Il doppio volto di Walt Disney; quando messaggi subliminali occulti entrano nelle fiabe

Parleremo, in questo articolo, di un argomento che molti nostri lettori ed amici di redazione ci hanno chiesto di trattare, in quanto molto particolare e dalle sfaccettature dal sapore a volte terribilmente sinistro: i messaggi subliminali ed occulti di varia natura presenti nelle opere di Walt Disney.
Prima di cominciare ad esaminare la questione, ci teniamo a precisare che il nostro atteggiamento nello stilare questo post è di assoluta neutralità, considerandoci sia fans del genio e della maestria della “Disney”, sia amanti della verità e del mistero e della correttezza dell’informazione; per questo abbiamo deciso di raccogliere tutte le prove che secondo noi hanno un fondamento di concretezza, tralasciando quelle speculazioni che girano per la rete che sono evidentemente faziose e senza fondamento alcuno.
Inoltre vi informiamo che il contenuto della nostra indagine non è piacevole al 100%, dovendo usare immagini e termini “forti” legati soprattutto alla sfera sessuale; quindi se ritieni di poter esserne offeso, ti invitiamo a non proseguire oltre nella lettura.
Tutto parte da un fatto incontrovertibile e comprovato; forse non tutti sanno che nel 2004 la “Disney” ha pagato ben 70 milioni di dollari per far concludere un processo che li vedeva accusati di satanismo, distribuzione di immagini pornografiche ed istigazione alla cocaina, perpetrati principalmente attraverso messaggi subliminali nascosti nel film di animazione.
La parola “subliminale” deriva dalle parole latine sub = sotto e limen = soglia e sta ad indicare uno stimolo che penetra nella mente umana al di sotto della soglia di apprendimento o della consapevolezza; si riceve, in pratica, un messaggio in maniera non evidente, del tutto inconsapevole. I messaggi subliminali di tipo sessuale sono molto diffusi nel campo pubblicitario ed il loro scopo è quello di attirare l’attenzione dei consumatori. Per quello che riguarda i cartoni animati, inserire elementi fallici o vulvici spingerebbe, secondo la tesi freudiana a spingere maschietti e femminucce a “simpatizzare” per quel dato cartone, ovviamente, sempre a livello inconscio. Strano a dirsi, ma si è scoperto che le simbologie falliche attraggono gli uomini, mentre le donne vengono attratte da simboli che richiamano la sessualità femminile.
E veniamo al punto. Walter Elias Disney, meglio noto come Walt Disney, nacque nel 1901, a Chicago; è stato uno dei personaggi più brillanti ed influenti del secolo scorso e a lui dobbiamo la creazione di Disneyland, il più famoso parco a tema. Non solo, fu il primo ad accostare nel cinema la musica alle immagini, fu produttore, regista, sceneggiatore, doppiatore e showman a tutto tondo. Ma, nell’immaginario collettivo, Walt Disney è colui il quale ci ha lasciato in eredità personaggi immortali, il più famoso tra i quali è Topolino, che qualcuno indica come suo alter-ego, e fiabe senza tempo; non esiste bambino al mondo che, almeno una volta nella vita, non sia rimasto incantato da una delle tante storie dei suoi tanti film d’animazione. Una persona encomiabile, penserete voi; bhè, considerate molte testimonianze attendibili, si potrebbe dire “tutt’altro”. Ad approfondire le conoscenze su Walt Disney, parrebbe che costui sia stato un vero e proprio genio del male. A smascherare la vera natura del più grande produttore del secolo scorso, ci ha pensato la biografia non autorizzata di Marc Eliot nel libro “Walt Disney: il principe oscuro di Hollywood”, che il New York Times si apprestò a studiare a fondo, verificandone la veridicità dei contenuti; da quelle pagine si scoprì la personalità di un uomo alcolizzato, nevrotico, depresso, impotente. E razzista, ma questo non sembrava certo un segreto; sapevano tutti che nell’entourage della Disney, per volere del capo, non potevano entrare neri ed ebrei; e non era neppure un segreto che fosse una spia in forza all’FBI di presunti sovversivi e filo-comunisti. Nel 1941, quando alcuni animatori Disney scioperarono, secondo diritto, Walter acquistò un’intera pagina di Variety sulla quale accusava i leader sindacali di rivolta comunista. Sembra oramai accertato che fosse anche un massone ed un satanista e che abbia lasciato delle prove nelle sue creazioni. A questo proposito, potete visionare il breve video seguente.

