Le banche dei semi sono dei depositi che hanno la specifica funzionalità di preservare la biodiversità attraverso lo stoccaggio di specialità alimentari, atte a provvedere ad una repentina semina in caso di catastrofe biologica. Per queste sue funzioni, le banche dei semi vengono definite come affini alle banche di geni. Ma che cosa sono esattamente le banche dei geni e come funzionano queste banche dei semi?
Le genoteche, o biblioteche di DNA, sono l’avanguardia della biotecnologia moderna: grazie a queste invenzioni è possibile preservare, attraverso complessi meccanismi di ingegneria genetica che ricorrono alla tecnica del DNA ricombinante, il genoma di diverse specie viventi.
Per esempio, attraverso le tecnologie del DNA ricombinante, gli ingegneri riescono ad isolare il DNA di un organismo immagazzinandolo all’interno di batteri, infettando un organismo esterno, riescono ad introdurvi una nuova porzione di DNA. In questo modo, il nuovo organismo ingloberà in sé caratteristiche genetiche nuove mediate attraverso il batterio.
Siamo, insomma, di fronte a nuove arche di Noè tutte tecnologizzate. Le banche dei semi nascono con la stessa identica funzione: preservare la varietà alimentare e biologica di molte piante della Terra.
La storia delle banche dei semi ha una storia ormai ventennale. La Convenzione sulla diversità biologica di Rio de Janeiro del 1992 ha permesso di conservare semi (ovvero fuori dal loro habitat naturale), necessario per fronteggiare la perdita della biodiversità.
Nel corso del 2010, anno dedicato alla biodiversità, sono nate numerose banche dei semi. Alcune di queste mirano a conservare semi per il consumo alimentare, altre preferiscono conservare semi di vario tipo. La FAO stessa si è messa in prima linea per cooperare con le banche dei semi. Al mondo si contano alcune centinaia di banche dei semi: molte di questi hanno scopi commerciali, altre invece non perseguono nessuno scopo di lucro.
Fra le centinaia di banche del germoplasma ne esiste una che è scavata interamente nel ghiaccio: è situata nelle isole Svalbard in Norvegia, a circa 1000 chilometri dal Polo Nord.
La Svalbard Gloobal Seed Vault è un’enorme cassaforte glaciale che conserva riso, patate, grano, fagioli, melanzane e molto altro ancora ad una temperatura di 18 gradi sotto lo zero. Secondo gli esperti, ad una così bassa temperatura, i semi possono sopravvivere fino a 20 mila anni!
Il progetto è stato finanziato dal governo norvegese con l’ausilio della FAO e dell’ONU e il Fondo mondiale per la diversità delle colture ha coordinato le spedizioni delle sementi e versa annualmente fondi per provvedere alla maggior parte delle spese della struttura, invece il governo norvegese investe sulla manutenzione della struttura stessa.
La Svalbard Gloobal Seed Vault è costruita 120 metri dentro una montagna di roccia arenaria, a 130 sul livello del mare, e vengono utilizzati sofisticati sistemi di sicurezza per evitare ingressi non autorizzati. I semi sono conservati in speciali pacchetti di quattro strati.
La scelta di costruire la banca dei semi in questa zona è stata davvero una strategia: lo spesso permafrost e l’inattività tettonica sono i requisiti ideali per proteggere i semi. Inoltre, nella più disperata ipotesi che il sistema di raffreddamento si fermi, sarebbe necessario parecchio tempo prima che l’ambiente si riscaldi fino a giungere alla temperatura della roccia.
I primi semi sono arrivati nel 2008 e da allora il progetto è venuto a costare ben 30 milioni di euro. Di questi 30 milioni, ben 25 sono stati donati Bill & Melinda Gates Foundation. Fra gli altri finanziatori si annoverano la Monsanto e la Fondazione Rockefeller.
Dal 26 febbraio 2008, la Norvegia si è impegnata a destinare lo 0,1 % del proprio bilancio d’acquisto per aiutare i diritti degli agricoltori, invitando anche altri paesi che dispongono di banche dei semi a fare altrettanto. Attualmente, anche in Italia sono presenti banche dei semi presso Livorno, Cagliari, Catania e molte altre località.