Bambini e inquinamento: un connubio disastroso

Un milione e settecentomila. Più degli abitanti di Milano. Questo è il numero, raccapricciante, dei bambini sotto i cinque anni che ogni anno muoiono per l’inquinamento. Sono lo smog, le radiazioni, le contaminazioni di cibo e bevande e più di 15mila sostanze chimiche sintetiche le numerose cause che influiscono sull’inquinamento ambientale che colpisce mortalmente i bambini in tutto il mondo.

Come riporta infatti un rapporto pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, 570.000 muoiono per infezioni respiratorie, 200.000 solo per la malaria e altri 200.000 per incidenti dovute a cause ambientali. Inoltre, forse il dato più eloquente ed inquietante, ben 270.000 bambini muoiono entro il primo mese di vita per sole cause di inquinamento. Un ulteriore rischio per la salute dei giovani deriva dallo smaltimento elettronico che non rispetta le norme vigenti: si stima che nel 2018 l’ammontare dei rifiuti elettronici non smaltiti correttamente supererà i 50 milioni di tonnellate. A tal proposito, l’OMS sta comprensibilmente inasprendo le pene per l’utilizzo di materiali tossici e sta cercando di migliorare le norme di sicurezza ambientale all’interno delle industrie.

Tutto ciò perché i bambini sono vulnerabili a questi elementi, in quanto esposti a lungo termine all’inquinamento e in quanto mangiano e bevono più degli adulti in relazione al peso corporeo, con una conseguente assimilazione più probabile delle sostanze tossiche.

Una delle situazioni più gravi è quella presente nei quartieri periferici di Nairobi, capitale del Kenya, come testimoniato da un video (https://www.youtube.com/watch?v=lHFxKTkAvsA) della rivista multitematica Fanpage. 2.000.000 abitanti vivono in condizioni precarie e disastrose, soprattutto i bambini. Costretti in baraccopoli, la maggior parte dei ragazzi già dai 7/8 anni vivono per strada, senza genitori. La loro unica fonte di guadagno è il vetro, che i ragazzi cercano di raccogliere da ogni angolo della discarica dove vivono e vendono poi ad alcuni intermediari: tramite i pochi centesimi guadagnati riescono a mangiare quel poco che basta loro per sopravvivere.

Ciò che fa però più impressione sono altri due elementi che praticamente hanno per le mani tutti gli adolescenti: la colla e il carburante per aerei. Infatti, con l’esiguo guadagno a disposizione, è usanza tra i ragazzi comprare per poche monete la colla, detta Kamusina, o carburante per aerei: sostanze nocive che vengono sniffate o versate su uno straccio praticamente da ogni ragazzo della zona. Centinaia di migliaia di bambini girano costantemente con bottiglie contenenti questi liquidi, quasi più necessari del cibo stesso. Essi provocano effetti simili alla classica “sbronza”, costituendo un momento di svago mentale ai ragazzi: per pochi minuti non sono oppressi dalla condizione in cui si trovano e gli adolescenti si trasformano in un’enorme massa di “zombie”.

Una situazione quasi apocalittica, esemplificativa delle terribili condizioni in cui sono costretti a vivere milioni di bambini, in Kenya e in tutto il globo.

Andrea Codega