Intervista a The Andre: “Captatio benevolentiae è il mio nuovo inizio!”

Tutto è nato dall’amore per Fabrizio De Andrè ed il suo reportorio e la voglia di giocare e si è trasformato nel percorso artistico di The Andre che a marzo ha rilasciato il suo primo inedito dal titolo “Captatio benevolentiae”.

Oltre 5 milioni di visualizzazioni sul suo canale YouTube e un disco d’esordio “THEMAGOGIA – Tradurre, tradire, trappare” (Freak&Chic/ArtistFirst) rilasciato nel 2019, The Andre ha deciso di passare dalla semplice coverizzazione delle canzoni di The Andre, fino alla rielaborazione da zero di brani celebri, curando l’arrangiamento anche nella parte testuale.

Ad oggi si trova nella terza fase del suo percorso artistico ossia quella in cui sta cercando di farsi conoscere per la sua musica. In questa intervista ci racconta tutto meglio nel dettaglio e ci anticipa qualcosa sul nuovo disco.

The Andre grazie e benvenuto a Social Up. Eri in tour con il “Senza Accento Tour”. Ciò che mi incuriosisce, è il sottotesto del titolo del tour ossia “Analisi strutturale per il mantenimento dell’identità discografica”.  Parlando di identità, non c’è della contraddizione?

Diciamo di sì perché è un’analisi strutturale. L’obiettivo è di mantenere un’identità discografica e traghettare questo progetto da un fenomeno web di riscrittura o di cover ad un progetto personale con una sua dignità a sé stante.

Credo proprio per inseguire il filone dell’identità discografica, è uscito il tuo primo singolo dal titolo “Captatio benevolentiae” per Mescal e Freak&Chic. Non è difficile intuire di cosa parla già dal titolo, ma com’è nato e qual è il messaggio?

Nasce come traccia di apertura di un disco che sta ancora vedendo la luce e come traccia di passaggio tra quanto fatto finora ossia le cover e le riscritture daccapo di interi testi. La prossima fase quella della scrittura di cose totalmente inedite sentivo il bisogno di chiedere scusa, ancora prima di inziare, di venir meno alle aspettative che si sono create su di me, sul progetto e su ciò che avrei fatto perché fin da subito mi sono arrivate numerose richieste di rifare quella canzone. Io sento il bisogno di chiedere scusa a queste persone perché sento di dover fare una cosa mia.

Chi è The Andre senza De Andrè? Se non fossi arrivato al successo in questo modo, cosa avresti fatto?

Mah…non ne ho assolutamente idea perché avevo tentato non con troppo impegno la carriera musicale già prima, ma avevo ormai messo questo sogno nel cassetto. Mi ero deciso a condurre un’esistenza tutto sommato anonima. Quindi, non so se sarebbe successo qualcosa se non fosse capitata questa congiuntura.

Il tuo è un percorso frutto di una combinazione di tanti fattori: una voce molto simile a quella di De Andrè, la scelta del web per farti conoscere, il giocare tra il vecchio e il nuovo e la voglia di scommettersi. Perché il personaggio di The Andrè ha funzionato secondo te? Non temi di poter rimanere ingabbiato?

Rispondo prima alla seconda domanda. Non temo di rimanere ingabbiato nel senso che ho già cominciato un po’ di tempo fa a staccarmi da questo personaggio e progetto che si è creato.

Secondo me ha funzionato perché poteva giustificare gli ascolti di moltissime persone. Si rivolgeva a coloro che sapevano chi era De Andrè, a chi conosceva la trap e a chi conosceva solo De Andrè o solo la trap. Già in questa formula, era insito il fatto che qualcosa dovesse cambiare. Non temo di rimanere ingabbiato perché non è una formula che può durare per sempre. Così proprio il cambiarla, secondo me, la può rendere vitale.

Hai coverizzato molte canzoni dell’indie e del trap italiano. Siamo in vena di confidenze. Qual è quella che ti sei divertito di più a realizzare? Quale quella che avresti voluto ma non hai potuto? Sono arrivati feedback dagli artisti coverizzati? Chi ti ha maggiormente sorpreso?

Quella che mi sono divertito di più a fare è Via Gola perché ci sono un sacco di arrangiamenti e di archi che mi sono divertito a scrivere, riscrivere e trascrivere.

Avrei voluto fare qualche canzone dell’ultimo Festival di Sanremo, proprio per marcare la distanza dal progetto delle cover. Avevo annunciato l’anno scorso che non avrei più fatto cover, quindi non ne ho fatte.  C’erano delle canzoni, però, che mi piacevano come “Ringo Starr” dei PTN, “Sincero” di Bugo e Morgan.

Sono arrivati feedback da Lo Stato Sociale che mi ha detto che avevano apprezzato e dei Coma_Cose. Ho fatto un duetto con Chadia a StraFactor della quale avevo già fatto “Fumo Bianco” e in quell’occasione l’ho rifatta insieme a lei. E poi anche con Achille Lauro ho fatto un duetto a Strafactor.

Quanto è stato importante per te ricevere parole di stima e di appoggio da parte di Dori Ghezzi? Pensi che l’aver fatto rivivere in questa nuova veste De Andrè sia stato anche un contributo culturale?

L’appoggio di Dori Ghezzi è stato centrale perché mi ha levato la paura che avevo di apparire poco rispettoso perché io nasco come un grande fan di De Andrè. Se ha avuto un’impronta culturale? Lo spero! C’è qualcuno che mi ha detto di aver approfondito la sua figura e questo è stato molto positivo. Spero non sia stata solo quella persona, ma ce ne siano molte altre.

Stai lavorando ad un nuovo progetto discografico. Puoi svelarci qualcosa?

Le canzoni ci sono già più o meno tutte. Credo bisogna decidere la forma in cui presentarle. Quindi, se attraverso un unico album oppure facendo uscire dei singoli. Sono tutti inediti.

Sandy Sciuto