Nel filmato vengono evidenziati gli elementi che comproverebbero l’appartenenza di Walt Disney alla massoneria ( la squadra ed il compasso ) e al satanismo ( il numero 666 della Bestia e le corna, tratti da “Cenerentola” – 1950, “Biancaneve e i sette nani” – 1937, “La Bella e la Bestia” – 1991, “Fantasia” – 1940 ).

Ma torniamo ai fatti che portarono al processo a carico della “Walt Disney Production”; nel marzo del 1995 un bambino di quattro anni di New York, così almeno narrano le cronache, stava guardando il film a cartoni animati della Disney del 1994 “The Lion King”, uscito in Italia con il titolo “Il Re Leone”, quando ad un tratto disse alla madre di aver intravisto la scritta «S E X» scorrere velocemente in una sequenza del cartone animato. La scena in questione ha luogo a circa tre quarti della pellicola: dopo un dialogo con gli amici Pumbaa e Timon, il giovane leone Simba pensa sconsolato alla morte del padre Muphasa, sale su di uno spuntone di roccia e si accascia su di esso. Questo repentino movimento produce un turbinio di polvere nell’aria, che per un istante forma la scritta «SEX», leggermente inclinata a sinistra.

Ma il messaggio subliminale sarebbe già presente nella locandina di presentazione; quelli che dovrebbero essere il naso e la fronte del felino, altro non sarebbero che la silhouette di una donna nuda.

L’8 gennaio 1999, la Disney ha annunciato il ritiro dal mercato della videocassetta, versione Home Video, del cartone animato del 1977 “The Rescuers”, uscito in Italia con il titolo “Le avventure di Bianca e Bernie”, perché essa conterrebbe una «riprovevole immagine che passa sullo sfondo». In effetti, dopo circa 38 minuti dall’inizio del film a cartoni animati, mentre i due roditori planano tra i grattacieli nella scatola di sardine allacciata al dorso dell’albatros Orville, in due fotogrammi non consecutivi, in una delle finestre, appare l’immagine fotografica di una donna in topless con il volto irriconoscibile, quasi bestiale. Nel primo frame, l’immagine appare in basso a sinistra, mentre nel secondo essa è visibile al centro sopra i due protagonisti. La scena venne successivamente tagliata ed i produttori parlarono di «uno scherzo del vecchio Walt».

Nel settembre del 1995, l’”American Life League”, un’associazione conservatrice americana con sede a Stafford, in Virginia, denunciò la presenza di un messaggio subliminale di natura sessuale visibile, anche se solamente per una manciata di secondi, in una scena del lungometraggio del 1989 “The Little Mermaid”, versione italiana, “La Sirenetta”. Successivamente, spuntarono fuori altri elementi che conferiscono a questo cartone animato il record di messaggi occulti.

Nel corso della cerimonia matrimoniale in cui la perfida strega del mare Ursula, dopo aver assunto le sembianze di Vanessa e la voce di Ariel, cerca di sposare il principe Eric, se si osserva la tunica del celebrante, apparentemente un Vescovo, si vede benissimo che egli è “molto contento” di vederla… Infatti ha quella che pare indubbiamente un’erezione.

Ed ancora: in una scena finale del cartone animato, durante il banchetto per le nozze del Principe Eric con la sirena Ariel, il granchio Sebastian, mentre è sulla torta nuziale, perde di gran lunga le sue sembianze originali ed assume, per una trentina di frames, una forma decisamente ambigua di inequivocabile rimando fallico.

Per “La Sirenetta” come per “Il Re Leone”; sulla copertina della versione Home Video statunitense della videocassetta del cartone animato, contorniato dai protagonisti, appare un bel castello dorato. Michelle Couch, una ragazza di Mesa, nell’Arizona, osservando da vicino questa copertina, fece un’interessante scoperta: ella si accorse infatti che una delle guglie centrali del castello aveva la forma di un “pene dorato”. Solo in seguito al clamore sollevato dai mass-media, tale guglia venne rimossa nelle copertine della versione successiva Home Video e Laserdisc.

