“Birra Vale la Pena”, il progetto che trasforma i detenuti in mastri birrai

I sondaggi lo confermano: lavorare durante la pena detentiva riduce drasticamente le possibilità che un detenuto torni nell’illegalità una volta libero, perché si ha una chance di guardare oltre le sbarre, poi difficilmente questa seconda occasione viene sprecata. Consci di questo e motivati da un’incredibile voglia di aiutare, considerando anche le condizioni di vita nelle carceri italiane, i volontari dell’associazione no profit “Semi di Libertà”, fondata nel 2012 da Paolo Strana, mette in atto il progetto “Birra vale la pena”, grazie al quale nove detenuti sono stati formati alla professione di mastro birraio.

I protagonisti sono i detenuti di Rebibbia in regime di semi libertà che hanno potuto frequentare i corsi di formazione professionale presso l’Istituto Agrario Sereni di Roma, dove è stato impiantato il birrificio, grazie al co-finanziato dal Ministero dell’Istruzione e dal Ministero della Giustizia, che sovvenzionano rispettivamente l’istituto e i corsi di formazione. Tirocini e lezioni con agronomi e mastri birrai da una parte ed educazione alla legalità, al consumo responsabile dell’alcool e ai valori dell’accoglienza e dell’inclusione sociale. Come sottolinea lo stesso Paolo Strani, infatti, “L’etichettatura delle bottiglie era realizzata in team con i ragazzi diversamente abili dell’Istituto”.

Noi di Social Up ci eravamo già occupati di Birra Vale la Pena, riuscendo ad intervistare il Presidente dell’associazione Paolo Strani, che gentilmente si era prestato a rispondere alle nostre domande e a soddisfare la nostra curiosità. Ma perché oggi ne parliamo nuovamente?

Dopo diversi premi nazionali e persino il riconoscimento estero per la sua forza innovativa, purtroppo il progetto ha subito una battuta d’arresto nel Marzo 2015: il birrificio, infatti, è stato sospeso per permettere di aggiornare alle normi vigenti l’impianto di depurazione del laboratorio. La formazione dei detenuti è stata così messa in stand-by, come la produzione della birra e la sua vendita, causando una grande diminuzione dei fondi stanziati per il progetto. La fine dei lavori, iniziati, purtroppo solo nel corso di questo anno, è prevista per il 18 Dicembre con la riapertura del laboratorio subito dopo le vacanze natalizie. Intanto la Onlus e il MIUR si incontreranno per stabilire i termini della convenzione, scaduta nel frattempo.

La voglia di ripartire è tanta, sia da parte degli organizzatori, sia da parte dei ragazzi che hanno voglia di rimettere le mani in pasta, anzi “in birra” in questo caso, e continuare il progetto. Con il riavvio dell’iniziativa si accende nuovamente la speranza di un futuro migliore per tanti detenuti, che nella legalità, vogliono trovare una via di fuga. Anche noi di Social Up ci uniamo a questo appello, certi del fatto che questo straordinario birrificio presto rialzerà le saracinesche.