Torniamo a Dreamland – La recensione di Disincanto Parte 2

È arrivata su Netflix la seconda parte di Disincanto, la serie creata da Matt Groening (già ideatore dei Simpson e di Futurama).

La prima prima parte aveva messo mostrato un prodotto brillante, divertente e in pieno stile Matt Groening, con le continue frecciatine più o meno al vetriolo nei confronti della società di oggi.

La seconda parte è stata all’altezza delle aspettative?

  • I PERSONAGGI

Il trio di protagonisti composto dalla protagonista Tiabeanie, il demone Luci e l’elfo Elfo è stato il vero valore aggiunto della prima stagione, ma in questo nuovo ciclo di episodi qualcosa è cambiato. Se escludiamo i primi due episodi, questi tre personaggi non interagiscono più come in passato.

Ci si concentra molto di più sull’evoluzione della protagonista che, in questa seconda parte, ha modo di confrontarsi direttamente anche con altri personaggi, i quali di riflesso vengono maggiormente approfonditi. Zog, Oona, il principe Derek, sono personaggi che in questi episodi trovano più spazio e vengono esplorati con più attenzione. Nulla di estremamente profondo, sia chiaro, ma abbiamo modo di vederne aspetti finora sconosciuti.

Questo approccio dà modo di conoscere meglio l’universo di Disincanto, in cui oltre agli elementi fantasy sono presenti anche tratti, rappresentati in questa stagione dal regno di Steamland, ispirato alla cultura Steampunk. Per farla breve, nuovi nemici all’orizzonte per Dreamland e Re Zog, come se la Regina Dagmar e la sua famiglia non bastassero.

Ecco, a proposito di Dagmar

  • LA TRAMA ORIZZONTALE

Male, a tratti malissimo. Avete presenti i dubbi che ci sono stati lasciati dalla prima parte? Le domande senza risposte su cui aspettavamo dei chiarimenti e tutti gli intrighi abilmente tirati su nei primi dieci episodi? Bene, nessuno di essi trova risposta in questa nuova stagione. Oddio, qualche personaggio trova finalmente una sua collocazione ben precisa, ma si tratta di informazioni abbastanza telefonate che non aggiungono o risolvono nulla. Il cliffhangher della seconda parte non è poi così d’impatto come forse vorrebbe essere, dal momento che quasi tutta la stagione può essere considerata, ad oggi, un filler.

Se non fosse per 2-3 episodi, in cui Bean viene a conoscenza di alcune informazioni sulle sue origini e in cui ci sono alcuni risvolti di trama rilevanti per determinati personaggi, questa seconda parte non aggiunge niente alla trama orizzontale della serie.

Le serie di Groening brillano per longevità, di conseguenza è lecito aspettarsi roba interessante in futuro fermo restando che parliamo di un prodotto particolare.

  • ADATTARE LO STILE DI GROENING AL PANORAMA SERIALE MODERNO

A partire dai Simpson, ma anche con la maggior parte delle stagioni di Futurama, la trama orizzontale non è mai stata un elemento cardine delle serie di Groening, composte per lo più da episodi autoconclusivi che contribuivano ad arricchire ed espandere l’universo narrativo senza però tessere chissà quale trama.

Con Disincanto sembra che si voglia fare un tentativo di invertire la tendenza e, se esaminiamo i primi venti episodi, emerge chiaramente che la serie è impostata con una storyline alla Game of Thrones, che si dipana nel corso delle stagioni. I riempitivi (definiamo così gli episodi che vanno al di fuori della trama orizzontale) sono divertenti ma a tratti un po’ ingombranti.

Si sente il peso di un tipo di narrazione a cui su Netflix, nel bene e nel male, non siamo abituati. Nessun ritmo serrato, nessuna sensazione che si stia guardando un film a puntate, e questo forse è anche un bene. Disincanto è una serie di più ampio respiro, ecco forse troppo ampio.

In conclusione, la seconda parte di Disincanto è, esattamente come la prima, un’introduzione al mondo fantastico in cui è ambientata la serie. Abbiamo conosciuto i personaggi e mosso i primi passi in questo nuovo universo fantasy.

Matt Groening è una garanzia e Disincanto giocherà un ruolo chiave nella guerra ormai alle porte tra i servizi in streaming, confermandosi una delle produzioni animate di punta di Netflix.