Intervista Paolo Noise, una carriera eclettica all’insegna dello spettacolo

Paolo Noise, milanese di nascita e classe 1974, ha da sempre avuto il dono dell’ecletticità.

Un vulcano di idee, determinato e con quella giusta dose di pazzia artistica è diventato ben presto uno degli speaker radiofonici più amati e divertenti della radio italiana. Fin dagli esordi televisivi, successivamente, con il suo approdo nello Zoo di 105, è stato in grado di donare all’interno del panorama artistico italiano quella sfrontata consapevolezza che il mestiere radiofonico richiede il saper divertire senza però dimenticare la qualità e l’aspetto sociale. E’ riuscito attraverso la sua genuinità e la sua non indifferente cultura a rimanere sempre ai vertici di un sistema radiofonico, spesso piatto e monocorde. Tutto questo grazie al suo essere un personaggio unico e dalle innumerevoli capacità e passioni, qualità che lo hanno spinto ad osare su più fronti e ad ottenere risultati soddisfacenti in più campi.
Sebbene tutti noi lo conosciamo come speaker di Radio 105, Paolo Noise è molto di più ed ha avuto un percorso non indifferente all’interno di produzioni importanti, lavorando con grandi nomi dello spettacolo e del mondo televisivo. Noi di Social Up abbiamo avuto modo di fare una bella chiacchierata presso il suo negozio Puff Store a Milano dove sono in vendita liquidi per sigarette elettroniche. Ecco come è andata..

Inizi a lavorare in radio locali per poi intraprendere dal 1999 al 2003 le tue prime esperienze televisive in Rai e nel canale Match Music, lavorando con Isa B per Euromachine e con Fabio Alisei per Neuromachine. Avevi già chiara l’idea di voler diventare uno speaker radiofonico e un dj o avevi in mente altro? Raccontaci i tuoi primi anni.

Il discorso dello speaker radiofonico è arrivato quando Marco Mazzoli si è messo in contatto con me e Fabio Alisei, e ci siamo conosciuti sul set di un programma che facevamo su Rai 2 che si chiamava My Compilation. ,Marco ha visto che eravamo un team e un duo di lavoro molto creativo e ci ha chiesto se volevamo entrare nel suo programma, appunto Lo Zoo di 105 con Leone di Lernia e Wender. In quel periodo io e Alisei eravamo anche in trattativa con Le Iene e c’era già un percorso televisivo che stava prendendo piede. Poi ho iniziato con la radio e ci è piaciuto da subito; abbiamo continuato pensando che fosse un’avventura e invece è diventata la mia professione primaria nonostante la televisione, quella di allora e non quella di oggi che non ha più senso, per me sia stata qualcosa di importante.

Nel 2002 approdi allo Zoo di 105, quindi dalla televisione alla radio. Cosa ha significato per te questo cambio e quanto dell’esperienza nell’emittente televisiva hai cercato di portare nel mondo radiofonico?

Sono due media completamente diversi, come i social network sono un ennesimo media. Ogni media ha i suoi canoni, ha la propria lingua e il proprio modus operandi, la propria espressività.
Ai tempi, quando ho iniziato la radio, io scimmiottavo un po’ quello che succedeva in televisione, lo prendevo in giro in radio ma aveva un senso. Prima dell’avvento dei social network le persone ascoltavano la radio e guardavano la televisione, quindi se in radio prendevi in giro la televisione tutto il pubblico che ti ascoltava sapeva di cosa si stava parlando. Oggi come oggi la radio è un mezzo che inizia ad essere old e le persone che la ascoltano sono le stesse che guardano la tv comunque; la maggior parte del pubblico oggi è più concentrata sui social network quindi ha più senso parlare di quello che si realizza sul web piuttosto che prendere in giro il format televisivo scimmiottandolo in radio. Ai tempi si faceva e guardavi ciò che c’era e trovavi in tv facendo poi la presa in giro, oggi non ha più senso.

Quando uno pensa a Paolo Noise non può che accorgersi della sua versatilità in campo artistico sia davanti alla telecamera che dalla postazione radiofonica. Questa tua ecletticità ti ha portato nella tua carriera a diventare anche autore televisivo. Raccontaci la tua esperienza a Striscia la Notizia per la quale, dal 2006 al 2007, hai realizzato numerosi servizi.

