Bentornato Lucio Battisti: patrimonio musicale della cultura italiana!

Il 29 settembre 2019 la musica di Lucio Battisti ha debuttato su tutte le piattaforme digitali e streaming, ritornando fruibile in seguito a battaglie giudiziarie per i diritti e alla richiesta costante delle generazioni di tutti i tempi.

Farà strano riperterselo nel 2019, anno di smartphone con tre camere e di autotune, ma l’Italia è una Repubblica musicale fondata su Dalla e Battisti.

L’annuncio della possibilità di poter ascoltare ovunque la discografia di Battisti come quella di Gazzelle o di Giorgia ha fatto gridare ai più nostalgici e agli intenditori uno spontaneo FINALMENTE!

Eh sì! Perché Lucio Battisti ha lasciato come eredità ben venti album e non si contano i singoli estratti dagli stessi. Una produzione ricca e corposa quella del cantautore che lo ha visto primeggiare tra gli anni ’60 – ’80 grazie alla florida e cospicua collaborazione con Mogol.

Con quel suo filo di voce, incisiva quando doveva esprimere rancore o rabbia, e la sua chitarra, Lucio Battisti è stato colonna sonora di nonni, genitori, zie e anche fratelli. Così, finalmente, i giovani di oggi hanno potuto scoprire che chi fa oggi musica non ha inventato nulla di nuovo né di primordiale. Sono solo copie di Lucio Battisti sia negli arrangiamenti sia nei testi bislacchi e poco comprensibili.

Nessuno ancora oggi ha compreso cosa significhi “Non piangere salame dai capelli verde rame” e a distanza di tempo ci si chiede che fine abbia fatto “quell’uomo che passava col carretto e gridava gelati!”

Adesso che le canzoni di Battisti rivivono in un’epoca diversa da quando sono state scritte ed incise, chi è giovane riscopre le canzoni d’amore che papà dedicava a mamma, i brani che allietavano le giornate perché onnipresenti con i loro ritornelli e l’esistenza delle note musicali che, se sapute usare, regalano emozioni e magia.

Ci si accorge, soprattutto, che Lucio Battisti non è mai andato veramente via. Ce lo siamo dimenticato, forse. Ma la sua musica è da sempre una presenza costante che ora riprende autonomia perché ridata alla sua repubblica.

Tutti, infatti, almeno una volta nella vita abbiamo sognato, pianto, amato, urlato, cantato al karaoke, dedicato una canzone di Lucio Battisti. Dalle più famose come “E penso a te” o “Mi ritorni in mente” alle meno gettonate quali “Neanche un minuto di non amore” o “Prendila così”.

Della presenza nelle piattaforme musicali della discografia di Battisti, più di tutto, ha colpito che i cantautori di oggi hanno condiviso un brano, scritto qualcosa o ribadito l’importanza dell’esistenza della combo Battisti – Mogol nella musica italiana portando così i propri fan ad incuriosirsi e a scoprire ciò che è una parte fondamentale della storia.

Lucio Battisti non è solo un mucchio di canzonette scritte bene. È patrimonio culturale italiano, è segno di identità nazionale e fa parte del DNA di ogni italiano. La musica di Battisti è come la pizza, la Nutella o Alessandro Del Piero ossia un riconoscimento di italianità nel mondo.

Sia benedetto quel giorno in cui si è deciso che Lucio Battisti doveva ritornare tra la gente, per le orecchie a cui mancava e per gli animi di chi non l’ha mai conosciuto.

Ritrovarsi ancora profondamente appassionato alle cose che cantava Battisti e al suo modo oppure essere positivamente colpito preferendo lui alle mode musicali del momento sono gli effetti (o le contraddizioni) che provocano le sue canzoni.

Ed è bello poter dire che non è stata tolta alle vecchie e nuove generazioni l’occasione di poter sentire la voce di Battisti intonare “Io vorrei, non vorrei ma se vuoi” o “Il tempo di morire” o “Amarsi un po’” o “Aver paura di innamorarsi troppo” tra una fermata della metro o una fila al supermercato perché ciò è segno che, nonostante lo scorrere del tempo, alcune cose restano indispensabili ed immutabili.

Una su tutte: la discografia di Lucio Battisti.

Bentornato Lucio!

Sandy Sciuto