C’era una volta… La maturità

Ieri, 21 giugno 2017, è iniziata l’estate e insieme ad essa gli Esami di Stato per gli studenti italiani delle scuola superiori. Una prova che conclude un ciclo durato 5 anni e che finalmente potrà liberarli, una volta superata, dall’oppressione della scuola superiore.

E’ il terzo anno in cui i maturandi arrivano all’esame dopo i 5 anni riformati dal ministro Gelmini: molte sono state le novità apportate a piani di studio delle classi e altrettante all’Esame di Stato, ma quest’anno sembra proprio che tutto sia partito con il piede sbagliato. Già prima della comunicazione dei commissari esterni e della materia di seconda prova, molti studenti dei licei scientifici erano pronti sul piede di guerra se fosse stata scelta fisica, scelta di certo che non sarebbe passata inosservata e che avrebbe rotto una tradizione decennale di seconde prove di matematica. Infatti il Ministero ha pensato bene (almeno a suo giudizio) di assegnare fisica ad un commissario esterno, guarda caso… Ma non solo: è proprio quest’anno che è stato invertito il consueto ordine alternato fra commissari esterni e commissari interni, mentre è stato ripristinata l’alternanza prosa/poesia per l’analisi del testo (dopo due anni di Calvino ed Eco). Ma a che pro? Per scrivere di Giorgio Caproni.

La scelta del Ministero è stata assai discussa: chi è Caproni? Nessuno lo conosce. Sembra proprio che visto l’andamento degli ultimi tre anni gli studenti futuri potranno scordarsi i più classici autori come Dante, Pirandello, Ungaretti, Saba e Montale, già studiati e analizzati col fiato sul collo spesso nelle ultime settimane di scuola. In effetti, non basterebbe un corso universitario per riassumere tutta la letteratura del ‘900, assai complessa ma altrettanto variegata, di certo meno standardizzata di quello che viene prima di Leopardi. E con molta probabilità quasi nessuna quinta avrà affrontato l’argomento, eclissato di certo dai big della letteratura italiana dell’ultimo secolo.

Il web ha inneggiato alla satira (si legge in giro che “Caproni” sono infatti gli studenti, con tanto di gif di Sgarbi, famoso per il suo intercalare “CAPRA! CAPRA! CAPRA!…”) e i sondaggi hanno dichiarato che 8 studenti su 10 non conoscono il poeta: di certo è un autore che non può passare inosservato, anche se, udite udite, il Ministero era del tutto legittimato a sceglierlo. Insomma: nel torto siamo noi che non conosciamo Caproni. Stando infatti al Decreto Ministeriale n.139/2003, la tipologia A della prima prova di italiano verte su “analisi e commento, anche arricchito da note personali, di un testo letterario o non letterario, in prosa o in poesia, corredato da indicazioni che orientino nella comprensione, nella interpretazione di insieme del passo e nella sua contestualizzazione“. Certo è che lo studente non può basarsi su due righe di autobiografia: sarebbe come leggere Freud senza sapere qualcosa di psicologia o Hobsbawm senza sapere la storia del Novecento. Ma per leggere Milan Kundera o Dan Brown cosa deve sapere un lettore? Già l’anno scorso la morte di Eco ha offerto un bell’esempio di testo saggistico, ma era morto da poco e quindi lo conoscevano tutti. Se quindi il Ministero è legittimato a scegliere l’autore che vuole, lo studente è legittimato a scegliere la traccia che vuole. Ricordate quanto scalpore fece Claudio Magris alla prima prova del 2013? Allo studente vennero fornite solo queste informazioni: “Nato a Trieste nel 1939. Saggista, studioso della cultura mitteleuropea e della letteratura del “mito asburgico”, è anche autore di testi narrativi e teatrali“. Nient’altro.

