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Billie Eilish racconta gli effetti collaterali della fama in Happier Than Ever

Chi credeva che con “When We All Fall Asleep, Where Do We Go?” Billie Eilish aveva già raggiunto il picco di successo mondiale dovrà presto cambiare idea, perché la cantante, pluripremiata nelle ultime edizioni dei Grammy, ha appena rilasciato il suo miglior progetto discografico, Happier Than Ever, una raccolta di paure, sogni e delusioni che proiettano Billie Eilish sull’olimpo della musica pop, quella di qualità e considerata da tutti senza tempo.

La nascita di questo nuovo disco, il secondo ufficiale nella carriera della giovane cantante di Bad Guy, è una conseguenza diretta dell’enorme successo maturato da Billie Eilish in pochissimi anni. Di fatti, dopo il rilascio di Don’t Smile At Me, primo EP pubblicato all’età di soli 16 anni, la carriera di Billie ha preso il salto, e nel giro di soli 2 anni ha preso una forma totalmente differente, riuscendo a diventare uno dei nomi di punta in tutte le celebrazioni musicali più celebri, oltre che una presenza fissa nelle classifiche di tutto il mondo ed un’incredibile potenza in quanto a vendite e streaming.

Ma quanto è costata la fama ottenuta in così poco tempo che, inevitabilmente, si è scontrata con la sua adolescenza, nonché con gli anni migliori e più attesi dai ragazzi della sua età?

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È proprio da questo successo inaspettato, e a tratti feroce, consolidato anche dal dominio degli scorsi due anni con il suo primo progetto discografico When We All Fall Asleep, Where Do We Go?, trainato da singoli acclamati dalla critica come Bad Guy e When The Party’s Over, che Billie Eilish ha avuto modo di riflettere sul senso e lo scorrere della sua ancora giovane vita, arrivando alla conclusione che, nonostante i suoi enormi vantaggi, il successo così massivo le abbia “rubato” tanti momenti che nessuno le potrà più restituire, non almeno in quella fase della vità così importante come l’adolescenza, fondamentale nella vita di ogni persona.

Happier Than Ever è un disco di critica e denuncia, sentimenti mossi, in entrambi i casi, alla vita frenetica che la giovane cantante, al giorno d’oggi diciannovenne, si è trovata a vivere da un momento all’altro. Tutto ciò è nato insieme alla sapiente mano di suo fratello Finneas, da sempre fedele collaboratore di Billie Eilish e uno dei più grandi cantautori dell’attuale musica pop statunitense.

Lanciato al pubblico con i primi singoli, tutti e tre acclamati da pubblico e critica, My Future, Therefore I Am e Your Power, Happier Than Ever si è presentato esattamente come un progetto discografico consolidato e coerente, una playlist da ascoltare rigorosamente in ordine, così come consigliato dalla stessa cantante, che unisce sapientemente il bedroom pop tanto amato dalla cantante con suoni a volte più cupi, ma anche maturi, arrivando così a poter raccontare l’effettiva crescita che Billie Eilish ha maturato in questi ultimi anni.

Tuttavia, nonostante la fama, Billie Eilish è sempre rimasta la stessa ragazza con i suoi sogni nei cassetti, umile e vera, e lo dimostra nel secondo brano del disco, I Didn’t Change My Number, in cui afferma che rimanere fedeli alla propria persona è una sua prerogativa essenziale, indipendentemente dal ruolo che la vita le assegni o assegnerà in futuro.

L’assenza di feat rende il progetto ancora più reale e personale, segno della volontà della cantante di raccontare ai propri fan solamente le sue sensazioni, senza contaminazioni esterne. D’altronde, anche se ci fossero state la possibilità e volontà di collaborare con qualche artista, ogni tentativo sarebbe stato superfluo, in quanto la presenza di suo fratello Finneas avrebbe colmato da subito quest’assenza con la sua sapiente ed invidiabile penna.

Siamo sicuri che Happier Than Ever rappresenterà per Billie Eilish l’ennesimo successo della sua carriera, e la prossima edizione dei Grammy dovrà essere il primo dei tanti traguardi da ottenere con questo stupefacente progetto.

Top ?: Your Power, Getting Older, Billie Bossa Nova, Oxytocin

Flop ?: /

Voto: 9.5/10

Marco Russano