Tradizione, arte, moda: il Kimono giapponese

着物 –Il kimono

E’ chiamato la “cosa che si indossa” (着る “Indossare” e 物“Cosa”) ed è il simbolo stesso dell’abbigliamento del Sol Levante ma è famoso in tutto il mondo per l’unicità delle sue caratteristiche estetiche e sociali. Perché il kimono è molto più di un capo da indossare; è un linguaggio non verbale, pura arte della seduzione che accarezza le sinuosità delle movenze di chi lo indossa. Sono infatti i materiali più pregiati a venire a contatto con la pelle, con fodere di seta purissima e ricami delicati, più preziosi dei tessuti esterni, ma ammirati solo da chi ne ha il permesso.

In particolare per la donna, la scelta del tipo di kimono racchiude numerosi simboli e sottili messaggi sociali, comprensibili solo da chi ne ha la cultura come il periodo storico, la stagione, il livello di formalità e la natura dell’evento in cui è stato indossato, l’età, lo stato civile e il rango di chi l’ha indossato. I kimono tradizionali vengono realizzati da un singolo rotolo di stoffa, il tan, il quale da finito consiste di quattro larghe strisce di tessuto, due per il corpo e due che vanno a formare le maniche, conferendogli la tipica forma a ‘T’. A differenza dei kimono da donna che non hanno taglia ma vengono adattati alle forme della donna, i kimono da uomo sono disponibili in varie taglie.

Per cultura, le donne nubili indossano kimono con maniche estremamente lunghe che arrivano fin quasi a terra, chiamato furisode,a differenza delle donne sposate che prediligevano colori meno vistosi e maniche corte e strette, più pratiche per svolgere le mansioni di casa. E’ importante che si chiuda sul corpo con il lembo sinistra sopra a quello destro, ad eccezione che ai funerali e fissato da un’ampia cintura simile a una fusciacca annodata in vita chiamata obi(帯). La lunghezza ideale del kimono da uomo dovrebbe arrivare alle caviglie senza essere piegato in vita, mentre quello da donna viene accorciato semplicemente ripiegandolo con perizia sotto l’obi, con la tipica ripiegatura ohashori.

Inoltre il kimono viene abbinato a calzature tradizionali quali gli zori, (草履): sandalo in pelle,stoffa o fibra, e a dei calzini chiamati tabi(足袋) .

I kimono tradizionali sono cuciti a mano da sarte specializzate nel maneggiare i tessuti usati più preziosi e delicati. Lo yuzen, un tipo di tintura prodotta con una pasta di riso, lo shibori e la pittura a mano servono a creare le meravigliosi decorazioni che caratterizzano questi abiti; dalle fantasie ripetute regolarmente a motivi geometrici fino alle eleganti tele con motivi floreali, il tessuto diventa la tela bianca di artisti senza tempo.

I kimono e le cinture obi sono tradizionalmente fatti di seta, broccato o satinato (come il rinzu) sono i tessuti prediletti per i kimono più pregiati e raffinati, utilizzati per le grandi occasini, ma i kimono moderni sono disponibili anche in tessuti meno costosi e meno delicati, come quelli fatti di cotone,il poliestere o altre fibre sintetiche.

 Dalla Cina con furore:la storia del kimono

La storia e lo sviluppo di questo indumento sono largamente influenzati dall’abbigliamento tradizionale in uso in Cina. La corte giapponese, ansiosa di diventare uno stato “moderno”, inviò numerosi ambasciatori in Cina per importarne la cultura e le tradizioni ,tra cui la moda, seguendo così i modelli del 呉服 Gofuku, ovvero dell’abbigliamento indossato dai cinesi del glorioso periodo Han, la dinastia più celebre della Cina contemporanea all’Impero Romano. Fu comunque nell‘VIII secolo che il costume cinese divenne popolare in Giappone. 

Durante il periodo di isolamento che segue, il Giappone sviluppa una cultura propria, un’estrema sensibilità per l’arte e la bellezza. Gli abiti diventano rigidi e voluminosi, composti da innumerevoli strati sovrapposti, scelti in colori diversi ma perfettamente armoniosi tra loro, che rispecchiano le stagioni e gli stati d’animo.

Mentre in Giappone il kosode, l’antenato del kimono, considerato ancora parte della biancheria intima, comincia ad essere indossato senza gli hakama e fissato in vita dall’obi. Durante il periodo Edo le maniche iniziarono ad allungarsi e l’obi iniziò a diventare più largo, con nodi e allacciature elaborate, particolarmente scenografiche per le geisha.

Da allora la forma base del kimono maschile e femminile è rimasta essenzialmente immutata.

Negli anni 20 nasce il kimono meisen, prêt-à-porter, venduto nei grandi magazzini e comprato dalle donne che amano i colori e i motivi della tradizione ma emancipate allo stesso tempo. Il bisogno impellente di produrre bozzoli di seta per grandi economie di scala, gli standard qualitativi si abbassarono, ma fu proprio questo il motivo per cui le famiglie giapponesi si ritrovarono con seta di seconda scelta in grande quantità, ad uso personale perchè non poteva essere esportata. il design originale del kimono meisen, con i suoi motivi dirompenti, può essere giustificato come la risposta tessile alle correnti artistiche quali l’ impressionismo, il cubismo, e il futurismo italiano. Nella prima metà del Novecento il kimono meisen riscuote un enorme successo in tutto il Giappone e oggi oggetto di rinnovato interesse.

Lucrezia Vardanega