I detenuti cucinano per le famiglie messe in ginocchio dal coronavirus

Emergenza sanitaria dovuta al coronavirus a colpito non solo le vite di molte persone che purtroppo ci hanno lasciato a causa del virus che dai primi giorni di quest’anno ha strappato molti cari alle loro famiglie. Se infatti in molti hanno perso la vita, altri combattono giorno dopo giorno per cercare di sopravvivere alla nuova emergenza di carattere economico che sta colpendo da nord a sud tutto il paese, con particolare riferimento alle zone del sud dove purtroppo si registra il maggior numero di lavoratori in nero e che quindi non possono usufruire né della cassa integrazione né di altre forme solidaristiche proposte dal Governo.

Sono numerose le iniziative per cercare di supportare queste famiglie è una ci ha particolarmente colpito come quella che dei carcerati di Cosenza iscritti all’istituto alberghiero che hanno deciso di cucinare i piatti tipici della cultura calabrese per le famiglie meno abbienti. L’iniziativa ha ricevuto il plauso dei cittadini e delle istituzioni locali che hanno ammirato lo spirito solitariodi Cosenza iscritti all’istituto alberghiero che hanno deciso di cucinare i piatti tipici della cultura calabrese per le famiglie meno abbienti. L’iniziativa ha ricevuto il plauso dei cittadini e delle istituzioni locali che hanno ammirato lo spirito solidaristico dei reclusi che si sono messi spontaneamente disposizione delle famiglie più in difficoltà con questo piccolo gesto ma del grande impatto per le vite di quelli che a causa del coronavirus e non solo si trovano in condizionidei reclusi che si sono messi spontaneamente disposizione delle famiglie più in difficoltà con questo piccolo gesto ma dal grande impatto per le vite di quelli che a causa del coronavirus e non solo si trovano in condizioni di grave difficoltà.

I detenuti del carcere Cosmai di Cosenza siano dei grandi chef stellati hanno cucinato con grande passione e con entusiasmo piatti come il sartù di riso al forno e scaloppine di maiale.

Spesso la Calabria sembra essere uno di quei luoghi in Italia in cui poco si parla in cui molto si soffre a causa delle cattive condizioni sociali e lavorative, specialmente nelle zone più remote infatti ancora oggi ci sono molte persone che soffrono la fame. Di certo l’emergenza sanitaria ha ulteriormente peggiorato le condizioni già compromesse di molte famiglie che oggi possono contare solo su piccoli gesti come quello compiuto dai detenuti che si sono prestati nel mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti durante le lezioni ricevute all’alberghiero dove sono iscritti e dove cercano di apprendere una professione che nel loro percorso di riabilitazione possa essere utile in vista della reintroduzione nella società (con le conseguenze che questo comporta a persone con la fedina penale macchiata).

Un gesto tanto importante quanto è significativo di un paese che seppure in ginocchio cerca costantemente di rialzarsi in ogni modo.

Andrea Calabrò