione non richiede inoltre l’uso di fertilizzanti di sintesi e quindi rispetta le condizioni naturali del suolo.

L’unico grande fattore di criticità riguardo l’impiego del bambù su larga scala riguarda la prospettiva di sostenibilità nella diffusione del materiale nel medio e nel breve termine. Le risorse principali provengono principalmente da Cina, Vietnam, India e alcuni Paesi dell’America Latina, giacché non esistono ancora piantagioni commerciali in Europa. Il risultato di ciò si traduce con costi di trasporto che incidono negativamente, almeno per il momento, sulla vera sostenibilità di questo materiale naturale.

Giuseppe Forte