“Il 4 maggio aprirò il mio bar, non posso più stare chiuso perché devo dare da mangiare ai miei figli”

Tempi duri quelli del coronavirus, alla paura del contagio, si aggiunge la paura della sopravvivenza per la mancanza di lavoro. La vita cambia, ma cosa ci aspetta, quanto durerà, come si dovrà affrontare il cambiamento per garantire il distanziamento, ma al tempo stesso per continuare a vivere, questa domanda ci affligge e non ci da pace. Tutto si è bloccato, i vari decreti dettano i protocolli di quello che si deve fare, quello che si può fare e di come si deve fare. Ma il lavoro di molti imprenditori piccoli e grandi si è fermato, le spese incalzano, la famiglia deve pur mangiare, il coronavirus quante volte ci deve distruggere ed in quanti modi. Abbiamo raccolto lo sfogo di Natale Luna, proprietario di un bar pasticceria a Santa Teresa di Riva a Messina, rilasciato a radio Cusano Campus.

 “Il 4 maggio aprirò il mio bar, non posso più stare chiuso perché devo dare da mangiare ai miei figli. Aiuti del governo? Sono arrivati solo i 600 euro. Io pago 2200 euro di affitto, ieri ho pagato 690 euro di bollette senza aver aperto un giorno l’attività. Per riaprire devo andare a prendere  il prestito, quindi so già di partire con 25mila euro di debito con lo Stato. Perché al nord con tutti quei contagi e quei morti stanno riaprendo e al sud non fanno aprire? Forse vogliono ammazzare definitivamente il sud. Il 4 maggio aprirò il mio bar. Lo farò per i miei figli, per mia moglie e per la mia dignità. Siamo coscienti che quando riapriremo sarà ancora più dura lavorare, ma più si apre tardi e più lontano sarà il ritorno alla normalità. Abbiamo ancora più spese: mascherine, guanti, sanificazione. Le affrontiamo senza problemi, ma lasciateci lavorare. Il giorno 4 apro, ma non è una sfida, io non sono nato per le guerre ma solo per lavorare. Il mio è un grido di protesta. Davanti a me ho un minimarket ancora aperto, alla mia sinistra una merceria, una parafarmacia, sono tutti aperti. La gente è in fila fuori da quei negozi e non può fare la fila al bar per prendersi il caffè. Io ho anche un portico all’aperto. Io non posso più stare chiuso perché devo dare da mangiare ai miei figli, non devo andare in vacanza né comprarmi la macchina nuova.

Aiuti del governo?

Sono arrivati solo i 600 euro. Io pago 2200 euro di affitto, ieri ho pagato 690 euro di bollette senza aver aperto un giorno l’attività. Ho bisogno di liquidità per riempire il locale, per riaprire devo andare a prendere almeno 10mila euro dal fondo del governo. Quindi so già di partire con 25mila euro di debito con lo Stato. Perché al nord con tutti quei contagi e quei morti stanno riaprendo e al sud non fanno aprire?”

redazione