3 film amati di un attore tanto amato: Jack Nicholson

Prolifico, versatile, impeccabile, pluripremiato, indiscutibile, imprevedibile, fuoriclasse, insomma una moltitudine di aggettivi positivi e anche scontati potrebbero definire la genialità di un’icona prima hollywoodiana e poi universale della settima arte come Jack Nicholson. L’attore, invece, sorprende per mezzo della sua simpatia affermando in una delle sue celebri dichiarazioni: “Mia madre non ha mai colto l’ironia nel chiamarmi figlio di puttana.”

Shining
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Dal debutto nel cinema nel 1958 all’ultimo film che l’ha visto partecipe dieci anni fa, pur avendo attaccato le scarpe al chiodo anche per l’età preannuncia già eternità pur vivendo ancora il tempo presente.

Qualcuno volò sul nido del cuculo
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Vincitore di ben tre Oscar, oltre che di svariati altri premi e candidature varie, ricordiamo piuttosto tre film che sono annoverati tra i capolavori del cinema mondiale e che hanno di certo contribuito a consacrarlo interprete di successo.

Professione: reporter
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Anzitutto, cominciamo dalla sua pellicola forse più ricordata e menzionata, “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, anche perché per il ruolo da protagonista in questo lavoro del ’75 riportò uno dei tre Oscar prima citati.

 

 

Nel film di Forman gli attori tutti eccellenti, compreso il nostro protagonista, mostrano le diverse sfaccettature di una follia che è in ognuno di noi e definisce i nostri traumi, la nostra identità, il nostro modo di pensare, finendo così, mediante il rivoluzionario eroe (Jack Nicholson) per sfondare il tabù stesso della pazzia, che non è un male, non è una diversità, e non va neanche definita così, semmai compresa, aiutata, anche se ancora oggi c’è chi emargina e parla di pazzi, ma figuriamoci all’epoca, figuriamoci che bomba dovette essere una simile pellicola!

Shining
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Nello stesso anno lo volle anche il celebre regista italiano dell’incomunicabilità, Michelangelo Antonioni, al fianco della Schneider del bertolucciano “Ultimo tango a Parigi” in “Professione: reporter”.

 

In questa pellicola presentata in concorso a Cannes l’intrigo è solo il pretesto narrativo entro il quale emergono le ricorrenti domande del regista sull’identità dell’individuo. E il nostro Nicholson anche stavolta non delude, ponendosi al servizio di un giallo come divagazione sull’impossibilità di conoscere il reale.

Professione: reporter
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Ma la vera svolta, senza sminuire assolutamente questi due lavori, l’ha avuta nell’interpretazione di Jack Torrance, protagonista di quello che è considerato da molti come l’horror per antonomasia pur trascendendo il genere tradizionale: “Shining” (1980).

 

 

Dunque, sembra piuttosto che il regista Kubrick qui abbia rifatto le regole del genere, restituendo un manifesto di cinema psicologico che ancora in tanti oggi faticano a guardare, mentre molti amano alla follia per svariate scene e personaggi ormai divenuti cult più del lungometraggio stesso.

 

 

Nicholson è perfettamente in grado qui di vestire doppi panni pur restando sempre nello stesso personaggio: uno scrittore che, rapito dal fascino malefico di un luogo, ne viene coinvolto a tal punto da provare a ripetere le azioni di un vecchio massacratore che vi abitava. L’immedesimazione dell’interprete raggiunge qui livelli così assoluti che basterebbe anche solo la visione di questo capolavoro per apprezzare il suo metodo recitativo e restarne semplicemente appagati e coinvolti.

Shining
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Adesso non vi resta che recuperarli o rivederli, ammesso che li abbiate già guardati una volta, che forse non vi basterà!

Christian Liguori