Proseguiamo… “Chi ha incastrato Roger Rabbit?”, “Who Framed Roger Rabbit?” in lingua originale, è un film a tecnica mista del 1988 diretto da Robert Zemeckis e prodotto dalla Amblin Entertainment insieme alla Touchstone Pictures, che combina attori in carne ed ossa e personaggi di animazione ed offre un’opportunità unica di vedere insieme in un solo film personaggi di cartoni animati di vari studi tra i quali spicca appunto la Disney. In una sequenza verso la fine del film, la conturbante Jessica Rabbit viene sbalzata fuori dal taxi Benny e finisce sul ciglio della strada; in quattro frame è ben visibile che, sotto al vestito rosso, la bella Jessica non indossa la biancheria intima. Di questa scena, ora, nella versione originale, non v’è traccia perché successivamente fu eliminata, ma soltanto sei anni dopo dalla sua prima uscita.

Già abbiamo anticipato nel nostro primo video i rimandi satanici e sessuali presenti nel lungometraggio del 1991 “Beauty and the Beast”, “La Bella e la Bestia” in italiano: durante la scena della locanda, le tre “allegre” ragazze bionde con la mano fanno il segno delle corna, con il pollice, indice e mignolino; gesto che appartiene inconfutabilmente alla simbologia satanica. Inoltre, nella scena nella quale, alla fine della lotta con La Bestia, Gaston va incontro alla propria morte precipitando dal castello, si possono notare, grazie al rallenty e all’ingrandimento delle immagini, due teschi disegnati nelle pupille dei suoi occhi; questo particolare, associato alla negatività del personaggio ed alla tematica della morte, assume una dimensione particolarmente terribile e spaventosa…

Se in passato vi foste interessati a questa vicenda, molto probabilmente avreste già abbastanza presenti gli elementi che fin ora vi abbiamo sottoposto, che sono, in pratica, quelli maggiormente passati agli onori della cronaca, diffusi dai mass-media e facilmente reperibili sul web. Ci sono però ulteriori prove e collegamenti occulti che non sono molto conosciuti e che invece in questo articolo vorremmo elencare e discutere, in modo da approfondire in maniera plenaria questo argomento. Ma prima di esaminare ulteriori immagini, ci soffermeremo sull’analisi dei contenuti e dei personaggi di alcuni lungometraggi animati tra i più cari allo stesso Walt Disney.

