Conte proroga le misure restrittive fino al 3 Maggio, riaprono alcune attività

Fremono gli italiani nelle loro case, vogliosi di ritornare a girare per le vie delle loro amate città deserte ormai da quasi un mese. Ebbene le candeline soffiate sulla torta della quarantena segnano 30 giorni di lockdown. Si intravede un barlume di luce alla fine del tunnel ma non si riesce ad afferrare, il motivo è il continuo aumento dei contagiati, la curva sta scendendo ma è lontana dal numero 0.

Dai dati forniti ieri dal capo della Protezione Civile Angelo Borrelli i malati di COVID-19 in Italia al momento sono 96.877, di cui 28.399 ricoverati con sintomi e 64.873 quelli in isolamento domiciliare. Sono 28.470 invece le persone guarite.

Il governo ha scelto la strada della concertazione con i sindacati per le nuove restrizioni. Ha sentito le parti sociali per affrontare il tema delle limitazioni da adottare dopo il 13 aprile, quando scadranno le precedenti misure. Nel nuovo decreto sarà limitata la mobilità degli italiani fino al 3 Maggio; ci saranno pochissime deroghe tenendo conto del distanziamento sociale: una di queste riguarderà librerie e cartolerie, che riapriranno i battenti da martedì, così come i negozi di abbigliamento per bambini, attività forestali e disboscamenti.

Situazione in Italia al 9 Aprile Nel dettaglio: i casi attualmente positivi sono 29.074 in Lombardia, 13.258 in Emilia-Romagna, 11.336 in Piemonte, 10.449 in Veneto, 5.703 in Toscana, 3.253 in Liguria, 3.401 nelle Marche, 3.532 nel Lazio, 2.873 in Campania, 1.978 nella Provincia autonoma di Trento, 2.301 in Puglia, 1.390 in Friuli Venezia Giulia, 1.942 in Sicilia, 1.566 in Abruzzo, 1.315 nella Provincia autonoma di Bolzano, 792 in Umbria, 876 in Sardegna, 765 in Calabria, 609 in Valle d’Aosta, 275 in Basilicata e 189 in Molise.

Il Cura Italia ha preso avvio tra burocrazia e rallentamenti dei server, eppure ancora #andràtuttobene sembra una promessa lontana. Stringere i denti per molti commercianti e famiglie italiane diventa sempre più difficile, il livello di povertà sembra essersi alzato a mezzo miliardo di persone.

Ripartire dipenderà dal comportamento di tutti gli italiani, il rispetto delle regole è necessario per ritornare alla graduale normalità. Dobbiamo attendere per la riapertura delle attività produttive, se prima del 3 maggio ci saranno i presupposti per assumere nuove decisioni.

Sarà istituito un Protocollo di sicurezza per i lavoratori e un Gruppo di lavoro di esperti che dialogheranno con il comitato tecnico scientifico in modo da modificare alcuni modelli lavorativi e organizzativi. Il Protocollo sarà fondamentale per riprendere a lavorare nel modo migliore per il futuro.

Nella conferenza stampa di oggi Conte ha rafforzato la linea d’azione che intende portare in Europa: “Io ho una sola parola: la mia posizione e quella del governo sul Mes non è mai cambiata e mai cambierà”. L’Italia non ha bisogno del Mes, ha dichiarato il Premier. Rifiuta quindi categoricamente che l’Italia possa in qualche modo firmare una linea di credito con l’Europa, la proposta però sul tavolo ricorda Conte riguarda 26 Paesi alcuni dei quali chiedono l’inserimento del Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) anche detto fondo salva-Stati nel piano d’emergenza europea.

In generale si tratta di prestiti a tassi di interesse rigidi che vincolano gli Stati membri che chiedono aiuto. Il funzionamento prevede che lo Stato in difficoltà avanza al Presidente del Consiglio dei governatori del fondo salva-Stati richiesta di assistenza. Il MES chiede alla Commissione UE di valutare lo stato di salute del Paese che ha chiesto aiuto e di definire il suo fabbisogno finanziario. In questa fase l’esecutivo comunitario e la BCE (e se necessario il FMI) analizzano se la crisi di quello Stato può contagiare il resto dell’Eurozona. Dopo la valutazione, l’organo plenario del MES decide di agire e aiutare il Paese in difficoltà (il tutto più o meno nell’arco di 7 giorni dalla data di presentazione della richiesta formale di assistenza) con prestiti.

Tuttavia dopo giorni di tensione ai massimi livelli, l’Eurogruppo trova un accordo e sul tavolo del Consiglio europea arriva una proposta per arginare la crisi economica in cui è sprofondata l’Europa dopo l’epidemia. Potrebbe sembrare un mezzo miracolo diplomatico, in realtà è solo un primo accordo a cui manca buona parte della sostanza che più divideva in questi giorni, cioè gli Eurobond, che vengono rinviati ai leader Ue. Ma sul Mes, altro scoglio, il gioco è fatto: interverrà come prima arma di difesa, e non avrà condizionalità se i Paesi useranno i suoi aiuti per le spese sanitarie. Il Mes quindi sarà opzionale qualora gli Stati vogliono accedervi in questo momento di crisi generale.

Conte auspica ad un fondo proporzionato alle risorse che vengono richieste per le economie di guerra, se arriveremo tardi, afferma, condanniamo tutti i paesi europei. E’ necessaria una cassa integrazione europea, fondi per le imprese e investimenti reali. Ha garantito una comunicazione e dibattito con il Parlamento per quanto riguarda il dialogo tra le istituzioni.

Il difficile meccanismo dell’Unione Europea viene fuori in tutta la sua atroce inadeguatezza, sono giorni cruciali per l’interno continente, a mettersi in gioco è l’unità e la stabilità politica dell’Unione.

Claudia Ruiz