Julia Caples: “io sono un vampiro” – Le rivelazioni dei vampiri nel mondo reale

Ma che mani fredde che hai? Ma quanto sei pallido, non riesci a far niente di giorno? Riesci a vivere solo di notte? Ebbene, potresti essere un vampiro. I vampiri esistono e sono fra di noi. In tutto il mondo esistono associazioni e gruppi che condividono lo stesso stato, io sono un vampiro. Si nutrono di sangue umano, vivono soprattutto la notte, sono pallidissimi e freddissimi. In Italia sono oltre 2000 gli iscritti alla associazione Lega Italiana Real Vampires, con sede a Meldola in Romagna, che raccoglie tutti i vampiri italiani, i dati forniti non sempre sono realistici, perchè quando abbiamo provato a contattare l’associazione molto chiaramente ci hanno fatto capire che la loro forza è proprio l’anonimato in cui vivono e la caratterialità decisamente solitaria e discreta di tutti gli associati. 

I vampiri, ci tengono a specificare non sono ne dark o gotici, non seguono nessuna paranoia di gruppo, compresi abbigliamenti particolari che li possano identificare e distinguere, sono vampiri, perchè hanno una temperatura corporea decisamente diversa da tutti gli altri, la loro temperatura è spesso immisurabile secondo i normali termometri in commercio, non possono sopportare la luce del sole, vivono di notte ma soprattutto bevono sangue umano. Privati del sangue umano, sono deboli e non possono sopravvivere a lungo, per cui sono costretti a ricorrere ad enti donatori per poter andare avanti. La prima regola è che il sangue deve essere bevuto direttamente e non tramite trasfusioni. Bere sangue umano conferisce loro forza e bellezza. Le varie associazioni del mondo sono segretamente collegate fra di loro, al momento la lega più importante si trova a New Orleans, qui esiste una vera e propria comunità di vampiri.  Si tratta di persone che affermano di sentirsi molto più forti bevendo sangue umano e nutrendosi dunque della linfa vitale degli esseri umani. La pratica non è illegale e viene realizzata grazie all’ausilio dei cosiddetti “donatori” che offrono gratuitamente il proprio sangue. Negli stati Uniti le associazioni sono sempre più numerose e contano un numero di vampiri sempre più alto. I vampiri sono individui di tutte le età, spesso sono personaggi molto noti per le loro capacità imprenditoriali e di alta competenza culturale. Molti non vivono nemmeno nell’anonimato, fra questi una donna, moglie e madre  diventata celebre Julia Caples, Julia, che si nutre di sangue succhiandolo direttamente dal corpo dei donatori, proprio come un vampiro. Tutto è iniziato quando ha baciato per la prima volta un ragazzo, mordendogli la lingua: “È stato un istinto naturale e il sapore mi è piaciuto. Certo, lui non mi ha mai più baciata”. Oggi per placare la sua sete ha bisogno almeno di due litri di sangue al mese. Secondo gli ultimi dati in Italia sarebbero circa una cinquantina i vampiri che seguono questa pratica, contro i 2 mila iscritti all’associazione. Una piccola parte che però potrebbe aumentare visto che, in base a studi recenti, il fenomeno è in crescita. 

“Mi sento più forte, in salute, con più energia e ancora più bella”

Questo è ciò che afferma Julia, in un’intervista. Ora effettua tale pratica su suo marito Wesley che, ovviamente consenziente, si fa tagliare con un coltello sterilizzato che ha realizzato lei stessa, riferendo che questo la fa sentire più giovane e vigorosa.

Le figlie? La piccola asserisce che “è qualcosa di strano” mentre la più grande, Ariel, afferma che “è abbastanza disgustoso e che ha paura di perdere sua madre per il suo stile di vita”.

Lady Dark dal canto suo, per tranquillizzare la figlia ed il suo pubblico, afferma che tiene a far sempre effettuare analisi del sangue alla sua “cavia”, per essere sicura di scongiurare ogni qualsiasi tipo di virus o malattia.

Essere un “vampiro” ha dunque anche degli obblighi, non solo dei piaceri.

Vampirismo o amore eterno? Pura follia o coraggio di vivere diversamente?

Julia ricorda una frase di Buddha, che ben si riadatta a questo finale: “Non credere in niente, semplicemente perché hai sentito, o perché è tradizione o perché tu stesso l’hai immaginato.

Alessandra Filippello