Perchè non ci stancheremo mai della musica di Lucio Dalla

La notizia della scomparsa di Lucio Dalla è arrivata la sera dell’1 marzo 2012, ben sette anni fa, ma a me da sempre piace ricordarlo il 4 marzo, giorno del suo compleanno.

Come si riesce a fare a meno di un’artista del suo calibro? Non si riesce, infatti, e la prova sono i numerosi commenti che accompagnano i video musicali su YouTube nei quali ognuno traspone a parole quanto immenso fosse Lucio Dalla. Mai un insulto, una critica, un parola sopra le righe, ma tantissimi apprezzamenti sempre accompagnati da milioni di visualizzazioni per tutto il repertorio.

L’artista Lucio Dalla dal quale emergeva prepotente l’uomo che era rappresenta per la musica italiana ciò che è il cuore per l’essere umano. Senza cuore, un uomo non può vivere e senza Dalla la musica italiana ha perso un cantastorie vivace che aveva ancora tanto da dire.

Col suo aspetto simpatico fatto di occhiali tondi e barba incolta e quel cappellino di lana che gli davano un tono da nerd – come diremmo oggi – Lucio Dalla ha cantato da sempre le storie di tutti dal ricco al povero, dal vagabondo alla puttana, dall’innamorato al tradito.

La discografia racconta di un uomo con un amore infinito e spasmodico per la musica in costante ricerca di suoni, parole e accordi nuovi, capace di sperimentare senza perdere il suo stile, la sua poetica e la sua vitalità.

La vena artistica di Lucio Dalla è il suo più grande talento ed il nostro più grande tesoro. Dalla parlava di cose grandi usando frasi sincere e piccole. Nel suo scrivere la sua musica ed i testi, non era nessuno, ma allo stesso tempo era tutti: la puttana sul marciapiede, Marco cuore in allarme, l’innamorato di “Cara”, il Disperato erotico stomp che scopre che l’impresa eccezionale è essere normale, il vagabondo di Piazza Grande e il cantante diviso tra palco e tristezza in “Quale allegria”. Ma nella sua discografia c’è pure tanta Italia, quella fatta della sua Bologna, di Milano e della Sicilia orientale che amava tanto e quella delle borgate, dei quartieri ma anche dei grandi centri.

Quell’uomo piccolo di statura quando arrivava sul palco ed iniziava a suonare emozionava sempre, si imponeva nell’anima altrui, attirando l’attenzione di tutti. Le sue non sono semplicisticamente belle canzonette. Non lo saranno mai. Le canzoni di Lucio Dalla sono come un fulmine in un giorno di sole, un arcobaleno visto per caso, una stella cadente in una notte diversa da quella di San Lorenzo: sorprendono, colpiscono, lasciano senza fiato e fanno venir voglia di riflettere.

Ciò che ha lasciato Dalla quindi è un patrimonio musicale che lo incorona genio assoluto, poeta e artista immenso di inestimabile valore. Ciò che chiameremmo: uno dei mostri sacri della musica leggera italiana.

La sottile ma grande netta differenza tra la musica di oggi e la musica di Dalla (e insieme a lui pochi altri) sta  che Lucio è appassionato alla musica senza confini. Il mondo musicale italiano sta attraversando un periodo particolare: non si bada più tanto alla qualità o ai messaggi veicolati o alla necessità di sperimentare o migliorarsi. Oggi contano le vendite, contano le classifiche, le visualizzazioni e gli stream. Prima di pubblicare un disco, ossia un progetto discografico che richieda ricerca e elevati investimenti economici, si preferisce rilasciare singoli brani per provare a scalare le classifiche. La musica di Dalla, invece, è da sempre completamente edulcorata da queste logiche di mercato e di strategie per vendere. Dalla cantava perché aveva qualcosa da dire su tutto quel che gli interessava e lo faceva con arguzia, con profondità e con senso di onestà. Da questo punto di vista, possiamo dire che la musica di Dalla è pura, autentica, vera senza fronzoli commerciali. A differenza di ciò che vende oggi, la musica di Dalla è immortale, è eterna, è imprescindibile e trascendentale rispetto a cosa oggi chiamiamo musica collegandola alle classifiche.

Tutti si riconoscono nella musica di Dalla. Tutti hanno una canzone di Lucio legata ad un momento importante della loro vita, tutti non possono fare a meno di canticchiare “Attenti a lupo” o “Piazza grande” perché Lucio Dalla è storia, è cultura ma è soprattutto la migliore definizione della parola cantautore. Nessuno scrive, canta ed emoziona come lui. Niente è capace di toccare l’anima o di far riflettere come le sue canzoni. C’è una discografia che lo conferma. Cito “Com’è profondo il mare” o “Mambo” o “La sera dei miracoli” e ancora “Felicità”, “Apriti cuore” e “Tu non mi basti mai”. La musica di Lucio Dalla è ossigeno per la musica italiana.

Io ho imparato a non fare a meno delle sue parole. Lo ascolto ogni giorno e scopro canzoni nuove o sfumature che non avevo colto e mi manca non sapere come avrebbe interpretato in musica questi anni, mi manca non riuscire a dare valore alle mie emozioni attraverso sue nuove canzoni, mi manca non vederlo cantare con De Gregori e soprattutto mi manca non sentire più dal vivo quel suo giocherellare con la voce prima di ogni esibizione. Oggi è il suo compleanno. Se potete, ascoltate Lucio, sentitelo vicino e ditevelo, anche sottovoce: “Mi manchi Lucio e grazie!”

Sandy Sciuto