La Chiesa di Santa Maria Incoronata e la biblioteca umanistica milanese

La Chiesa di Santa Maria Incoronata era un grande complesso che oggi è in parte andato perduto, nascosto tra i palazzi moderni di via Garibaldi. La Chiesa ospitò per tre secoli i frati della Congregazione lombarda dell’Osservanza dell’Ordine di Sant’Agostino.

Nel 1450 la Chiesa di Santa Maria venne inaugurata e nello stesso anno venne incoronato il duca di Milano Francesco Sforza che decise di nominarla, appunto, ”Incoronata”. Nello stesso anno la moglie, Bianca Maria Visconti, commissionò un’altra chiesa intitolata a San Nicola da Tolentino e che attualmente è confluita nella navata destra dell’Incoronata. Le due Chiese di Santa Maria Incoronata hanno rispettivamente una facciata gemella a capanna e da quando furono unite si presenta un’unica chiesa con una pianta quadrata a due navate che terminano con absidi poligonali (a cui si affacciano le cappelle).

All’interno della Chiesa di Santa Maria Incoronata sono collocate le tombe di alcuni notabili milanesi del quattrocento, come Gabriele Sforza (fratellastro del duca e vescovo di Milano) e i due fratelli e sacerdoti Mercalli (tra cui Giuseppe, l’inventore della scala sismica). Di inestimabile valore artistico è l’affresco del Bergognone, della seconda metà del XV secolo, ritrae Cristo sotto il torchio. Per la singolarità della raffigurazione, l’affresco venne coperto durante il periodo della controriforma per essere riscoperto solo nel 1930.

Ospitando i frati agostiniani, la Chiesa di Santa Maria Incoronata non solo disponeva del convento ma anche della biblioteca. Infatti, secondo l’ordine, lo studio era ritenuto fondamentale per elevare i frati spiritualmente. La biblioteca venne edificata nel 1487 e per molti secoli venne dimentica. Con il restauro del 1994 a cura della professoressa M. L. Gatti Perer, l’edificio rivelò tutto il suo valore mostrandosi uno dei pochi esempi rimasti di biblioteca umanistica. Purtroppo non sono stati conservati libri ma alcuni della collezione si trovano ancora oggi nella Biblioteca Ambrosiana, i restanti, invece, vennero perduti o confiscati successivamente alla soppressione napoleonica del convento.

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(foto copertina pinterest.com)