Ma le altre tracce? C’è chi dice che “erano difficili”. Come al solito non si può conoscere tutto quanto: sfido a trovare qualcuno che conosca il quadro “Idillio primaverile” di Giuseppe Pellizza da Volpedo, fra l’altro di una collezione privata. Che dire poi del saggio breve, così tanto denigrato perché “nonsenso della scuola italiana per cui studenti che per la maggior parte non leggono saggistica né giornali devono scrivere un saggio breve o un articolo di giornale” (dall’Internazionale)? Certo è che chi non sa fare tesi di laurea e non si accorge che 6 ore – per quanto tante – sono pur sempre 6 ore, non può capire l’utilità di un saggio breve rigorosamente impostato durante le ore curricolari. E sembra in effetti un po’ un paradosso che il Ministero metta in difficoltà gli studenti dopo essersi inventato il vero nonsenso della campagna #nopanic: (da notare lo smile c: perché, sì, anche noi del ’58 siamo millennials). Un Ministero che sembra trattare come deficienti i suoi studenti non può di certo metterli in difficoltà, vi pare? Dove sta quindi il problema, se perfino un po’ di tempo fa i professori universitari si sono lamentati che i ragazzi non sanno scrivere?

Come al solito il problema starebbe (il condizionale è d’obbligo) in alto. Dicono tutti così: chi siamo noi per non dirlo? Una volta all’istruzione c’era Gentile, il filosofo rivale di Croce padre dell’esame di maturità, oggi un ministro (anzi: ministra, perché il sesso è importante solo ultimamente) la cui laurea è stata messa in discussione. Senza parlare delle recentissime polemiche sulla corretta grafia di “tracce” (ma l’avrà scritto davvero di suo pugno? Sta di fatto che poverina ci ha rimesso la faccia!), dei ministri e delle loro lauree, la questione su cui soffermarsi è un’altra.

La scuola italiana è il vero problema: un’impostazione che col tempo forse tende a diventare troppo semplicistica, troppo rispondente alle richieste degli studenti. Un “date a Cesare quel che è di Cesare”? Forse una scuola davvero “no panic”, dove – ed forse è questo il nocciolo della questione – gli studenti sono sottovalutati? Una prova. A quanto pare – ma le informazioni a riguardo, come al solito, sono sempre molto vaghe per farsi un’idea definita – questo sarebbe l’ultimo esame che si svolgerebbe secondo le modalità del D. M. n.139/2003 sopracitato. Infatti, a partire dall’anno prossimo o forse dal 2019, l’esame di maturità cambierà le sue modalità di svolgimento a seguito della riforma della “Buona Scuola”, il cui progetto alternanza scuola-lavoro, presentato come l’ancora di salvezza dei giovani italiani, è stato recentemente preso d’assalto per l’esito fallimentare e deludente che ha riscosso fra gli studenti. Stando alla Gazzetta Ufficiale, molte saranno le novità, come l’accesso all’esame con la sola media dei voti sufficiente, l’introduzione di quella chimera che ha nome Invalsi, l’eliminazione della terza prova e l’aumento dei crediti scolastici, oltre a tutte le nuove modalità di finanziamento e reclutamento docenti. Ma forse sarebbe meglio smettere di fare pronostici e sorprenderci soltanto quando ci verrà servita sotto gli occhi la pietanza a sorpresa.

Sembra proprio che una riforma giusta, che accontenti tutti non esista e la scuola italiana sia destinata a cambiare faccia ogni tre per due. E forse, il fatto che il termine “maturità” oggi non sia altro che un relitto di un atavico retaggio culturale della scuola che fu, è proprio un segno che i tempi stanno cambiando. Oggi la “maturità” o “matura” è meglio nota agli atti come “Esame di Stato” perché, e questo è quello che conta, la maturità viene dopo. E’ proprio il caso di dire che, in tutti i sensi, c’era una volta… La maturità.

Noi di Social Up! cogliamo l’occasione per fare un grande in bocca al lupo a tutti i maturandi che oggi affronteranno la seconda prova. Forza e coraggio: la gloria (e le vacanze ad Ibiza) vi attendono! Altro che #nopanic:. Andatevene a Formentera!