Brani dell’Aguilera per torturare

Nuove indiscrezioni sulle torture inferte dai militari Usa a Guantanamo. Dopo le iniezioni forzate e gli interrogatori sotto le minacce dei cani, il settimanale Time svela un nuovo e bizzarro retroscena delle atrocità del penitenziario…
Nuove indiscrezioni sulle torture inferte dai militari Usa a Guantanamo. Dopo le iniezioni forzate e gli interrogatori sotto le minacce dei cani, il settimanale Time svela un nuovo e bizzarro retroscena delle atrocità del penitenziario. Per non far prender sonno ai carcerati e per distruggerli moralmente, i secondini americani diffondevano a tutto volume i successi della popstar Christina Aguilera.

Senza precisare se il “tormentone” di Guantanamo sia la sensuale “Beautiful” o la più militare ed appropriata “Fighter”, il periodico americano contribuisce così ad alimentare il già acceso dibattito su un’eventuale e imminente chiusura del carcere Usa a Cuba. A Gitmo, così viene spesso chiamato il penitenziario americano, secondo un documento segreto di 84 pagine arrivato nelle mani del Time, per ottenere confessioni spontanee dai circa 520 “combattenti nemici”, i militari Usa avrebbero utilizzato gavettoni, videocassette con gli attacchi alla Torri Gemelle e vietato spesso agli ex Taleban il permesso di andare al bagno.

Torture tutte confermate dalle testimonianze del prigioniero numero 063, Mohammed al Qathami, considerato il ventesimo terrorista degli attacchi al Wtc e al Pentagono. Si tratta di un documento preciso, in cui viene raccontata quasi minuto per minuto la prigionia del detenuto afgano. Stando al documento segreto, per umiliarlo e per ricavare informazioni preziose, i responsabili degli interrogatori Usa gli chiedono di abbaiare e di ringhiare davanti alle foto di altri terroristi, lo obbligano a farsela addosso, gli vengono tagliati barba e capelli, minacciandolo con dei cani feroci. Catturato in Afghanistan, Qathami aveva tentato di entrare negli Stati Uniti nell’agosto 2001, un mese prima degli attacchi dell’11 settembre, ma era stato rimandato indietro perché non aveva il biglietto di ritorno. L’ipotesi di una chiusura del carcere di Guantanamo sembra sempre più vicina, anche all’interno della casa Bianca.

redazione