“Biancaneve e i sette nani”, basato sull’omonima fiaba dei fratelli Grimm, è stato il primo film d’animazione realizzato da Walt Disney, nel 1937. Un docente di storia della televisione della “New York University”, Mitchell Stephens, afferma che ad ogni “piccolo uomo” corrisponda un disagio provocato dalla cocaina; ricordiamo che l’istigazione all’uso della cocaina è uno dei capi d’accusa del processo del 2004. Secondo il professore «se il nome della protagonista, in lingua originale “Snow White” (n.d.r.), è già un chiaro riferimento alla polvere bianca, quelli dei nani rappresentano i principali effetti dannosi derivanti dall’assunzione di cocaina». Assegna così, prendendo spunto dal significato letterale del loro nome, un “ruolo” ad ogni piccolo amico di Biancaneve:
– Cucciolo ( Doopey = sfatto ); rappresenta il primo sintomo della dipendenza da cocaina, cioè il repentino cambiamento d’umore;
– Dotto ( Doc = dottore ); è simbolo dell’onniscienza ed onnipotenza che si prova soprattutto dopo la prima assunzione;
– Brontolo ( Grumpy = irritabile ); sottolinea il nervosismo e l’istabilità psichica causati dall’astinenza;
– Gongolo ( Happy = allegro ); ritrae l’euforia momentanea che si verifica appena dopo l’assunzione della sostanza stupefacente;
– Mammolo ( Bashful = schivo ); incarna gli stadi “post-trip”, in cui il soggetto evita rapporti umani e sociali;
– Eolo ( Sneezy = che starnutisce ); indica i danni che questa droga produce all’apparato respiratorio, nello specifico, orofaringeo e nasale;
– Pisolo ( Sleepy = assonnato ); è l’ultimo sintomo dell’assunzione di cocaina, ovvero stanchezza patologica, sonnolenza e dolori articolari.
Ma non solo… Gli studiosi di psicologia infantile della “Dailhousie University” di Halifax, in Nova Scotia, ha pubblicato un interessante articolo sul Canadian Medical Association Journal, nel quale sono stati diagnosticati ed identificati disturbi mentali in tutti i personaggi principali dell’allegra brigata di Winnie the Pooh. Winnie Pooh apparve per la prima volta nel romanzo omonimo, scritto da Alan Alexander Milne e pubblicato il 14 ottobre 1926, e in seguito in altri lavori dello stesso autore. Dopo la morte di Milne, i diritti sui personaggi della serie furono ceduti alla Walt Disney, che ha reso attualmente il tenero orsetto giallo una delle principali icone dell’universo di Disney, nonché uno dei suoi personaggi più redditizi. Gli psicologi e pediatri canadesi sono arrivati a tali associazioni:
– Winnie the Pooh: incapacità di concentrazione, aggravata da forme ossessive come il continuo far di conto e l’insaziabile voglia di miele; quest’ultima, unita alla bassa autostima, potrebbe avere come risultante psicologico la bulimia. La cura più comune in questo caso sarebbero psicofarmaci stimolanti come succede a un bambino su quattro con problemi di concentrazione nelle elementari del Nord-America.
– Christopher Robin: schizofrenia e malfunzionamento nella percezione della realtà, che porta il bambino ad avere allucinazioni in cui immagina che i suoi giocattoli siano vivi e gli parlano; non ha nessuno al mondo che lo guidi e sembra travagliato da insicurezze di genere sessuale che difficilmente potrà risolvere se continua a passare le sue giornate perdendosi nell’organizzare in un improbabile esercito locale i suoi illusori amici animali.
– Pimpi: disturbo d’ansia generalizzato. Una condizione mentale in cui ogni cosa è fonte di stress; il maialino diventa eccessivamente nervoso diverse volte e questo è evidente nel modo in cui le orecchie sottilmente si contraggono. Ecco allora che servirebbero sedativi per risparmiare all’ansioso ed apprensivo Pimpi i traumi del fallimento ogni volta che cerca di catturare gli “efelanti” animali multicolori sognati da Pooh.
– Tappo: disturbo ossessivo-compulsivo. Un disturbo d’ansia in cui la persona soffre di pensieri ossessivi e tendenze compulsive; questi possono essere rintracciati nel coniglietto con azioni incontrollabili come la pulizia a livello estremo e la mania per l’ordine. È molto pratico e preciso e si arrabbia sempre quando le cose non vanno come secondo i suoi piani.
– Ih-Oh: depressione. Stato mentale caratterizzato da un sentimento
sconsolato e cupo e mancanza di attività; senza tante spiegazioni,
il disturbo è più che evidente nell’asinello, che risulta essere il caso clinico più palese tra tutti gli altri.
– Roo e Kanga: asocialità per il figlio e “Sindrome della Leonessa” per la madre; la “Sinrdome della Leonessa” è distorsione della percezione delle cose e degli avvenimenti che circondano una mamma e la fanno diventare ossessivamente gelosa, portando a vivere il rapporto con la prole in modo estremamente possessivo e protettivo, anche a costo della vita. Tutto ciò si riflette nel piccolo Roo, che rischia di diventare un adolescente asociale allevato dall’attentissima ma trasandata Kanga, mentre il suo unico modello maschile è rappresentato dallo spericolato ed incosciente Tigro.