Non ho mai fatto per scelta l’autore di altri, mi è stato chiesto due volte di seguito di farlo per format comici, come anche Colorado. Non ho mai voluto fare l’autore di altri; ho fatto e ho scritto dei format visti anche in televisione, come l’ultimo che abbiamo fatto per Lo Zoo, ovvero Teste di Casting che è un format che ho scritto.
L’esperienza di Striscia è stata molto bella, Antonio Ricci fantastico e in quel periodo per me è stata un’esperienza che mi ha fatto aprire gli occhi su quanto è bella la televisione, quella vera, perchè viene gestita in maniera familiare; infatti, se vai a vedere, il gruppo di Striscia è una enorme famiglia. Qundi è stata un’esperienza molto piacevole che mi ha lasciato dei bellissimi ricordi. Mi spiace che c’è poca tracciabilità in rete poichè è un archivio molto datato, infatti non riesco a postare i miei vecchi servizi. Noi eravamo un po’ trasversali ai tempi quando lo facevamo, eravamo diversi dai canoni classici che avevano loro.

Il 2011 è l’anno della svolta, poichè è arrivata la decisione insieme a Fabio Alisei e Wender di lasciare Lo Zoo di 105 per passare a Deejay Tv, dove hai condotto Trin Trun Tran e il fortunato Fuori Frigo per quattro stagioni.
Come hai vissuto questo periodo di passaggio che ha visto storcere il naso a molti ascoltatori?

A me piace ricordare che Lo Zoo di 105 è un’istituzione e l’ascoltatore dello Zoo fa parte egli stesso dello show. In quel momento la scelta di separarci dipendeva anche dal fatto, mi dispiace parlarne ancora a distanza di anni però, che eravamo in un momento in cui erano dieci anni in cui stavamo insieme notte e giorno e avevamo bisogno di respirare, si stava arrivando ad un meccanismo di attrito che non andava bene. Purtroppo per una serie di motivi diversi la cosa ha preso una piega ccompletamente sbagliata e col sennò di poi mi dispiace sia andata così. Anche se direi che abbiamo recuperato alla grande.

Trin Trun Tran è stato un esperimento che è stato purtroppo massacrato ignobilmente nonostante fosse una trasmissione che aveva una sua dignità ed era molto bella.
Fuori Frigo ha fatto un successo incredibile, siamo stati i primi a far la scimmiottata , quello che è il meccanismo della presa in giro dei filmati divertenti sul web. In Fuori Frigo il filmato in sè non era importante, ma lo era il nostro cazzoneggiare e lo facevamo più che altro in maniera improvvisata. Era quello che facevamo noi ad essere divertente rispetto a quanto accadeva nel video stesso.

Nel corso della tua carriera il rapporto con Fabio Alisei, Wender e Marco Mazzoli è stato molto fruttuoso dal punto di vista professionali ed è chiaro che oltre ad essere colleghi siete amici. Parlaci del tuo rapporto con loro e di come siete cresciuti insieme.

Più che essere cresciuti insieme abbiamo vissuto parallelamente le nostre carriere intersecandoci, però fondamentalmente non dipendiamo l’uno dall’altro. Siamo molto diversi l’uno dall’altro tant’è che adesso all’alba dei quarant’anni c’è uno che fa l’autore di televisione, un altro che si occupa di attività diverse sul web come Wender.. Poi ci sono io che sono un pazzo che fa 364 cose perchè mi piace molto la mia parte eclettica, adoro essere fuori dagli schemi e fare tante cose. Ognuno segue la propria carriera parallelamente, a volte ci si interseca. E’ lo stesso rapporto che ho con Marco, anche con lui lavoro da vent’anni. L’errore è vederci come una cosa unica in realtà sono quattro persone che lavorano insieme da vent’anni. Anche nella parentesi di Radio Deejay non eravamo un trio e ognuno faceva il suo mestiere.

Tu nasci DJ, qual è il tuo rapporto con la musica e che ricordi hai di tue produzioni come il remix di Mr. Saxobeat di Alexandra Stan e la collaborazione con Danti dei Two Fingerz con il brano “Vedo cose che gli altri non vedono”? Cosa ne pensi della situazione musicale odierna?

Io faccio il Dj da ventisei anni e molti spesso mi chiedono “Ma perchè fai anche il Dj?”, faccio più quello forse, ho sempre fatto quello prima di diventare ciò che sono ora.
Sono stato uno dei primi a far cantare Danti in un disco dance ed è una cosa di cui vado fiero. Quando tutti facevano rap e basta io facevo la dance con sopra il rap e poi è nato Gabry Ponte e ha fatto un disastro.. (ridendo ndr)
I soldi con la musica si fanno lo stesso, si è spostato solo l’asset. Prima dell’avvento dei social network la musica la faceva da padroni, oggi devi essere figo, bello, giovane e fare dei bei video. Oggi è il video che trasporta le emozioni e non più principalmente la musica. Infatti ecco perchè nascono i teen idol su youtube, che ha cambiato un po’ gli schemi. Nonostante ciò la musica vive economicamente un altro periodo florido; non vendi i dischi ma vendi il personaggio, le visualizzazioni e tutto ciò che c’è intorno, i concerti che creano like e poi si diventa influencer.

