Dove nascono i complotti: l’ABC del complottismo

Perché nascono i complotti? Prima di tutto, i governi e le indagini sui fatti importanti (Torri Gemelle, Kennedy…) non sono mai del tutto esaurienti e lasciano delle falle enormi nelle spiegazioni ufficiali. Questi buchi investigativi nascono sono la porta di ingresso dei complotti. Un valido esempio di questo e proprio l’11 settembre: alcuni testimoni che hanno sentito esplosioni, la termite ritrovata, le immagini video che sembrano manipolate. L’11 settembre è proprio la matrice di tutte le ipotesi complottiste moderne.

E’ come dire: creare un’evento che non può essere chiaramente spiegato, con ipotesi che verranno divulgate creando caos e dubbi. Su 100 tesi magari solo una di esse si avvicinerà al vero evento. Da qui nasce la conseguenza della censura e dell’intimidazione come nel caso sempre nell’11 settembre del vecchio George W. Bush quando disse: “Non accetteremo nessuna etichetta di complotto: questi sono antiamericani“.

Per iniziare, bisogna chiarire a chi non lo sa cos’è il complottismo e chi sono i “complottisti”.

Il complottista o cospirazionista in realtà è una persona convinta che i maggiori avvenimenti di attualità, politica, storia, economia e scienza siano frutto di un complotto organizzato e gestito da gruppi di controllo del nostro pianeta che decidono in questo modo i destini ed il futuro della popolazione mondiale.

Il complottista modello si sente una spanna superiore al resto degli individui: è un “risvegliato”, uno che sa come sono andate le cose e cerca di spiegarle al “popolo bue” che dorme senza rendersi conto di essere una pedina in mano ai potenti. Mentre “gli altri” sono schiavi della propaganda, dei giornali e di Facebook, il complottista è libero, indipendente ed in guardia.

È chiaro che i complotti esistano sin dall’alba dei tempi (l’omicidio di Giulio Cesare, per esempio) e hanno scritto pagine di storia. Prima di accusare di qualsiasi crimine un uomo, un governo, una istituzione religiosa o scientifica bisognerebbe però avere in mano delle prove, almeno dei documenti certi, punti saldi sui quali basare le proprie accuse che, ricordiamolo, sono gravissime.

I teoremi dei complottisti invece sono opere incompiute: nessuna prova, nessuna evidenza documentata, solo supposizioni che trasformano qualsiasi evento in un piano alle spalle della popolazione inconsapevole.

Studiare il complottismo è un utile esercizio psicologico e proprio secondo alcuni psicologi (nonostante la presenza di pochi studi importanti sul problema) la personalità complottista può anche essere legata a disturbi di personalità ben precisi.

Se il complottista gestisce un sito, controlla chi lo visita, traccia gli indirizzi IP, li archivia. Se scopre che una visita proviene da un ufficio istituzionale (polizia, ministero…) afferma di essere sorvegliato, è probabilmente convinto di avere i telefoni sotto controllo e di essere pedinato, esce poco da casa e sorveglia i dintorni della sua abitazione. Da questo punto di vista il complottista può essere definito anche come “fanatico”: non ha mezzi termini, il suo ideale è corretto, quello di chi lo nega è marcio, perverso e falso.

Intendiamoci, la maggioranza di quelli che si dicono “complottisti” sono solo persone con cultura scadente, che colmano le loro lacune con la fantasia ma non è possibile giudicare tutto il fenomeno solo con l’ignoranza.

“Complottismo serio”

E’ fondamentale capire di chi stiamo parlando. Esistono “complottisti professionisti” che spargono allarmi e diffondono “verità” ma che hanno in realtà il solo scopo di trovare clienti per la propria attività commerciale. Questi non sono “paranoici” ma semplicemente furbi venditori. Chi invece sta male all’idea di essere controllato dal “nuovo ordine mondiale” o perché tra qualche mese la Terra sarà invasa da rettili alieni ha probabilmente alcuni lati della personalità da rivedere.

Un esempio potrebbe essere quello di Wikileaks che da semplice servizio di documentazione giornalistica è diventato un riferimento per l’ufficializzazione di veri e propri crimini governativi o di importanti eventi mai diffusi pubblicamente, tutti documentati e con riscontri certi, difficili da smentire, ufficiali.

Questo sarebbe “complottismo” serio, quello che sparge il web di paure e bugie invece è gossip, nè più nè meno. Guarda caso, i “complotti svelati” (traffico d’armi, vittime civili in guerre, incidenti mai rivelati, documenti mai pubblicati…) da Wikileaks non vengono smentiti nemmeno dai potenti governi accusati, quelli “svelati” dai complottisti sono smontabili con una semplice analisi superficiale e con il buon senso. Diffonde fatti talmente scottanti che non è possibile dica la verità.

Nessuno può escludere che un giorno si possa scoprire che un avvenimento importante sia stato nascosto o falsificato da un governo o da un personaggio storico all’intera popolazione. Ma finché non esistono prove, è inammissibile passare per certe delle supposizioni che lanciano dei sospetti così gravi.

Il complottismo ha allora come scopo principale la disinformazione e proprio su internet la diffusione di questi teoremi del terrore ha avuto uno sviluppo incredibile. È stato visto ad esempio che il web è molto più fornito di pagine complottistiche che di siti “culturali” e ci si è chiesti quali potessero essere i metodi per limitare l’ondata di ignoranza e di incertezza che causano queste credenze.

Accanto ai paladini del buon senso e della ragione il tarlo della paranoia è sempre in agguato: esiste un estremismo anche in questo senso, se il complottista è un “paranoico del male”, esistono “scettici” che rappresentano una sorta di “paranoico del bene”. Nulla che vada contro la logica può essere accettato, a prescindere dagli argomenti. Tutto ciò che afferma un complottista è sciocco, senza appello e senza possibilità di ripensamento, chiusura a riccio davanti ad ogni affermazione che abbia solo l’aria di essere “complottista” e chi va contro è matto o delirante…

redazione