– Tigro: ADHD, ovvero sindrome da deficit di attenzione ed iperattività. Il tigrotto è chiaramente affetto da un disturbo eterogeneo e complesso del comportamento, caratterizzato da inattenzione, impulsività, iperattività motoria che rende difficoltoso il normale sviluppo, integrazione ed adattamento sociale.
– Uffa: disturbo narcisistico di personalità. Il gufo è eccessivamente preoccupato di se stesso e dei suoi parenti ed antenati; crede di essere l’animale più saggio ed intelligente, nonostante appaia, a tratti, logorroico e dislessico.
Ironia e paradossi di innocenti cartoni animati, penserete… A voi le conclusioni. Ma per aiutarvi nelle vostre riflessioni, come promesso, l’ultima carrellata di immagini contenenti messaggi subliminali pescate qua e là nei capolavori Disney che sono meno conosciute, ma, purtroppo, non meno sconvolgenti.
“Il gobbo di Notre Dame” ( “The Hunchback of Notre Dame” ) del 1996; in una scena nella quale la bella gitana Esmeralda balla in piazza, si può notare che nell’istante in cui fa un salto allargando le gambe, vi sono due uomini, in basso a destra, che all’improvviso iniziano a sorridere felicemente. Chissà per cosa…?
L’ennesimo messaggio subliminale fallico si trova nel mediometraggio “Topolino e il fagiolo magico” datato 1947, titolo originale “Mickey and the Beanstalk”; sul nostro mercato di oggi, lo si può trovare unitamente ad un altro mediometraggio, “Il drago riluttante”, ma in passato lo si poteva trovare anche venduto separatamente.
Quando il fagiolo magico cade nel pavimento ed inizia a crescere, trasporta la casetta di Topolino e soci sulle nuvole; non appena arriva sulla nube più alta, l’abitazione ne viene avvolta e, sorprendentemente, tutta l’immagine casetta-nuvola assume, anche se per pochissimi secondi, la forma di un pene in erezione. Prima di dissolversi, come se non bastasse, oltrepassa una nuvola piatta, imitando quella che sembrerebbe proprio una penetrazione vaginale in piena regola.
“Sex” è di nuovo la scritta che si può intravedere nella treccia della protagonista della locandina di “Tangled” ( “Rapunzel, l’intreccio della torre” in Italia), del 2010 e considerato, secondo la numerazione ufficiale, il 50° classico Disney.
Neanche il lungometraggio del 1997 “Hercules” sembrerebbe privo di messaggi occulti; nella parte iniziale del film, verso il quarantesimo secondo, le “muse” cantano il panegirico, ovvero le lodi, di Ercole. Una delle muse, la più grassa e brutta, dopo aver detto che per lei il nome Ercole dovrebbe essere traslitterato in “mascule”, ovvero in “maschio”, si lascia scivolare più in basso rispetto alle altre e, mentre un’altra musa ne copre parzialmente la voce interrompendola, lei dice testualmente: «Mi piacerebbe fare della dolce musica con il suo…». Questa è una fin troppo chiara allusione alla fellatio, ovvero ad un atto di sesso orale. Dobbiamo notare che l’insegnamento occulto sotteso sembrerebbe essere il seguente: se sei meno bella delle altre, vinci la “concorrenza” delle belle divenendo più “disponibile”!
Completata la formazione di Hercules, ormai adulto, il satiro Filottete decide di condurlo a Tebe a cavallo del bianco destriero alato Pegaso, per mettere a frutto le sue eroiche abilità; durante il tragitto, i tre si fermano a soccorrere Megara, una ragazza che viene importunata dal prepotente centauro Nesso. Hercules stende il centauro che riceve sulla testa i ferri di cavallo di Pegaso i quali gli procurano un grosso bernoccolo. Ecco alcuni frames estratti da questa scena che appare intorno al 31º minuto. Notato nulla…? Innanzitutto la strana forma della fronte di Nesso che sembrerebbe un fondoschiena o qualcosa del genere; ma il peggio si ha quando al centauro spunta il bernoccolo, che, unito alle due protuberanze di prima, formano quello che sembra un completo apparato genitale maschile: testicoli e pene eretto.
Ma non pensate che tutto ciò si limiti ai film di animazione; il numero 2434 del celeberrimo giornalino di fumetti “Topolino” conteneva un’immagine di PK, l’evoluzione del supereroe Paperinik, alias Paperino. Guardando con attenzione il disegno, dietro la figura di PK, si vedono due grattacieli; il primo sulla sinistra ha una forma nettamente fallica; nello specifico, sembrerebbe la rappresentazione camuffata di un membro eretto visto dal basso.
Ma si vede ancora di peggio in un disegno per una copertina di un fumetto americano firmato Disney e riportato in quella del fumetto italiano “Disney Pocket Love” ( nº 30 del febbraio 2011 ). Vengono ritratti gli eterni fidanzati Topolino e Minnie mentre si abbracciano; lei gli stringe le braccia al collo, mentre lui con la sinistra le afferra una mano e con la destra le cinge la vita. Guardando con attenzione la mano destra di Topolino, ma soprattutto il vestito blu di Minnie, sembra proprio che Topolino non stia abbracciando affatto la fidanzata, ma un grosso pene in erezione formato dall’abito e dalla manica. In buona sostanza, pare veramente che Topolino stia stringendo un fallo in un atto di autoerotismo.
