Matt Groening è tornato con una delle serie animate più attese degli ultimi anni. Il creatore dei Simpson e di Futurama torna a far parlare di se grazie alla nuova serie animata prodotta direttamente da Netflix, Disincanto.
Le aspettative per Disincanto erano molte e dopo aver visionato la serie possiamo dire che il risultato è eccellente. Lo stile delle creazioni di Groening rimane immutato da un punto di vista visivo, mentre vi è una marcata innovazione per quanto riguarda l’aspetto narrativo. Se con Futurama e soprattutto con I Simpson siamo sempre stati abituati a stagioni composte da episodi slegati l’uno dall’altro, in Disincanto abbiamo invece una trama orizzontale netta mentre l’ambientazione a tema fantasy dà un sacco di spunti per quanto riguarda l’aspetto citazionistico della serie. La maggior parte delle citazioni è chiaramente rivolta a Game of Thrones.
Il regno di Dreamland (teatro delle vincende) è fortemente ispirato ad Approdo del Re, abbiamo il Robert Baratheon e la Cersei Lannister della situazione, un simil Varys e persino un Ned Stark (più o meno). Non dimentichiamo poi che la protagonista femminile, la principessa Bean, ricorda a tratti Daenerys Targaryen grazie anche alla sua chioma argentata. Naturamente tali richiami si rifanno nella maggior parte dei casi alla caratterizzazione del personaggio e non tanto alla storyline ad esso legata.
Per quanto riguarda il tema della serie, Disincanto segue le orme degli illustri predecessori mettendo al centro di questa prima stagione il concetto di famiglia.
Se ne I Simpson la serie ruotava proprio attorno alla vita familiare e in Futurama i protagonisti Fry, Leela e Bender erano in cerca di una nuova famiglia, Disincanto racconta del tentativo e del desiderio di fuga dal focolare domestico della principessa Bean.
Sulla sua strada incontra il demone Luci, un personaggio su cui Matt Groening sembra essersi sbizzarrito parecchio e tramite il quale mette la sua personale firma. È un personaggio cattivo e dal quale – come tale – non ci si deve certo aspettare che abbia peli sulla lingua, l’ideale quando vuoi essere pungente in maniera sottile. Direttamente da un mondo fatato arriva Elfo, e così il duo diventa un trio. Elfo, al contrario di Luci è pura bontà, un personaggio di una ingenuità disarmante tanto dolce quanto – naturalmente – il trampolino di lancio per tantissime gag.
I toni sono quelli di sempre e anche in questa serie abbiamo personaggi bizzarri e grotteschi che si muovo nel mondo fantasy creato da Groening. Non mancano sangue,tanto a tratti tantissimo, e “scene di nudo” in onore del già citato Game of Thrones. Non mancano il noense e l’ironia che fanno da contraltare alla sottile – e al tempo stesso evidente – derisione e critica del mondo moderno a cui l’autore ci ha abituati.
Disincanto è un qualcosa di nuovo rispetto a I Simpson e Futurama e – naturalmente – non è una banale parodia del Trono di Spade, bensì serie originale, divertente e coinvolgente. Partendo da una apparente “ciclicità vecchio stile” degli episodi, Disincanto si evolve pian piano accogliendo elementi della serialità moderna in una delle migliori produzioni Netflix degli ultimi anni.