Parigi prima e dopo, la città dell’amore non rinuncia alla sua eternità

E’ molto labile la linea che separa il prima dal dopo, la felicità dal dolore. Un attimo prima sei seduto al bar con l’amore della tua vita, sei a un concerto con i tuoi amici, lavori alla tua scrivania. Un attimo dopo regna il caos, non sai più se ci sei, se continuerai ad esserci, e se mai qualcosa tornerà come prima. E’ la spietata logica del terrorismo, demolire le certezze, colpire l’essere umano negli aspetti che lo rendano tale. Ed è ciò che è successo l’anno appena passato a Parigi, alla città romantica e felice per antonomasia.

Diciassette morti il 7 gennaio 2015, di cui dodici nella redazione del Charlie Hebdo e nei dintorni, una a Montrouge, quattro a un supermercato Hypercacher, e centrotrenta il 13 novembre dello stesso anno, concentrati nel I, X e XI arrondissement e allo Stade de France. Un colpo durissimo, inferto dal sedicente Stato Islamico, che ha visto la Francia piegata dal dolore ma sempre con la testa alta.

Al di là del drammatico bilancio relativo alle vittime, il Paese ha dovuto far fronte, alla fine del 2015, a un altrettanto contraccolpo a livello economico. Se infatti Parigi è sempre stata una delle mete turistiche più gettonate al mondo, questo primato è sceso in picchiata negli ultimi due mesi. Si parla di un calo contenuto dal 30 al 50 % di visite nei centri commerciali, fino a un più contenuto, per quanto drammatico, 20 % in meno di prenotazioni in alberghi e strutture di alloggio. Per non parlare del settore dei trasporti, soprattutto quello aereo, che ha registrato un repentino crollo delle prenotazioni. Comprendendo lo stato di paura e confusione da nazione in nazione, diverse compagnie aeree hanno cercato di andare incontro ai viaggiatori: Air France ha permesso la modifica dei biglietti con data di partenza tra il 13 e il 15 novembre, così anche come Alitalia che ha pur sempre cercato di mantenere una certa regolarità dei voli. Perfino la compagnia lowcost Ryanair ha permesso di modificare a lungo i propri biglietti senza tasse ulteriori.

Parigi, cuore pulsante della cultura europea, rischia la catastrofe culturale, abituata ai numeri da capogiro registrati ogni anno in musei, teatri e opere pubbliche. Per questo motivo, subito dopo i tragici eventi di novembre, la Prodiss – il sindacato Spettacoli e varietà – ha annunciato nuove misure di sicurezza fuori dai luoghi di ritrovo culturale, come per esempio teatri e cinema, con tanto di metal detector e agenti armati, in modo da garantire la sicurezza agli spettatori, e in maniera tale da permettere l’identificazione di ognuno di loro. E allora se cambiano i parigini, cambia anche l’Europa?

L’undici settembre di quindici anni fa è stata la volta degli Stati Uniti, un cratere ha terremotato le sicurezze della società americana, cambiandone per sempre le abitudini e le certezze. L’anno appena passato è toccato nuovamente all’Europa, ancora una volta nel mirino del terrorismo, dopo il violento attentato alla stazione di Madrid, che costò la vita a quasi duecento persone. Ed ecco che ci sentiamo nuovamente tutti chiamati in causa. Perché ad essere uccise sono state persone esattamente come noi. Uomini e donne che erano usciti in un normale venerdì sera per divertirsi, per staccare. Ragazzi che domani sarebbero dovuti andare all’università come noi, fare sport come noi, cenare con la famiglia come noi, chiamare la madre per chiedere un consiglio come noi. Amare e lasciarsi amare, proprio come noi.

Da un lato una viscerale voglia di ricominciare, di reagire, dall’altro la paura di non essere più al sicuro. Perciò, limitare o meno la propria libertà? Poche ore subito dopo gli attentati del 13 novembre, sui più frequentati social network, hanno cominciato a balzare riflessione sull’importanza di non darla vinta ai terroristi, sulla rivendicazione dei propri diritti in quanto esseri umani, primo tra tutti quello di vivere. Perché a essere colpiti sono stati i punti nevralgici della democrazia umana, luoghi di ritrovo, di condivisione culturale. Ha avuto inizio così una guerra innanzitutto interiore, combattuta nel terreno di gioco dove le emozioni decidono di imboccare la strada della rinascita o quella della conservazione.

No, soffocare le proprie passioni è fuori discussione. Rinunciare al piacere di guardare un film d’autore di fronte a un grande schermo con gli amici, al profumo che sprigionano in strada i ristorantini del quartiere latino o desistere all’incredibile armonia dell’intreccio di idiomi che investono le botteghe di Montmartre, non riporterà allo stato di quiete, non renderà meno vulnerabili. Continuare ad amare la vita come prima, se non di più, quello sì, ma è pur vero che dei piccoli accorgimenti potrebbero portarci a muoverci e affrontare questo periodo storico in maniera più consapevole. Evitare la metropolitana negli orari di punta, prediligendo o l’autobus o, quando possibile, una sana camminata. Riscoprire gli angoli delle città turistiche che spesso vengono esclusi dall’immaginario, in quanto surclassati dalle grandi e famose attrattive. Insomma, continuare la propria vita, ma consci dei pericoli di cui, volenti o nolenti, dobbiamo riconoscere l’esistenza. Ma finché la sete di ripresa e di rinascita muoverà i cittadini delle piccole e grandi città, allora la cultura continuerà a sbocciare di strada in strada. E per stare al suo passo, condividiamo alcuni eventi che vedranno come protagonista la dolce ed eterna Parigi, legata, in alcune di queste esposizioni, all’Italia.

Fino al 25 gennaio 2016, il Museo Jacquemart-André riconferma la sua passione per l’arte italiana con l’esposizione “Florence, portraits à la cour des Médicis”, ripercorrendo le principali linee stilistiche fiorentine del XVI secolo.

Chiuderà il 31 gennaio, alla Pinacoteca di Parigi,  la mostra Leonardo Da Vinci, il Genio – i segreti rivelati dal Codice Atlantic che mostra le molteplici sfumature del lavoro e della personalità del grande Leonardo Da Vinci e molti dei misteri del Codex Atlanticus.

Fino al 29 febbraio la mostra “Renzo Piano Building Workshop” sarà visitabile al Palais Chaillot di Parigi, una imperdibile occasione per scoprire l’universo dell’architetto italiano nato nel 1937, a cui è stato assegnato il Premio Pritzker Architecture nel 1998.

Sempre fino al 29 febbraio, però al Grand Palais di Parigi, sono in mostra un centinaio di capolavori di Picasso, alcuni dei quali mai esposti.

Dal 2 ottobre al 7 febbraio 2016, il museo di Arte Moderna della città di Parigi (Mam Paris) ospita una mostra dedicata al celebre Andy Warhol e alla serie di pitture da lui realizzate, le Ombre, che è per la prima volta esposta al di fuori degli Stati Uniti.

redazione