Tornando ai messaggi occulti di tipologia satanista e massonica, vi sottoponiamo questo stralcio tratto da una rubrica di un vecchio “Topolino”; riportiamo ciò che c’è scritto: «Qua è riuscito a fare, con la paletta, il disegno senza mai alzarla dalla sabbia. Voi ne sareste capaci?». Tra tutti i simboli che il paperotto Qua avrebbe potuto disegnare, casualmente ha scelto un pentacolo rovesciato che è ampiamente conosciuto come uno dei simboli satanici più potenti; rappresenta Bafometto, un idolo pagano con testa a due facce, e viene usato nei riti di quel tipo per evocare i demoni; in particolare, tracciarlo per terra è pratica atta ad aprire un portale dimensionale da cui possono transitare spiriti maligni.
E siamo arrivati alla fine del nostro post; qualcuno potrà dire di essere rimasto sconvolto da ciò che ha letto, qualcun altro sosterrà che sono fantasie, così come sono fantasie i personaggi dei cartoni animati; ma una cosa è inconfutabile: non pensava sicuramente che fossero stupide illazioni il tribunale che ha condannato la “Walt Disney Production” a pagare 70 milioni di dollari. Voi fatevi la vostra opinione. Walter Elias Disney morì il 15 dicembre del 1966, portando con sé segreti e misteri legati alla sua doppia, geniale e folle personalità.
Ma prima di terminare, i più attenti e curiosi di voi che amano vagare per la rete in cerca di sempre maggiori informazioni, potranno dire che nel nostro lungo e dettagliato elenco abbiamo omesso o dimenticato qualche episodio di messaggio subliminale riconducibile a Walt Disney. Bhè, la risposta è no! Tutto quello che di altro circola su internet riguardo questo argomento è manipolato e falso e qui di seguito, in chiusura del nostro lungo articolo, vi saranno svelate le informazioni mendaci di questi mistificatori.
FALSO n°1- Iniziamo ad illustrare il falso più evidente: il fotogramma della sfilata di Ken nel film “Toy Story 3”. Quando Barbie e Ken entrano nel rifornitissimo armadio di quest’ultimo, secondo i “rilevatori di messaggi subliminali”, tra i vari vestiti farebbe capolino una sagoma ovvero un manichino scuro con indosso vestiti sadomaso. Precisando che risulta alquanto strana la presenza di un tale accessorio laddove i vestiti sono tutti appesi con le grucce, basta confrontare questo frame con quelli originali per scoprire la presenza dell’intruso.
FALSO n°2- Secondo i “cacciatori di messaggi criptati”, ci sarebbe un altro messaggio nascosto nel già citato film “Rapunzel, l’intreccio della torre”. L’immagine incriminata, in questo caso, è la locandina brasiliana della pellicola; la prima foto evidenzia una ciocca di capelli di troppo, posizionata sapientemente tra le gambe della protagonista. Ma nel poster originale, questa “aggiunta” ovviamente sparisce.
FALSO n°3- Quando la curiosa Alice rincorre il Bianconiglio, all’inizio di “Alice nel Paese delle Meraviglie” ( “Alice in Wonderland” del 1951 ), quest’ultimo si dirige verso una tana che in molti hanno affermato abbia l’inconfondibile forma dell’organo genitale femminile. Una forma di certo ambigua che però non si rintraccia nel citato cartone animato, ne tanto meno nel fotogramma dello sfondo adoperato nel medesimo.
FALSO n°4- Anche il film d’animazione del 2001 “Mosters & Co.” ( “Mosters, Inc. ), prodotto dalla “Pixar Animation Studios”, casa di produzione attualmente di proprietà della “Walt Disney Company”, è stato accusato ingiustamente di contenere messaggi occulti tremendamente scabrosi; nella scena finale, infatti, Sally ritorna nella stanza della piccola Boo e, a sinistra dello schermo, attaccato alla parete, vi sarebbe un disegno infantile che mostra un irriverente “zio Roger” molto preso dalla mamma… Un falso sicuramente ben congeniato in quanto, come emerge dal video originale, il disegno in realtà ritrae tre mostri assortiti.

FALSO n°5- Un’immagine formato GIF ( Graphics Interchange Format ), ossia un’immagine digitale animata, metterebbe in risalto un particolare inquietante: John Smith che compie un atto di autoerotismo; I fotogrammi ( “Pocahontas”, 1995 ) riguardano la scena in cui lo stesso si reca alla cascata e viene spiato a debita distanza da una curiosa Pocahontas. In realtà, proprio in quel frangente, John imbraccia il suo fucile, ben evidenziato dalle foto e dal video in originale, quindi anche in questo ennesimo caso, qualcuno si è voluto divertire a creare prove fasulle per incrementare della falsa informazione. Pessimo comportamento davvero…

FALSO
redazione