Valerian e la città dei mille pianeti: Besson e la space opera più costosa d’Europa

Era da tanto che Luc Besson sognava di trasporre sullo schermo il fumetto fantascientificoValierian and Laureline” ideato dallo scrittore Pierre Christin e dal disegnatore Jean-Claude Mézières (già collaboratore del regista per realizzare il film “Il quinto elemento”).

Con “Valerian e la città dei mille pianeti” si può dire che l’autore sia finalmente riuscito nel suo intento, realizzando una pellicola pregevole, visionaria e creativa,  un live action “sentito”, in cui si respira chiaramente lo spirito della “space opera”, genere fantascientifico che racconta di avventure straordinarie nei meandri dello spazio.

Come nel fumetto Valerian (Dane DeHaan) e Laureline (Cara Delevingne) sono due agenti spazio-temporali altamente qualificati, che vengono inviati nello spazio per garantire l’applicazione della legge. In questa missione, dopo aver recuperato un trasmutatore (creatura spaziale in grado di moltiplicare velocemente qualsiasi sostanza da lei ingerita), rubato da alcuni mercenari, i due si ritroveranno coinvolti in intrighi e giochi di potere, che si consumano all’ombra di Alpha, la città dei mille pianeti, un’immensa metropoli di 17 mila abitanti, costituita da migliaia di specie diverse, che hanno unito le loro forze e il loro intelletto per costruirla.

Luc Besson sfrutta al massimo la tecnologia a sua disposizione – Valerian è il film europeo più costoso di sempre – per descrivere un universo multirazziale, variegato e bizzarro, che per alcuni versi rievoca quello di “Star Wars”. Non si tratta, però, di semplice citazionismo, perché il fumetto da cui è tratto “Valerian e la città dei mille pianeti” è ben anteriore alla saga di George Lucas, anzi, per certi versi, forse, ne ha anche influenzato alcuni aspetti. Si tratta piuttosto di un ritorno alle origini, riscoprendo un fumetto europeo fantascientifico, pieno di ironia e inventiva. Besson è cresciuto con questa graphic novel e il suo attaccamento alla storia e ai personaggi è evidente in tutto il film. Il regista francese caratterizza in maniera efficace i due protagonisti, che conquistano ben presto la simpatia dello spettatore. Entrambi estremamente spavaldi e ironici, sono profondamente attratti l’uno dall’altro, anche se spesso finiscono per negarlo e litigare. Il loro gioco di seduzione è divertente e si intreccia bene con le frenetiche avventure che i due sono costretti ad affrontare. Il carisma dei due attori permette questa gradevole alchimia tra i protagonisti.

Dane DeHaan, qui con capelli scuri, nel ruolo di Valerian, (finalmente un eroe per l’attore,  piuttosto che un cattivo come invece in Chronicle e The amazing spiderman 2), simpatico, brillante, determinato,  pieno d’ingegno e tenebroso quanto basta,  regge bene la parte del protagonista; la vera sorpresa  è senza dubbio da  Cara Delevigne nei panni di Laureline. La giovane attrice buca davvero lo schermo con la sua personalità, unita alla peculiare bellezza che l’ha resa famosa, tanto da essere iper -richiesta come testimonial pubblicitaria di importanti marchi; un po’ come a suo tempo fece Milla Jovovich nel “Quinto elemento”, e come, più di recente, è avvenuto con  Louise Bourgoin, assoluta protagonista di Adéle e l’enigma del faraone (anch’esso tratto da un fumetto francese), entrambi film di Besson. Per quanto riguarda il cast, ben inseriti anche i cammeo di Ethan Hawke e Rihanna.

Affascinante la resa dei mondi, delle razze e degli scenari che popolano l’universo descritto dal film: dal fantastico pianeta Mule, nel cui oceano gli abitanti, esseri esili ed leganti,  “pescano” perle magnifiche, necessarie per fornire energia al loro mondo; al Mercato Multidimesionale, a cui è possibile accedere solo indossando speciali occhiali che trasportano in un’altra realtà parallela (questa scena action ambientanta in più dimensioni è davvero pregevole); fino ai bassifondi labirintici di Alpha, in cui è possibile trovare qualsiasi divertimento si desideri. L’avventura, l’ironia, il sense of wonder, sono pienamente garantiti dal film di Besson, che sorprende per la sua originalità e “stranezza”. In tal senso è una pellicola più compiuta del “Quinto Elemento”del 1997, che sebbene fosse notevole scenicamente e al livello di atmosfera , soprattutto per l’epoca, dopo un intrigante inizio, perdeva molto in sceneggiatura. Non così Valerian, la cui trama è composta dall’adattamento di diversi volumi dell’omonimo ciclo di fumetti, adattata con cura e attenzione, tanto da renderla comprensibile, nonostante sia abbastanza intricata. La seconda parte più prevedibile della prima, ma non per questo noiosa o inadatta al precedente svolgimento del film.

L’ultima opera di Besson è “sentita”, affezionata, e fortemente voluta dal regista. Si tratta senza dubbio di un progetto ambizioso, come dimostra il budget che è stato impiegato per realizzarlo (come si diceva è il film più costoso d’Europa). Si può dire che al livello di realizzazione la sfida è stata vinta. Il film è pregevole e innovativo, a dimostrazione che il cinema di fantascienza esiste anche in Europa, e che non è necessario fare remake, per realizzare un’opera che abbia qualcosa da raccontare.  Sicuramente il regista francese ha attinto dalla cinematografia che lo ha preceduto, ma Valerian è un film ingegnoso, che pur con le opportune citazioni, non è affatto un clone di altre pellicole, come è stato detto da alcuni. Non si tratta poi di un’opera così commerciale come suggerirebbero le risorse impiegate e i nomi coinvolti (tra cui Rihanna). Il flop al botteghino sembra confermare questi dati. Il pubblico ha risposto tiepidamente al film, tanto da mettere in discussione la possibilità dei sequel, ma del resto lo stesso sta avvenendo con  Blade Runner 2049, segno che la fantascienza, anche se ben realizzata non sempre viene apprezzata dal grande pubblico. Si va poi al paradosso per cui un film abbastanza limitato, come “Lucy” dello stesso Besson sia stato campione di incassi nel 2014, prova che è molto difficile fare una previsione sui gusti del pubblico e sul successo di una pellicola.

Discorso a parte quello di Guardiani della Galassia vol. 1 e 2”. Pur appartenendo senza dubbio al  genere di space opera, come Valerian e la città dei mille pianeti, infatti, questi due film, tra i migliori dell’intera produzione Marvel per originalità, personaggi, trama, ambientazione e ironia, hanno attirato il pubblico soprattutto in quanto cinecomics, piuttosto che come film di fantascienza, il che prova come i film sui super eroi abbiano per loro definizione un afflusso ben maggiore di pubblico, a volte anche senza alcun merito, come per i deludenti Wonder WomanBatman vs Superman, entrambi campioni d’incassi.