Il sogno della conquista dello Spazio si è scontrato di nuovo con la realtà: i continui brillamenti di Trappist 1 rendono i pianeti del suo sistema inabitabili.
Ci avevamo creduto anche noi; l’annuncio da parte della NASA della scoperta di ben sette pianeti simili alla terra, orbitanti intorno alla stella Trappist-1, ci ha fatto sognare. Non tutti i sogni, però, sono destinati a realizzarsi, quello di una vacanza fuori dal Sistema Solare sembra, per ora, uno di quelli. Gli ultimi risultati a riguardo, derivanti dall’analisi dell’enorme mole di dati raccolta dalla missione Kepler-2 (K2), ci hanno fornito nuove ed interessanti rivelazioni sulla natura della stella Trappist-1, che per i più audaci e avvezzi alla matematica sono raccolte qui. Non si tratta, purtroppo, di notizie positive dal punto di vista del desiderio umano di conquista dell’universo, ma vale la pena di scoprirle insieme!
Già al tempo della sua scoperta, si vociferava che Trappist-1 fosse una stella dal carattere non facile. Ci si era, infatti, già accorti di come si tratti di una stella nana rossa ultrafredda, un tipo di astro molto più piccolo del Sole, molto meno caldo, ma al contempo molto più attivo dal punto di vista elettromagnetico. Solitamente il temperamento di una nana rossa ultrafredda “migliora con l’età”, ma in piena adolescenza è solita abbandonarsi ad eccessi d’ira, come macchie stellari incredibilmente estese e brillamenti in grado di far impallidire quelli solari per quanto riguarda frequenza e potenza.
I brillamenti di Trappist 1
A pensarci bene, sono tutte informazioni che avrebbero dovuto stroncare sul nascere ogni speranza su un possibile “nuovo mondo” a decine di anni luce dal nostro. Eppure, per poter fugare ogni dubbio mancava ancora un dato: l’età esatta di Trappist-1 non era ancora nota e, quindi, gli scienziati non conoscevano con esattezza a che punto della sua vita fosse. I dati registrati da Kepler, rilasciati appena qualche settimana fa e prontamente analizzati dagli astrofisici di tutto il mondo, hanno posto fine alla questione: la piccola stella è fin troppo piena di vita. Nei 70 giorni di stretta osservazione da parte della missione K2, infatti, sono stati rilevati ben 42 brillamenti di Trappist 1 con potenza da 10 a 100 volte superiore a quella prodotta durante i picchi di massima attività della nostra stella, il Sole.
Il quadro non è per nulla ospitale, soprattutto se si pensa che i sette pianeti del sistema planetario di Trappist orbitano ad una distanza molto ridotta dalla propria stella, a differenza di quelli del Sistema Solare. Risultato di ciò? Ciascun pianeta è investito ogni mese da vere e proprie tempeste elettromagnetiche fino 10.000 volte più intense di quelle terrestri! Un pianeta di massa simile alla terra, investito da un quantitativo così spropositato di energia e con una frequenza così elevata, non ha alcuna possibilità di resistere: tanto una eventuale atmosfera quanto l’acqua allo stato liquido presente sulla superficie sarebbero totalmente spazzati via dalla violenza delle tempeste.
Anche questa volta dovremo farcene una ragione, i sette esopianeti del sistema Trappist1 non sono altro che un ammasso arido di materia, per altro povera di metalli. Se vita può esistervi, è ben lontana da quella a cui ci siamo abituati sul nostro pianeta e, di certo, è incompatibile con la nostra. La conquista dello spazio, però, rimane uno dei più grandi sogni dell’uomo a cui molto difficilmente potremo mai rinunciare.