Bacha Bazi – Gli schiavi sessuali in Afghanistan

Bacha Bazi, termine in lingua persiana che significata letteralmente “gioco per bambini/giocare/essere interessato ai bambini” da بچه bacha “bambino”بازی bāzī “gioco”. Una parola apparentemente innocua ma che dietro nasconde la più vile delle azioni, la vendita di bambini e ragazzi a potenti uomini afghani per farne schiavi sessuali con cui circondarsi per dimostrare il proprio status symbol. In Afghanistan è infatti una pratica altamente diffusa, in cui i capo tribù ma anche esponenti della politica o dell’esercito creano veri e propri harem di questi ragazzini, spesso in età prepuberale, quale simbolo del proprio potere.

Esiste un vero e proprio commercio di questi schiavi bambini che vengono venduti in appositi mercati, come se fossero una banale merce di scambio, o semplicemente vengono prelevati o rapiti dalla proprie famiglie. I ragazzi sono costretti solitamente a vestirsi da donne per danzare e “servire” il loro padrone, per poi essere successivamente violentati e seviziati in ogni modo. Spesso sono gli stessi ufficiali di polizia a rapire i giovani e costringerli a prostituirsi per i propri piaceri personali.

Una pratica barbara che è stata documentata anche dalle testimonianze di numerosi militari americani che hanno dichiarato come all’interno delle stesse basi i comandanti afghani detengano questi bambini che violentano e torturano regolarmente dietro il silenzio dell’amministrazione statunitense che ha diramato l’ordine ai propri soldati di non intromettersi negli affari afghani. Il rischio è di creare attrito con gli alleati in una situazione già esplosiva come quella afghana, essendo la pratica del Bacha Bazi antica e ben radicata nella società tribale del paese. Recentemente, ha suscitato notevole scalpore l’intervista del New York Times ad un ex comandante delle forse speciale americane, Dan Quinn, il quale ha dichiarato di essere stato allontanato dall’esercito per aver picchiato, assieme ad un commilitone, un comandante afghano che teneva prigionieri alcuni ragazzini per pratiche sessuali. Quinn ha anche asserito di aver ricevuto pressioni da parte delle alte sfere dell’esercito per non divulgare la notizia e di aver subito successivamente un mobbing regolare che lo ha spinto ad abbandonare le forze armate.

Una affermazione simile a quella di Gregory Buck Sr, padre di un militare americano ucciso in Afghanistan, che ha riportato la testimonianza del figlio che prima di morire scriveva al genitore che i comandanti e militari afghani tenevano segregati dei ragazzini all’interno della base, “Di notte li sentiamo urlare, ma non possiamo fare nulla” queste le sue parole. Una situazione drammatica che spinge molti ad interrogarsi se le attuali autorità afghane sia tanto migliori dei talebani cacciati nella guerra del 2001. Lo stesso Quinn ha dichiarato durante l’intervista “il motivo per cui siamo venuti in Afghanistan è stato per combattere i talebani, per le terribili cose che facevano, ma tutto è inutile se poi mettiamo al potere persone che commettono azioni peggiori delle loro”.

Fulvio Mammana