Da Varese ad Aleppo: il Pimpa clown italiano che fa sorridere i bimbi siriani

La scorsa settimana, l’ultimo massacro in Siria ha riacceso i riflettori su un conflitto troppo spesso dimenticato. Ancora una volta, tante sono state le vittime, i cui ultimi momenti sono stati filmati e diffusi in tutto il mondo. Quello che lascia senza parole, oltre alla crudeltà e all’atrocità delle immagini, e lo sguardo dei bambini, vittime senza colpa della follia umana.

Oggi noi di Social Up parliamo di Siria, ma lo facciamo raccontando la storia di Marco Rodari, il clown italiano dei bimbi siriani. Originario di Leggiuno, in provincia di Varese, Marco, 42 anni, è partito a seguito di una delegazione religiosa dei sacerdoti del Verbo Incarnato, con la quale collabora da 10 anni, per la città di Aleppo per portare un po’ di allegria in una città ormai distrutta da anni di conflitto. “Siamo saliti su un piccolo bus  e abbiamo attraversato tutta la Siria. Il viaggio è durato 16 ore – prima della guerra ne bastavano 4 – a causa dei numerosissimi posti di blocco. Ma questo tempo mi ha dato l’opportunità di vedere che i segni della guerra erano ovunque: palazzi crivellati, città fantasma”, racconta.

Alloggiato al vicariato latino della città martire, Marco ogni giorno si trasformava in “Il Pimpa” e, con la sua valigetta di cartone, si aggirava tra le macerie della città, da est ad ovest, tra i cunicoli scavati nel terreno dalle famiglie per trovare riparo e sopravvivere. E proprio queste “case” improvvisate sono state il teatro dei tanti spettacoli del clown italiano. Naso rosso e qualche volte il capellino: ecco il costume di scena! “Arrivo vestito normalmente, da civile, con la valigia di cartone. Questo anche perché bisogna guadagnarsi la fiducia, devi entrare in punta di piedi. Sono luoghi dove c’è una tensione enorme”, spiega Marco. Niente scarpe larghe e lunghe, quindi, perché con la vita non si scherza e in caso di bombardamenti bisogna correre a gambe levate.

Per entrare in relazione con i bambini bastava poco: “Cominciavo facendo la cosa più semplice: raccoglievo un sassolino, lo facevo sparire e  riapparire. Così, le macerie spariscono, insieme alla guerra. La mia valigia di cartone con gli oggetti magici si trasforma in qualcosa di straordinario per loro: i bambini in queste situazioni solitamente non hanno mai visto la magia“.

Ed è proprio la magia quella di cui hanno bisogno bambini ed adulti siriani, per mantenere viva la speranza di un futuro migliore e, finalmente, di pace. Fare dimenticare però non è semplice. “Nelle zone di guerra i bambini disegnano carri armati, bombe e missili. Ma quando entrano in contatto con il clown solitamente tornano a disegnare sul foglio bianco cuoricini o magari anche un fiore”. I veri miracoli però avvengono altrove, negli ospedali. “Bambini feriti e traumatizzati che non parlavano con i medici hanno cominciato a parlare con me. Io non so che cacchio ho fatto”.

Dopo Gaza e Baghdad, Marco ha aggiunto anche la Siria al suo speciale curriculum e, ora che è tornato in Italia, già scalpita per partire nuovamente. “Voglio fare altri spettacoli e fare scuola, insegnando ai bambini e ai ragazzi più grandi quello che faccio. Questo non necessariamente per farli diventare clown ma anche solo per farli stare insieme”E’ certo, quindi, che bene presto potremmo vedere di nuovo ad Aleppo un clown con la sua valigia di cartone tra le rovine della capitale siriana.

Catiuscia Polzella