Come è cambiata dal punto di vista di uno che ci ha lavorato e tutt’ora ci lavora la radio e quanto oggi come oggi nella tua professione influiscono i social network?

La radio vive in uno stato di staticità da quindici anni, è rimasta invariata. Le persone che fanno la radio sono sempre quelle, non ci sono delle novità. La radio si è congelata a quindici anni fa, a parte noi che abbiamo avuto quello scossone quando ci siamo separati, ma non è successo nulla di eclatante a livello radiofonico. E’ un media che ha un modo operativo che è completamente diverso dai social network per esempio, in cui un giorno nasce una cosa e tre giorni dopo è finita; la radio vive di continuità, programmazione. Una persona che vuole ascoltare la radio vuole ascoltare quella cosa, si abitua ad ascoltare lentamente, si affeziona e non la molla più. L’unica innovazione che ha avuto la radio è stato il passaggio dalle segreterie telefoniche alla messaggistica istantanea; in riferimento a questo ho provato a creare un’applicazione che ha tutte le carte in regole per diventare una rivoluzione nell’interazione in real time con i media.  Un’app che vuole fare in modo che l’ascoltare diventi conduttore allo stesso tempo, e fare in modo che i contenuti  si creino in direct.

Che consiglio daresti ad un giovane che approccia per la prima volta al mondo radiofonico e vorrebbe diventare parte di questa realtà?

Vai a lavorare da Mc Donald, fatti due riflessioni e cerca di diventare uno youtuber.

Oltre ad essere un artista poliedrico sei anche imprenditore. Ricordiamo con piacere la linea di abbigliamento di cui sei proprietario e il brand Noise Vape di cui sei testimonial e con il quale produci una linea di liquidi per sigarette elettroniche. Parlaci di questo tuo lato più imprenditoriale.

Quando ho smesso di fumare grazie alle sigarette elettroniche mi sono innamorato un po’ di questo mondo. Piano piano è diventato talemente viscerale che mi è nata la volontà di trasmettere questa cosa al prossimo, perchè secondo me la gente doveva e deve smettere di fumare. Questa cosa mi ha fatto nascere l’esigenza di legare il mio nome ad un brand e divulgare questa cosa attraverso un marchio, così oltre a fare business fare qualcosa di socialmente utile per le persone e non fare la solita magliettina (che comunque sono tornato a fare) o gadget. Forse il veicolo più intelligente è stato quello di associare il mio nome ad una linea di liquidi e questa cosa ha funzionato moltissimo, poichè nel giro di tre anni ho avuto risultati importanti e allo stato attuale posso dire che mi scrivono dalle 10 alle 20 persone al giorno che mi ringraziano di aver aver cambiato la loro vita facendoli smettere di fumare. Questa cosa mi fa molto piacere.
Il discorso imprenditoriale, a prescindere dal fatto che ho una casa di produzione video, che ho una linea di abbigliamento della quale vado molto fiero, è una altro dei campi in cui mi sono buttato.

Hai in progamma altri progetti futuri o qualcosa in cantiere?

Sono molto attivo sui social. Ho avuto una crescita esponenziale e ho fatto record straordinari; ho raggiunto 75 milioni di visualizzazioni se non di più in otto mesi, grazie ad un nuovo progetto, ovvero quello di riportare in auge uno stile di commedia all’italiana che non si vedeva più da trent’anni, ovvero la commedia sexy-trash degli anni ’80.
Ha funzionato moltissimo e tra i miei progetti futuri c’è un implemento di quelle che sono le mie attività social, perchè oggi come oggi penso che i social network siano la più grande opportunità artistica che uno possa avere, non soltanto se si è un bel ragazzo di quindici anni, figo, giovane che attira un determinato pubblico giovanile ma anche se hai delle idee interessanti, se hai l’idea giusta i social possono dare delle belle soddisfazioni.
A me piace molto recitare, mi piace un sacco scrivere e dirigere sketch, ho scritto molti film e li ho proposti a case di produzione ma spesso la loro paura è osare e questo mi ha fatto pensare che alla fine il mio cinema e la mia televisione potevo benissimo averli nel mio smartphone, facendo quello che dico io almeno dimostro a me stesso se avevo ragione o torto. Alla fine il mio prodotto piace moltissimo e questa cosa dispiace perchè si sarebbe potuto farla in un altro modo; d’altro canto è stata una fortuna perchè così ho la libertà di espressione. Per questo l’attività social per me è forse al secondo posto dopo la radio, poichè Lo Zoo di 105 è la cosa più importante che ho nella vita.