La teoria della panspermia, ovvero la vita che viaggia fra le galassie

C’è un sistema di sette pianeti nell’universo chiamato TRAPPIST-1 che si trova a 39 anni luce dalla Terra e avrebbe potuto, secondo gli scienziati, ospitare forme di vita. Sin dalla scoperta di questo sistema planetario, gli astrobiologi si sono arrovellati sul problema e molti di loro si sono sbilanciati a favore di una risposta affermativa, osservando la presenza di probabili “zone di abitabilità“. Intendiamoci sin da subito: forme di vita non equivale necessariamente ad umani, piante ed animali. Molto spesso, si parla piuttosto cellule, che queste possano o meno svilupparsi in forme di vita più complesse è tutta un’altra storia!

Eppure, l’ipotesi dell’esistenza di uno o più pianeti in grado di sostenere la vita è crollato come un castello di carte di fronte all’analisi delle tempeste elettromagnetiche originate dalla stella TRAPPIST-1, la cui attività impedirebbe la nascita di qualsiasi forma di vita sula Terra: la loro potenza, anche 100 volte superiore a quella delle tempeste solari, investe i pianeti di TRAPPIST rendendo praticamente impossibile la formazione di acqua allo stato liquido o di un’atmosfera.

Ma come è stato possibile, anche solo per un momento, che gli scienziati abbiano pensato che nel sistema di pianeti orbitanti intorno a TRAPPIST-1 vi fosse vita? Una delle teorie più affascinanti a riguardo chiama in campo la panspermia, ipotesi che sostiene la possibilità che la vita “viaggi”, grazie ai corpi celesti, da una parte all’altra dell’universo.

Tra i primi sostenitori dell’ipotesi della panspermia troviamo Manasvi Lingam (Harvard University) e Abraham Loed (Center for Astrophysics della medesima università). Insieme hanno provato a dimostrare, attraverso un modello matematico, la possibilità  che esistano altre forme di vita nell’universo, come racconta lo studio pubblicato su “Proceedings of the National Academy of Sciences“, l’organo scientifico ufficiale degli Stati Uniti d’America. Il modello matematico dimostra che, da un punto di vista probabilistico, è possibile che si siano verificati degli eventi di panspermia. Nel dettaglio, il fenomeno consiste nella diffusione di cellule vitali attraverso comete o altri corpi celesti in tutto il cosmo (l’etimologia del termine infatti deriva dalle parole greche pan, tutto e sperma, seme).

Molto importante è, poi, il legame tra panspermia ed abiogenesi, il processo, ancora misterioso, con cui dalla materia inorganica hanno avuto origine le prime forme di vita. Pensare alla panspermia come ad un evento successivo rispetto all’abiogenesi, è piuttosto intuitivo. Quello più difficile da immaginare è che essa possa essere a sua volta un veicolo per l’abiogenesi. Oltre a consentire la propagazione di microrganismi, infatti, la panspermia potrebbe trasportare da un corpo celeste all’altro anche molecole complesse e facilitare, così, l’abiogenesi.

Come già osservato, è stata una teoria che ultimamente, viste le nuove scoperte dei pianeti di TRAPPIST, ha iniziato a prendere sempre più piede, facendo discutere il mondo accademico. La sostenibilità dell’ipotesi, già studiata nel sistema solare, è stata infatti traslata al nuovo sistema planetario, considerate le similitudini tra i pianeti rocciosi del nostro sistema e quelli che orbitano intorno a TRAPPIST. Considerato il modello matematico sviluppato dai ricercatori americani, che riterrebbe più probabili gli episodi di paspermia nel sistema di TRAPPIST-1, esso avrebbe reso possibile uno studio più approfondito del fenomeno.

Dovremo però attendere una nuova occasione, svanita quella di TRAPPIST-1, ma la panspermia rimane un’ipotesi interessante che sarà studiata ancora per molto tempo.