I Miserabili: la banlieue di Montfermeil scrutata da Ladj Ly

Vincitore del Premio della Giuria a Cannes 2019 e di diversi Cesar, I Miserabili di Ladj Ly rappresenta senza dubbio una delle ultime uscite al cinema degne di attenzione, nella lunga parentesi del lock down. Noi di Social Up abbiamo avuto modo di recuperarlo all’Arena Arianteo, Chiostro dell’incoronata di Milano (aperta da giorno 15 giugno).

Evocativo scorcio delle continue tensioni che animano la multiculturale e problematica periferia di Parigi di Montfermeil , un sobborgo parigino (banlieue), I Miserabili è un film che adotta lo sguardo di uno “sconosciuto”, il nuovo agente Ruiz (Damien Bonnard), da poco assegnato alla squadra  anticrimine, che di giorno batte le strade del quartiere cercando (a suo modo) di mettere ordine e non far deflagrare le ostilità.

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Da pivellino, non nato nel banlieue, egli sarà catapultato nelle discutibili logiche dei poliziotti, prima tra tutte quella del “capo” (ottima prova di Alexis Manenti anche co-sceneggiatore del film), detto il Porcellino, a dir poco sopra le righe, provocatorio e con un ambigua percezione di quale sia il limite tra lecito e illecito. La nuova recluta sarà coinvolta anche nei precari equilibri del quartiere, fatti di strane dinamiche “politiche” tra polizia e criminalità, indissolubili, quasi congenite nel sistema.

I Miserabili" (Les Misérables) di Ladj Ly - NonSoloCinema
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Indagando su un cucciolo di leone scomparso, vicenda che  lungi dall’essere innocua, potrebbe provocare sanguinosi incidenti e su un drone compromettente che domina il quartiere e riprende ciò che non deve essere visto, dai crimini delle bande di quartiere, a quelli della stessa polizia, lo sguardo del regista Ladj Ly, esponente di un contemporaneo cinema di denuncia parigino, si identifica spesso col drone che sorvola la città, quasi un narratore cinematografico omnisciente che con sguardo oggettivo fissa la periferia.

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Il regista sembra evocare proprio questo, il distacco, la valutazione dei fenomeni in modo oggettivo, non attraverso la logica corrotta del quartiere, logica di cui i due poliziotti della squadra anticrimine fanno parte.

Tra paura e affermazione di potere, la polizia è garante degli equilibri, in modo altamente precario. Lo sguardo di chi non fa parte del sobborgo, quello dell’agente Ruiz e con esso quello dello spettatore, sebbene per certi versi più ingenui, sono anche meno saturi di violenza, di confusione tra spazi di libertà  spazi di giustizia, per questo, più lucidi.

Col suo film Ladj Ly sembra voler ricercare la lucidità della denuncia (evidenziata anche dai colori nitidi e non sgranati della fotografia del film), senza facili moralismi né scontate condanne.I Miserabili di Ladj Ly | TRAILER Nuovo - YouTube

E’ così che “flotte” di bambini di strada possono trasformarsi in pericolose bande, violente e incattivite, perché spaventate dalla stessa polizia e dal mondo chiuso e brutale della perfieria.  Da qui il volo del drone rappresenta anche la capacità di allontanarsi e dominare il tutto, invece che esserne inglobati.

Ladj Ly adotta lo stile registico del poliziesco,  seguendo “la fanfara” quotidiana del quartiere, con una tecnica registica dinamica che fa largo uso di improvvisi zoom e panoramiche dall’alto.

Con la citazione finale direttamente dai “Miserabili” di Victor Hugo il regista esplicita il suo messaggio evidenziando il tema fondamentale del film: l’idea per cui il banlieue alimenta stesso; non esistono uomini malvagi, ma l’educazione e la pressione del sobborgo possono distorcere la realtà al punto da far dimenticare quale siano i reali confini.

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E’ un cane che si morde la coda: i bambini “calpestati”  e  percossi saranno i criminali di domani, sembra voler dire il regista: come campi in cui si è seminato solo dolore, violenza, soggezione, sopraffazione; su di essi non potrà mai crescere niente di nuovo.

Dei Miserabili di Hugo si può trovare traccia ancora oggi, nei sobborghi di Pargi: il bambino da strada che è motore narrante del film rievoca ad esempio il Gavroche della letteratura parigina, attraverso una suggestione voluta da parte della regia.

Francesco Bellia