Intervista a Daino: gli inizi, il singolo “Quanto era bello” e i social

All’anagrafe è Niccoló Dainelli, ma in arte è Daino, un musicista polistrumentista e cantautore milanese di origini toscane, classe 1999.

Suona e produce le sue canzoni dagli anni del liceo durante i quali ha concluso gli studi al Conservatorio di Milano diplomandosi in clarinetto e si è dedicato allo studio del canto e della chitarra.

Poche ma rilevanti esperienze finora per lui tra cui la finale ad Area Sanremo con suo brano inedito nel 2018, la vittoria di una borsa di studio completa per frequentare la Berklee music school di Boston, negli Stati Uniti, dove ha trascorso un periodo creativo a seguito del quale ha pubblicato i suoi due primi singoli da solista, “GLOVO” e “RAGAZZI NUOVI” raccontando spaccati di vita quotidiana nel 2019 e il secondo posto al Festival di Castrocaro Terme nel 2020 con il rilascio del brano “ Mioddio” .

Di recente ha rilasciato “Quanto era bello”, brano del quale ci ha svelato ogni segreto in questa intervista!

Benvenuto a Social Up! Quando è nata la tua passione per la musica?  

Ciao! Non so dirti un momento preciso però sono sempre stato affascinato dalla musica che ascoltavo sin da quando ero bambino, mi intrigava il mondo che raccontava. Poi ho iniziato a suonare, ho imparato quel linguaggio al conservatorio e l’ho fatto mio, ora lo uso come modo di esprimermi.

Perché hai deciso di farti chiamare Daino?

Il mio nome d’arte nasce da un soprannome che mi davano durante gli anni dell’adolescenza, alla fine é un’abbreviazione del mio cognome. Poi il daino è un animale selvatico, libero e mi piace l’idea che la musica sia una forma di libertà.

“Quanto era bello” è il tuo nuovo singolo. Quando lo hai scritto? Qual è il suo messaggio?  

Questo pezzo nasce con spontaneità, l’ho scritto in poco tempo senza pensarci troppo su. Ho preso spunto da delle note del telefono che avevo scritto nel momento di cui racconto, in quel periodo variegato della mia vita, fatto di incontri fortuiti, di nuove esperienze. Il brano è più che altro una fotografia, una pagina di diario. Racconto con leggerezza di una ragazza, delle esperienze vissute, della vita universitaria, di una Milano più accogliente del solito vista da un ragazzo di provincia.

Ad oggi i social giocano un ruolo fondamentale nel farsi conoscere come artista. Qual è il tuo rapporto con questi?  

Penso che i social abbiano un risvolto positivo e tanti negativi e i perché sono vari. É un mondo di estetica e non contenuto, la gente non fa vedere ciò che è ma quello che vorrebbe essere, gli artisti si sono trovati a fare gli influencer e a dover intrattenere un pubblico sempre più distratto e viziato che valuta in base a colori e a numeri e non a contenuti. Però da una parte per quello che mi riguarda penso che possano essere usati con intelligenza, portando contenuti utili, costruttivi, interessanti e creativi, cosa non sempre facile e a cui devo lavorare. Quello che però penso sia importante è far capire ai ragazzi l’onestà di appararire per ciò che si è senza costruzioni.

Come stai affrontando l’emergenza sanitaria in relazione al fare musica? Questo periodo ti ha insegnato o fatto riscoprire qualcosa?  

Questo periodo penso che non mi abbia insegnato niente, l’unica cosa per cui mi ritengo fortunato è poter comunque scrivere e fare musica nella mia stanza.

Cosa c’è in agenda per i prossimi mesi?

Per adesso vedo solo la nebbia, però sto lavorando e ho tanti pezzi. Vorrei uscire con qualcosa di meno up di Mioddio e Quanto Era Bello.

Sandy Sciuto