#siamofatticosì – Perché sbadigliamo?

E siamo giunti alla seconda uscita della rubrica scientifica di “Social Up!” #siamofatticosì! La scorsa volta vi abbiamo raccontato qualcosa sulla paura, adesso parleremo di un fenomeno di cui, probabilmente, vi siete sempre chiesti l’origine: lo sbadiglio! Pensavate si trattasse di semplice noia? Non solo, c’è un motivo ben preciso e vedremo di scoprirlo insieme.

Quale sia la ragione tecnica dello sbadiglio, non è cosa semplice definirla con esattezza: le ricerche in questo campo vanno avanti e, purtroppo, raggranellano risultati poco soddisfacenti, ma non per questo del tutto trascurabili. Niente, dunque, ci vieta di illustrarvi una serie di teorie che, per lo meno, provano a spiegare quello che nessuno sa del tutto ed a sfatare  storiche superstizioni. Lo sbadiglio è, essenzialmente, un riflesso, una reazione involontaria che molto spesso nell’uomo è funzionale al raggiungimento dell’omeostasi, ovvero della stabilità delle proprietà corporee come molte persone hanno teorizzato.  Negli esseri umani, lo sbadiglio è legato soprattutto alla noia o alla stanchezza, ma questo riflesso innato è presente anche in molti altri animali e spesso è indice di fame o di stress. In merito a quale sia la causa fisiologica dello sbadiglio, sono state avanzate molte teorie: alcune lo collegano al raffreddamento della temperatura del sangue, al ripristinare i livelli di ossigeno nei polmoni o addirittura al mantenimento stato di vigilanza. Esploriamo insieme alcune delle possibilità, pur consci di come ancora non ci sia una risposta univoca.

Perché sbadigliamo?

La prima teoria, che è anche, forse, quella oggi più attendibile, è legata alla necessità di “smaltire”  un eccesso di anidride carbonica nel sangue. Sbadigliando, introduciamo nei polmoni un quantitativo d’aria maggiore di quello inspirato normalmente e, di conseguenza, un non indifferente quantitativo di ossigeno. Questo spiegherebbe lo stimolo del singolo a sbadigliare, ma non la capacità dello sbadiglio di indurre gli altri a fare lo stesso. Qualcuno di voi ha sbadigliato guardando la nostra immagine di copertina? Se si, allora siamo già sulla buona strada. Lo sbadiglio è, infatti, davvero contagioso, la scienza ne ha le prove! Per capire perché, gli scienziati hanno preso in considerazione  gli animali che agiscono in branco, caso in cui la socialità ha un valore fondamentale. Se un animale è “annoiato”, la sua reattività agli stimoli esterni diminuisce. Lo sbadiglio potrebbe rappresentare un tentativo del corpo di riattivarsi e mantenere elevata l’attenzione. In questo contesto, lo “sbadiglio contagioso” agirebbe come segnale istintivo in grado di indurre l’intero branco a stare maggiormente vigile! Sembra assurdo, ma potrebbe essere così: lo sbadiglio è spesso segno di noia, ma è ciò che ci tiene svegli!

Un’altra teoria abbastanza accreditata vede nello sbadiglio una via per abbassare la temperatura del cervello, teoria formulata nel 2007 da alcuni ricercatori dell’University di Albany, nello Stato di New York. Nel loro bizzarro esperimento è stato detto ad alcuni volontari di guardare un video in cui alcune persone sbadigliavano e sono state studiate le reazioni del gruppo di spettatori. Stranamente, chi aveva una borsa del ghiaccio sulla fronte o chi respirava dal naso (dunque con un migliore raffreddamento del cervello) sbadigliava di meno rispetto agli altri. Invece, un recente studio dell’Università di Pisa ha collegato lo sbadiglio all’empatia con una persona. A quanto sembra, più una persona è empatica con voi, più i vostri sbadigli saranno in grado di “contagiarla” e viceversa. Il contagio infatti è assente, o comunque molto ridotto, in persone che hanno disturbi che interessano anche l’empatia quali, ad esempio, l’autismo e la schizofrenia. Non a caso è stata osservata parziale sovrapposizione tra le aree del cervello legate all’emotività e quelle interessate durante un “contagio da sbadiglio”.

Altri ricercatori contrappongono alla teoria dell’empatia una teoria dell’età: lo studio fatto da Elizabeth Cirulli in Carolina del Nord vorrebbe sostenere che più una persona è anziana meno tende a sbadigliare. Ciò nonostante, l’età non sarebbe in grado di giustificare lo sbadiglio come riflesso tra gli individui.

Si è anche ipotizzata l’esistenza di fattori genetici, anche alla luce della già mostrata diversa reattività di individui affetti da autismo o schizofrenia, entrambe patologie con una componente ereditaria. A corroborare questa teoria ci sarebbero dati decisamente più complessi incentrati sull’aspetto fisiologico e chimico del cervello, dei neurotrasmettitori e degli ormoni come la serotonina e la dopamina. In sostanza: a seconda dell’attività cerebrale e dei neurotrasmettitori prodotti, lo sbadiglio potrebbe essere più o meno frequente. La frequenza dello sbadiglio può anche essere alterata, secondo molti, da fattori esterni dannosi come il fumo e ictus. Infine, il riflesso dello sbadiglio potrebbe essere ragionevolmente legato ai neuroni specchio, ovvero quelle cellule cerebrali che captano un’azione e la trasferiscono direttamente al sistema motorio dell’individuo, dandoci così la capacità di apprendere e o imitare, quasi involontariamente, i movimenti degli altri.

Anche quello che può sembrare banale, come è un “semplice” sbadiglio, in realtà non lo è per la scienza. Lo sbadiglio, infatti, è contagioso solo per l’uomo e per lo scimpanzé e questa prerogativa potrebbe spiegare la notevole intelligenza dei due. Che dire, la strada per la ricerca di una teoria univoca sul perché sbadigliamo è ancora tutta aperta a nuove idee.