“The true cost”: il docufilm su Netflix che svela il vero volto del fast fashion

“Ma come fa a costare così poco?” quante volte ce lo siamo domandati, girovagando tra gli scaffali degli sfavillanti mega store che popolano le nostre città? Com’è possibile che il nostro potere d’acquisto diventi sempre più grande con portafogli sempre più piccoli?

Il nostro modo di fare shopping è profondamente cambiato negli ultimi anni, con l’arrivo della cosiddetta fast fashion. Con il termine si intende la produzione di capi economici e alla moda, proponendone continuamente di nuovi e ispirandosi direttamente alle proposte delle passerelle che dettano le nuove tendenze di stagione. La fast fashion nasce quindi per soddisfare  il desiderio della gente di acquistare un capo che sembra di alta moda ma ad una fascia di prezzo accessibile a tutti; tra i marchi più famosi ci sono Zara, H&M, Primark e Forever21.

La tendenza di questa moda accessibile a prezzi sempre più bassi ci ha permesso di ottenere un armadio sempre più grande, con capi mordi-e-fuggi che indosseremo giusto il tempo di inseguire la scia del trend del momento, per poi rimpiazzarli senza troppi indugi. Dove sta la grande novità? Semplice, questi capi costano talmente poco che possiamo acquistarli e buttarli o dimenticarli in armadio senza pentimenti.

È per questo che il mondo oggi consuma circa 80 miliardi di nuovi pezzi di abbigliamento ogni anno, circa il 400% in più della quantità che consumavamo solo 20 anni fa. La cosiddetta “obsolescenza pianificata”, ossia la tendenza a far durare poco le mode in modo da creare continuamente nuovi trend, è la strategia che svolge un ruolo chiave in questo meccanismo. Gli economisti che dibattono sull’argomento sottolineano che il settore della moda è profondamente impegnato per perpetrare questo fenomeno: i capi d’abbigliamento, sempre più di scarsa qualità per abbattere i costi e con una durata di vita molto breve, vengono pensati per un utilizzo usa e getta e il basso prezzo incoraggia inconsciamente i consumatori a fare acquisti più frequentemente.

Più della metà di questa marea travolgente di tessuto gettato nelle discariche è composta di capi in fibre di cotone. Più del 90% di quel cotone è geneticamente modificato, utilizzando grandi quantità di acqua, pesticidi e sostanze chimiche altamente inquinanti, impattando gravemente sull’ambiente. Poiché la nostra pelle è l’organo più grande del nostro corpo, queste sostanze chimiche vengono trasferite nel flusso sanguigno delle persone che indossano questi abiti.

Come ormai sappiamo tutti, il 97% degli articoli sono ora realizzati in paesi in via di sviluppo: 40 milioni di lavoratori sono impiegati nel settore tessile e l’85% di queste sono donne. I lavoratori impiegati nel tessile sono tra i meno pagati al mondo con salari minimi che diminuiscono di giorno in giorno, in condizioni umanamente degradanti. Molte donne sono costrette a portare i loro figli nel posto di lavoro, esponendo i bambini a sostanze chimiche e condizioni igieniche che causano gravi problemi ai loro organi non ancora del tutto formati.

Questo e molto altro è raccontato nel docufilm ora disponibile anche su Netflix, The True Cost.

The True Cost, uscito nel 2015 e diretto da Andrew Morgan, nasce dalla volontà di scavare più a fondo, domandandosi qual è il vero costo del nostro guardaroba glamour e low cost. L’avvenimento che ha gettato luce su una condizione umanitaria insostenibile che non poteva più essere ignorato è accaduto il 24 aprile 2013 a Dacca, capitale del Bangladesh: il crollo del palazzo fatiscente dove lavoravano centinaia di operai tessili (perlopiù donne) di Rana Plaza ha causato la morte sul lavoro di 1.129 persone e circa 2.515 feriti, estratti vivi dal palazzo. Si poteva evitare? Sì. Nel momento in cui sono state notate delle crepe sull’edificio, l’avviso di chiudere lo stabile è stato deliberatamente ignorato dai proprietari delle fabbriche tessili e ai lavoratori fu ordinato di tornare lo stesso al lavoro.

Qui, esattamente dove fa male, hanno spinto il coltello i produttori di The True Cost, facendo affiorare il mondo sommerso del fast fashion delle grandi multinazionali della moda low cost: girato in paesi di tutto il mondo, dalle passerelle più glamour ai bassifondi più degradati, con interviste a economisti, sociologi, fashion designer, ecologisti, attivisti per i diritti umani, lavoratori del Bangladesh e molti altri hanno svelato tutto quello che non avreste voluto sapere sul vostro guardaroba.

The True Cost è un progetto senza precedenti che racconta con cognizione di causa e senza filtri qual è il vero costo dei nostri vestiti in termini di diritti umani, di tutela dell’ambiente e di atteggiamenti consumistici dannosi per il nostro benessere fisico e mentale.

”Dobbiamo trovare un modo per continuare a operare in un mondo globalizzato che valuti anche le persone e il pianeta che sono essenziali per questa crescita”.

John Hilary è l’Exec. Director presso War on Want; un’organizzazione impegnata nella lotta alla povertà globale.

Se vuoi saperne di più e fare qualcosa per cambiare questa triste realtà puoi entrare a far parte del movimento globale Fashion Revolution: un grande e ambizioso progetto fatto di gente che qualunque che ama e vive per la moda sia per lavoro che per consumo personale, ma che sogna e lotta per un mondo dove la produzione di vestiti non sfrutti i lavoratori o distrugga il nostro pianeta.